10 DISCUSSIONE/GIACCHÈ come avviene ora. Non ci spaventa l'assenza di analisi, teorie, ideologie nuove o usate, anche se crediamo che senza alcune necessarie e vitali profondità non si sostanzia e non sussiste nemmeno un movimento di cacciatori e raccoglitori del paleolitico: se son "rose" fioriranno, né ci si può lamentare che del "pane" non sentano grande bisogno. La preoccupazione vera è un'altra (e conviene segnalarla nel caso che si tratti ve.. ramente di "loro"): sta nell'incantato accordo da cui sono accompagnati e a cui sembrano ispirarsi e addomesticarsi. Il concorso esterno di troppi soci sostenitori ci inquieta inspiegabilmente; diventa più comprensibile però quando pare corrispondente al contributo di consapevole concordia che il movimento fa mostra di offrire. Può darsi che non siamo assuefatti all'invertitismo di una pace sociale che si antepone storicamente alla dialettica di un conflitto. Può darsi invece che continuiamo a conoscere soltanto l'immagine di un movimento, anche quando ci spingiamo a supporre che un eccesso di rispettosa concordia sia l'elemento costitutivo delle dinamiche interne del movimento stesso (e si anteponga al processo della sua unità): informazioni e dichiarazioni diverse e contrarie non raggiungono i toni medi di una normale aggressività. Non si sente aleggiare la tensione di un confronto, non si coglie la tendenza frettolosa verso la sintesi e tantomeno l'errore della divisione e del litigio. Che tanta pacificazione sia figlia del pacifismo non ci convince: piuttosto è parente dell'armonia poliforme del supermercato (si sarebbe concluso in altri tempi e in altri movimenti...). Forse l'atteggiamento di salute e non di malattia - che la sbrigativa diagnosi ha evidenziato e che ci sbigottisce - è dovuto a una prolungata educazione al consenso, vissuto come unica condizione conosciuta; forse ancora, discende dall'interiorizzazione inconsapevole delle tante scosse elettriche cui il pavloviano controllo ha fin qui sottoposto le precedenti generazioni di cavie; forse invece dalla quantità di vaccini e anticorpi somministrati fino ali' 85, per scongiurare il ripetersi di tutte le forme estremistiche delle malattie infantili appena trascorse. Ma voler capire è presto (e, se poi non si tratta di "loro", anche inutile): per ora ci basta registrare, con tutta l'umiltà e la superficialità di chi dispone soltanto delle fotografie. Allora come non rilevare che i cortei dei "ragazzi" sembrano correnti che non interdicono il sostanziale moto ondoso BibliotecaGino Bianco del consenso e forse nemmeno increspano di tanto lo stagno? Come non annotare l'attaccamento alla ragionevolezza che fa il paio con l'ostinata limitatezza degli obiettivi? Come non osservare che al caparbio interesse per il ripristino dei funzionamenti, non corrisponde la denuncia della sparizione delle funzioni, dal momento che "a che serve la scuola?" o "esiste la scuola?" sono ormai diventate domande di religione? Di contro le immagini e le chiacchiere, e speriamo soltanto quelle, trasmettono compiaciuti ragazzi assenti e cordiali che animano una sorta di movimento di condomini, che si muovono in una logica da consigli di circoscrizione; come fosse avvenuto l'assestamento definitivo di una cultura tutta sinistra e di una società tutta di ceto medio che, addomesticata, ha imparato a riprodursi in cattività. Come se ai giovani non fosse rimasta altra scelta di una direzione di impegno egoistica, modello presentatore televisivo, ovvero di una altruistica, sul modello difficile e ambito dell'assessore volonteroso e responsabile (e conviene far tacere quel residuo fastidioso di involontaria abitudine all'analisi radicale, che ci porterebbe a divinare il compimento di una razionalizzazione socio-culturale, la presenza di una situazione politica di "regime", la conferma irreversibile del più vasto fantasma del "sistema", vecchio e indimenticato moloch! ... ). "In questo quadro" - dovrebbe concludersi il volantino - "i ragazzi dell'85 cosa sono? da che parte stanno?" (ovvero in stile vetero/PCI, "a chi giovano?"). Continuamo a non saperlo e non abbiamo fretta. Come nemmeno sappiamo se insisteranno ancora e arriveranno a conquistare un altro calendario e un altro numero sull'etichetta. Mentre li riceviamo distorti e filtrati da giornali e televisioni di cui restiamo tradizionalmente diffidenti (come solo i ~t --. tr~?IF;~ --- . ~- -~ /"' ~- --::::::- ~ .--- ~~ · .. primi "integrati" sanno essere "apocalittici"), non possiamo toglierci dalla testa la loro variopinta ma virtuosa pubblicità, la loro conveniente giudiziosità e soprattutto il coro generale delle formali benedizioni, degli applausi di incoraggiamento, degli ammiccamenti benevoli e solidali che accompagnano le gite scolastiche dei loro cortei. Forse non saranno soffocati da un abbraccio, ma è certo che si sentiranno frastornati da ta.nta partecipata bonomia. Come faranno a riconoscere il "nemico", nell'uniformità propizia e sollecitante che li circonda? Nei soliti altri tempi, i soliti altri giovani si sarebbero v1stI perduti senza il "nemico": e dunque sono stati facilitati da una abnorme quantità di segnali decisamente ostili. Oggi il movimento vive il paradosso opposto, quello fornito dall'ininterrotto panorama di sorrisi orientali che lo circondano. Vuoi vedere che attorno a loro sono diventati tutti "cinesi"? Vuoi vedere che a quest'esercito di baldi pionieri corrisponde il contesto conciliato e pacioccone di una conquistata "realtà sovietica"? Forse i precedenti ragazzi, con i loro movimenti tempestosi, hanno vinto senza saperlo? Talvolta è questo che dimostrano, anche se non lo pensano, quando guardano con conforto e approvazione i loro docili e filiali ritratti. Quando ci si specchiano come per rimettersi in bella o almeno per rimettersi in pace dopo i troppi giovanili errori e qualche imprevisto orrore. Quando si vorrebbe che, se non 1'85, magari 1'86 fosse preso sul serio alla lettera, a realizzare un capovolgimento definitivo di un 68 ancora indiiesto e indigerito. E facile che sia questo il motivo segreto di tanta tifoseria. Quanti nelle intenzioni avrebbero voluto essere tranquilli, seri, benvoluti come loro, hanno questo miracolo da chiedere all'ultima crociata dei ragazzi. E ci sembra che un piccolo aiuto, un ultimo sacrificio si chieda anche a chi non riesce a identificarsi in questa speranza: a quelli che malauguratamente restano contaminati da precedenti epoche di follia, che non riescono a disprezzare in memoria le proteste efferate del "tutto e subito", ai malati di nostalgia, agli spiritualmente insoddisfatti, agli scontenti irriducibili, ai devianti incontrovertibili ... Che facciano loro la parte dei "nemici" dei "ragazzi", che si lascino ancora una volta indicare e recipire come il cattivo esempio, la corrotta strumentalizzazione, lo sciagurato estremismo, il tragico fallimento! Che cos'hanno in fin dei conti da perdere recitando un'ultima sconfitta, stavolta a fin di bene?
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