72 DISCUSSIONE/PANZIERI Vorrei ora chiarire - e mi sta molto a cuore - che la proposta da me fatta, di trasformare il rapporto di impiego in rapporto di collaborazione, non ha minimamente il significato di un impegno minore nel mio lavoro. Al contrario, ho inteso stabilire condizioni di migliore rendimento. Perciò, anche il progettato (e sospirato!) ritorno a Roma è subordinato da parte mia alla continuazione piena dell'attività attuale - e quindi a una valutazione che dovremo dare insieme. Cordialmente tuo Panzieri 27/X Caro Giulio, non so quale valore tu attribuisca alle osservazioni di Giolitti?. Per parte mia, ne sono molto preoccupato, perché, se accolte, costituirebbero una grave mutilazione e deformazione della collana, progettata anche insieme con lui. In primo luogo - e come premessa: lo schema che Giolitti propone quale originale scoperta è all'incirca quello da me proposto fin dal giugno '59 e «varato» in una riunione -Giolitti presente - tenutasi a Roma (della quale devi avere un mio «verbalino» [cfr. sopra]. (... ) Fu riconosciuto da tutti che la inclusione di opere collocabili in campi diversi di ricerca non avrebbe rappresentato un banale «eclettismo», ma il tratto originale - e culturalmente più funzionale - della collana. Furono perciò individuati alcuni "filoni" o "strati" all'interno della collana, come settori nei quali reperire le opere individuandone il carattere intrinsecamente caratterizzante e omogeneo rispetto alla collana, al di là della loro classificazione "tecnica" e "accademica". Questi settori orientativi erano: a) Problemi italiani; b) ricerche sociologiche; c) problemi internazionali e dello sviluppo economico e sociale e problemi teorici in rapporto all'analisi strutturale; d) problemi istituzionali (dei quali si diceva che "presentano un campo assai vasto, che comprende non solo le questioni relative al rapporto tra diritto pubblico e società e diritto privato e società, ma anche i problemi generali del movimento operaio ... " - cioè i problemi di trasformazione istituzionale); e) problemi e ricerche di antropologia culturale e di etnologia storica - settore precisato in seguito con la collaborazione di De Martino e Lanternari; f) "classici" (in senso relativo, come già precisato). Giolitti si riferisce dunque a uno schema di questo tipo, ma senza motivarlo, e, soprattutto, dandone una versione limitativa, che, ripeto, se fosse applicata, snaturerebbe completamente la collana. Le obbiezioni di Giolitti riguardano soprattutto alcune opere - tra le più importanti - del "filone" antropologico-etnologico e di quello economico (economico in senso teorico-strutturale). Ebbene: non soltanto i volumi, che egli cita come estranei alla collana, rientrano perfettamente nella impostazione, ma anzi ne sono parte essenziale. Esempi: il libro di Mason riguarda le tensioni della colonizzazione, ed è un libro di storia quanto di antropologia culturale "dinamica" (per usare l'espressione di Giolitti); i saggi di Lange sullo sviluppo economico soBibliotecaGino Bianco no esemplari dal punto di vista di una analisi in rapporto ai processi di trasformazione reali (nel programma del '59 erano addirittura previste opere sulle tecniche della .pianificazione, e giustamente); e così via, senza tener conto di tutti quei volumi di cui Giolitti dice che "crede" che siano inadatti! Per concludere: 1) ritengo necessario difendere il programma progettato e la sua coerenza rispetto alla impostazione; 2) non ho nessuna obbiezione al funzionamento di un piccolo collettivo "interno" per la collana - e sono anche d'accordo sulla indicazione dei componenti-, tenendo però conto del fatto che Pietranera, Lanternari, Sylos Labini sono stati e restano consulenti-responsabili anche se non "ufficiali" (Lanternari lo è ufficialmente); 3) rifiuterei decisamente la costituzione del "comitatino" interno se fosse considerato come una misura eccezionale resa necessaria dalle osservazioni di Giolitti, che sono veramente, a dir poco, prive di qualsiasi serietà. E infine: non sarebbe possibile, di tanto in tanto, avere qualche scambio di idee a voce? Cordialmente Panzieri P .S. - Su un solo punto Giolitti ha ragione: sul "soffietto" editoriale della collana, che non è quello che io avevo proposto e che può ingenerare grossi equivoci. Nel corso del 1961La nuova società pubblica otto titoli, ma il carteggio di Panzieri è molto esiguo (mentre abbondano le lettere "politiche": a giugno esce il n. I dei "Quaderni rossi"). Per quell'anno ho scelto un breve parere indirizzato a Daniele Ponchiroli per un "riunione del mercoledì" (evidentemente Panzieri sapeva di non potervi partecipare). Lo faccio seguire da una lettera di Italo Calvino, che ne chiarisce le circostanze e che ricorda Panzieri con parole affettuose e intelligenti. Caro Daniele, per la riunione ho una sola cosa urgente. Ho letto in bozze il libro di Calvino sul!' America e mi è piaciuto moltissimo. Mi pare che se riesce a togliere qualche residuo vezzo letterario - e soprattutto il gusto discutibile di far capolino ogni tanto come personaggio letterario - risulta uno dei migliori, più intelligenti libri di viaggio che ho letto. Naturalmente, restano tutte le mie riserve sul fondo ideologico comun-conservatore. Ma questo non c'entra. Ho sentito che non lo si farebbe più. Non capisco perché; questo libro ci ripresenterebbe un Calvino molto più interessante dei suoi stanchi cavalieri - e sono sicuro che sarebbe per lui un punto di partenza importante a mezzo del cammin ... Ciao Raniero Roma, 24 genn. 1985 Caro Luca, la lettera di Raniero è del 1961, e quasi sicuramente del mese di marzo, dopo la mia decisione di non pubblicare un mio libro già in bozze (Un ottimista in America), diario dei sei mesi che avevo passato negli U.S.A. un anno prima. Avevo deciso di non pubblicare il libro perché rileggendolo
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