Linea d'ombra - anno IV - n. 13 - febbraio 1986

L'ODORDEEILIMONI. UNA"MODESTAPROPOSTA" FrancescoCiafaloni Ora sembra normale. Anche qui dove abito ora, hanno preso atto della realtà. I fatti sono fatti e cambiano il mondo e anche le idee di chi è contrario a quei fatti. I primi commenti erano stati vigorosi. Si erano scaldati molto, qui, e avevano parlato di omicidi di massa, di fascismo. Qui come in altri paesi, ma più che in altri paesi; e per questo qui ero rimasto e qui vivo. Anche se non è stato facile. Per la lingua. Per la gente. E perché anche in questi che, appunto, sono i paesi dell'assistenza, uno straniero fa bene prima o poi a trovarsi un lavoro. Ora però il clima è cambiato. Della "soluzione" non parlano più tanto. Qualche articolo di esecrazione per ragioni morali, qualche sottolineatura della ferocia dei latini. Ma la soluzione si è diffusa, non è più un fenomeno solo italiano. La disoccupazione è caduta: le cifre sono lì. Lo stato assistenziale è finalmente defunto. Perciò, anche qui, non mancano gli apprezzamenti per la creatività politica degli italiani, per la loro vitalità, per la capacità di trovare soluzioni nuove a problemi antichi. Non sono loro che hanno inventato le partecipazioni statali, il cattolicesimo democratico, il socialismo gerarchico e nazionale? E ora, ecco la soluzione, che va certo benissimo per l'Italia, ma che ha potenzialità addirittura rivoluzionarie per i paesi in via di sviluppo, in cui anzi il diverso rapporto tra materia prima e consumatori potenziali cambia la natura stessa della soluzione. Non più un ripiego, imitato se si vuole da progetti già pensati altrove, ma una vera via maestra verso il futuro. Un sistema produttivo senza limiti, aperto all'esportazione, demograficamente stabile, ecologicamente bilanciato, socialmente organico, ordinato, rispettoso. Anche qui, alla frontiera, ai limiti del baluardo che si oppone alla soluzione non ci si nasconde che poi, a ben vedere, non è tanto la soluzione materiale che conta nei paesi avanzati, che potevano farcela comunque, anche alla vecchia maniera, dando i sussidi alla gente, o assumendo nei servizi sociali come quel mollaccione di Olof Palme. Anzi si dice che, dopo un inizio grintoso, quando sono scappato io un po' per ingenuità e un po' per disgusto, insieme a tanti altri, il governo la soluzione non l'abbia mica applicata tanto. Ci sono molti BibliotecaGino Bianco modi per scapolarsela, per farsi sostituire, per farsi passare per occupato, per entrare in uno degli ordini laici, per farsi assumere, per farsi esonerare, per farsi dichiarare malato - questa materia prima degli ospedali e perciò eterno, trapiantabile ad libitum, misurabile, iniettabile, trasfondibile, rianimabile, intubabile, iperventilabile, tagliabile e ricucibile, defibrillabile e immettibile nel polmone d'acciaio, irradiabile, tomografabile ed ecografabile, per il costo complessivo di un miliardo al giorno, fino a centoventi anni. La soluzione materiale, è roba da negri. Ai quali, si dice, le multinazionali bianche stanno facendo un lavoro niente male. Quella che conta è la soluzione politica. Finiti i tempi in cui, alla peggio, ti licenziavano. E uno se ne stava lì, col sussidio se si erano degnati di battezzarti cassintegrato, a mangiare a sbafo, o senza sussidio, ad arrangiarsi e a non pagare le tasse. Ora le cose si mettono male. Non devi farti licenziare, devi essere disciplinato, devi essere ammanicato a una qualche clientela per passare tra le maglie dei reclutatori per i concorsi obbligatori, altrimenti ti ritrovi a ricordarti a tue spese che quello dove sei nato è il paese dove fioriscono i limoni. Naturalmente quasi tutti riescono a passare tra le maglie, e l'odore dei limoni vanno a sentirlo in pochi. Esiste pure, una superiorità morale degli italiani. Ma le conseguenze d'ordine sono impressionanti. La sindacalizzazione è salita al 105 per cento e si danno tesi di laurea per cercare di capire dove si nasconda il doppio conteggio. Le iscrizioni ai partiti di governo sono state chiuse da tempo. In teoria ci si può entrare solo per concorso, ma è una parola. Dicono che a momenti è più facile diventare ricercatori di ruolo all'università, che poi vuol dire sostanzialmente la stessa cosa. Ricorderete, la soluzione cominciò come per caso e fu uno choc, ma il lavorio culturale per prepararla era stato lungo. I tempi erano maturi. DISCUSSIONE/CIAFALONI Fu il presidente del consiglio a decidere in segreto, di concerto col governo e con la calda approvazione del suo sottosegretario e la collaborazione tecnica del ministro dell'industria e di quello delle ferrovie, di gasare con un preparato assolutamente mortale e dall'intenso odore di zagara i sessantamila partecipanti al concorso per dieci posti di manovratore delle ferrovie dello stato. Muniti dei conforti culturali. "Anche a noi poveri un poco di ricchezza, ed è l'odore dei limoni". I corpi, corpi giovani e vigorosi, e ben nutriti - checché dicessero i menagramo protestatari, gli italiani, in particolare gli italiani aspiranti ai posti di stato, mangiavano e come - furono trasportati, dalle innumerevoli sedi decentrate, nell'hinterland milanese e trasformati in ottimo cibo in scatola, ai vari sapori, da destinarsi almeno in prima istanza alla alimentazione gratuita dei pensionati, previa naturalmente una congrua trattenuta sulla pensione. Non fu facile. E ci fu qualche inconveniente. Intanto ci rimisero le penne i docenti, ridotti per l'occasione al minimo indispensabile, ma pur sempre impiegati di ruolo dello stato, sindacalizzati, iscritti ai partiti e quindi fonte inesauribile di grane. Poi non tutte le finestre e le porte erano veramente stagne. Qualche fuga ci fu. E alcuni cittadini di passaggio ebbero anche loro il dubbio privilegio di sentire l'odore dei limoni. Poi, immaginatevi l'immane problema logistico: trasportare sessantamila corpi, ragionevolmente in buone condizioni, da varie località, con le ferrovie italiane. Se si guastavano prima di bollirli, metà della proposta andava in fumo e non ci sarebbe stata nessuna vera possibilità politica di renderla permanente. La credibilità del governo sarebbe stata dimezzata. Sul gas invece non c'erano preoccupazioni. Odorava di zagare ma l'aveva prodotto una multinazionale coi fiocchi, abituata a lavorare per il Pentagono e per vie traverse anche per il Cremlino, e il risultato era garantito. Il ministro aveva giurato che le ferrovie erano perfettamente in grado di fare tutto in orario. Doveva pur far cessare le battutacce dei colleghi che non mancavano occa- . sioni per ricordargli che, dalle parti dove è nato lui, per fare in treno ottanta chilometri (da Lecce a Taranto) ci vogliono quattro ore se tutto funziona in orario. In effetti poi le ferrovie non ce l'avevano fatta, ma un buon numero di carri frigorifero privati, di aziende equamente suddivise tra i partiti della maggioranza più una fetta per le cooperative, avevano rimediato prontamente e nessuno se n'era accorto. Prima che la noti1]

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