genze della sua società. Avulso da queste esigenze, Madingoane non sarebbe un poeta. · Nel suo saggio L'arte è necessaria? il filosofo marxista Ernst Fischer precorre la mia interpretazione di questa sintesi affermando che "l'artista che apparteneva a una società coerente [ qui si legga: il Sudafrica prima della conquista bianca ] e a una classe che non era ancora un ostacolo al progresso [ qui si legga: una classe non ancora contagiata dalle aspirazioni della borghesia bianca ] non sentiva sminuita la sua libertà creativa se gli veniva prescritta una certa gamma di soggetti, perché questi soggetti erano imposti solitamente da tendenze e tradizioni profondamente radicate nel popolo". Va da sé che un'affermazione del genere può fornire a un governo un sinistro pretesto per invocare certe tendenze e tradizioni a sostegno del suo proposito di proscrivere i temi congeniali agli scrittori; se però la si applica agli scrittori neri del Sudafrica, la storia testimonia della sua verità. Per più di trecento anni la tendenza e la tradizione degli scrittori neri del Sudafrica è stata di affrancarsi dalla dominazione dei bianchi. D'arte è dalla parte degli oppressi. Si rifletta bene prima . di rabbrividire all'enunciazione di questo semplicistico principio e alla sua definizione eretica della libertà artistica. Infatti, se l'arte è libertà spirituale, come può esistere negli oppressori? Del fatto che cessi di esistere ci sono prove. Quale scrittore di qualsiasi valore letterario difende il fascismo, il totalitarismo, il razzismo in un tempo in cui questi mali sono ancora pandemici? Ezra Pound è morto. In Polonia, dove sono i poeti che cantano l'epopea di coloro che hanno schiacciato Solidarnosc? In Sudafrica, dove sono gli scrittori che producono brillanti apologie dell'apartheid? Rimane difficile recidere il legame fra coloro per i quali scrivere è un'attività rivoluzionaria, non diversa e anzi concomitante con la direzione di un sindacato con precisi orientamenti politici o con la fabbricazione di un passaporto falso per un compagno di fede in fuga, e coloro che interpretano la richiesta, loro rivolta dalla società di essere "più che uno scrittore" come un obiettivo che si possa ancora conseguire per la natura stessa della loro attività di scrittori. La possibilità che questa richiesta possa essere soddisfatta dallo scrivere in sé dipende dalla società nell'ambito della quale lo scrittore opera. Anche il fatto di scrivere e "solo" scrivere può significare "essere più che uno scrittore" per uno come Milan Kundera, il quale continua a scrivere ciò che vede e conosce dall'interno della sua situazione - il suo paese sotto la repressione - finché il divieto di pubblicazione dei suoi libri io spoglia dei suo "gesto essenziale", quello appunto di essere scrittore. Come uno dei suoi personaggi, per vivere egli deve lavare finestre o vendere biglietti al botteghino di un cinema. È questo, ironicamente, ciò che significherebbe per lui essere "più che uno scrittore" se avesse scelto di restare nel suo paese: una sorte che non mi sembra che Camus abbia preso in considerazione. BibliotecaGino Bianco APERTURA/GORDIMER Ci sono sudafricani che si sono trovati nella stessa situazione - per esempio il poeta Don Mattera, al quale per sette anni è stato impedito di scrivere, pubblicare e perfino leggere in pubblico le sue opere. Ma in un paese dove la maggioranza è totalmente oppressa, come il Sudafrica, e dove nondimeno la letteratura è oppressa solo per metà perché gran parte della maggioranza nera viene mantenuta in uno stato di semi-analfabetismo e non può essere influenzata dai libri, per uno scrittore c'è soltanto la possibilità di essere "solo" scrittore in termini di attività, eppure "più che uno scrittore" nel soddisfare le esigenze della sua società. Per lui è stata escogitata una classificazione onorevole. In quanto "lavoratore della cultura" nella lotta di razza e di classe può essere considerato un militante, anche se non dimostra in piazza sfidando i gas lacrimogeni e le pallottole. In questo contesto, molto prima che il termine "lavoratore della cultura" fosse attinto dal lessico di altre rivoluzioni, gli scrittori neri dovettero accettare la responsabilità sociale che i loro;colleghi bianchi non avevano: quella di essere i soli storiéi degli eventi fra la loro gente. H.I.E. Dhlomo, Solomon T. Plaaje e Thomas Mofolo hanno creato personaggi che davano vita e custodivano per il futuro avvenimenti che gli storici bianchi non avevano registrato o avevano registrato solo dal punto di vista della conquista bianca 2 • Da questo punto di partenza è venuta una logica intensificazione delle esigenze di responsabilità sociale, via via che col susseguirsi dei decenni le discriminazioni e l'oppressione si concretavano in leggi e istituzioni, e la resistenza diventava lotta di liberazione. Questo processo giunse al culmine durante !'in.surrezione nera del 1976, chiamando a-raccolta poeti e prosatori in un turbinare di eventi non ancora studiati o esplorati a fondo dagli scrittori. L'insurrezione cominciò come rivolta dei giovani e dette agli scrittori una nuova consapevolezza - audace, incantatoria, medianicamente spericolata. Pose loro, inoltre, nupve richieste nel gesto essenziale che li legava a un popolo che si levava in piedi prima dell'alba - venature di libertà e minaccia di morte. Le emozioni personali erano inevitabilmente messe al bando da attivisti politici che non avevano tempo per esse; agli scrittori neri si chiedeva di dimostrare la loro negritudine come condizione rivoluzionaria conformandosi nelle loro opere a un'ortodossia non scritta d'interpretazione e di rappresentazione. Metto l'accento su "non scritta" perché non c'era una Unione degli Scrittori da cui si potesse essere espulsi. Ma c'era un confluire di leaders politici, intellettuali e giovani di nuovo tipo, alacri e attivi tanto da spodestare gli altri con la loro audacia fisica e mentale, pronti a censurare un libro di versi o un'opera in prosa se venivano giudicati irrilevanti per la creazione formale dell'immagine di un popolo che era anonimamente, spesso spontaneamente eroico. Certi scrittori neri miei amici hanno sostenuto che questa "imposizione" dell'ortodossia è un 'interpretazione dei bianchi; che l'impulso a escludere la lanterna della verità artistica che rivela i valori umani attraverso le ambiguità umane e vede solo nella fiamma che si leva dalle automobili in7
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