Linea d'ombra - anno II - n. 12 - novembre 1985

80 INCHIESTA/BERTHOUD su testate come "Alter" e "Frigidaire" esattamente ciò che si voleva. Era, evidentemente, una battuta. Come tutte le battute, tuttavia, conteneva elementi di verità: era una piccola riflessione su un possibile ruolo nuovo degli autori nei confronti dell'editoria. E quindi della comunicazione tout court. Esiste una straordinaria possibilità, data in questo momento, agli autori di fumetti (e non ad altri, per ora), in quanto artefici di ciò che di più originale viene prodotto in Italia nel campo della comunicazione per immagini. È quella di poter essi stessi controllare i mezzi su cui le loro immagini vengono veicolate, e quindi, in altri termini, i meccanismi stessi secondo i quali, l'immagine disegnata viene proposta al pubblico. Tra il fatto che questa possibilità effettivamente esista e il fatto che venga poi realizzata, ovviamente, ci corre. Tuttavia bisogna far subito una considerazione: questa opportunità è necessaria e insita nelle cose - dal momento che sono questi trenta autori di cui si parlava poc'anzi i depositari dello "stile" difficilmente copiabile del nuovo fumetto in Italia - se si rimane nel linguaggiofumettistico; sfuma se di quel linguaggio viene sfruttata solo la parte estetica, formale, decorativa (vedi operazioni di moda e arte), poiché introduce gli autori di fumetti in settori economicamente forti e ben strutturati, dove ogni artista è necessario, ma nessuno indispensabile. Ed ecco rientrare, sotto altri punti di vista, il discorso iniziale del rapporto del fumettista col reale, con i contenuti, il soggetto, la sceneggiatura, la storia (e la Storia). Che è un discorso di forza, faticoso e difficile, ma necessario, se si vuole definitivamente abolire una figura pericolosamente risorgente che è quella del disegnatore con cartelletta sotto il braccio in giro per le redazioni a cercar lavoro. Anche perché di redazioni disponibili ce ne sono sempre meno, grazie a certe nefande impostazioni di menagement editoria/e. Qui avanti, alcuni giovani autori di fumetti, tra i molti interpellati, rispondono a una serie di questioni riguardanti il proprio ruolo e quello del proprio lavoro. Non mi pare ci siano grosse contraddizioni tra le loro risposte, quelle dei "giovani scrittori" e quelle dei "giovani registi". Del resto, se è vero che il fumetto è il linguaggio più immediatamente multimediale, sarebbe sciocco sprecare un 'occasione come quella offerta da "Linea d'ombra", di creare opportunità produttive comuni. E qualcosa già si sta realizzando. Franco Serra Biblioteca Gino Bianco ILQUESTIONARIO 1) Pensi che il fumetto sia un linguaggio autonomo o un momento di incontro tra un linguaggio iconico e uno letterario? 2) Quali sono (se secondo te esistono) i limiti espressivi del fumetto anche in rapporto sia alla letteratura che alla pittura? 3) Per chi/ai/umetti? Per te? Per il pubblico? Per quale pubblico? 4) Qual è il punto di partenza per le tue storie (un 'intuizione, una visione generale, un sentimento, la voglia di dimostrare qualcosa, etc.)? 5) Prediligi il racconto o il romanzo? Perché? 6) Quali sono gli stimoli che spingono un giovane autore nel 1985 a esprimersi con un linguaggioinfondo cosi artigianaleepoco tecnologico come il fumetto? 7) Quali scrittori, registi, pittori sono oggetto del tuo amore o del tuo odio? 8) Qual è il medium di massa che consideri più vicino alla tua sensibilità e alla tua ispirazione di autore di/umetti? FRANçOIS BERTHOUD 1-2) Tra le righe delle domande iniziali leggo: il fumetto è arte? Il dibattito è d'attualità, non che il fumetto sia diventato arte di recente ma perché proprio oggi il concetto di arte si allarga a un'infinità di possibilità di applicazioni. Si, il fumetto può essere arte. A condizione di essere fatto con uno spirito poetico. L'artigiano-artista trasmette ad altri la sua visione e comprensione del mondo. La pagina stampata è come un acquaforte o una serigrafia. La macchina produce l'opera che l'artista ha codificato. Si tratta di far passare il messaggio at~ traverso la rivista. Come il teatro, il cinema o meglio l'opera, il fumetto fa sue certe parti di altre arti per creare il suo proprio linguaggio. Per cui, non ha limiti espressivi né possibili confronti con la letteratura o con la pittura. Ci verrebbe in mente di paragonare una scultura con un film? 3) Faccio fumetti perché non ho scelta. 4) Tutto deve essere inutile. 5) Il foglio di carta stampata è il risultato di una serie di operazioni altamente tecnologiche. Per di più, l'informatizzazione delle tecniche grafiche (non del tutto operative e accessibili) offre al disegnatore delle possibilità nuove. 6) La rivista. FrançoisBerthoud (Le Lode, Svizzera 1967) ha studiato grafica a Losanna e lavora ora come grafico, a Milano, per il gruppo Vogue. Ha collaborato a "Linus", "Alter", "Per lui". Su "Alter" ha pubblicato in particolare la s'toria di Mascara Lilla (su testo di F. Serra, 1984). François Berthoud, da Mascara Lilla, 1984. Le illustrazioni di questa sezione sono tratte da "Alter".

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