Linea d'ombra - anno II - n. 12 - novembre 1985

DISCUSSIONE/PANZIERI genericbe sul carattere «individualistico» della società inglese del '700. Ciò che manca nel libro dell' A. e ciò che sembra sconsigliarne la pubblicazione tra i «Saggi»: una visione generale della società inglese del XVIII secolo, una concezione delle interdipendenze tra lo sviluppo economico, le istituzioni, la cultura, i rapporti tra le classi. Lo stesso campo dei rapporti strettamente economici è visto in modo statico e frammentario, senza considerare il processo di sviluppo e l'accumulazione. Per di più, l'impostazione è viziata da evidenti pregiudizi politici dell' A. (conservatore-liberale). D'altra parte, il volume ha molti e notevoli pregi, di documentazione originale, di asciuttezza di esposizione, di varie- -----• tà di argomenti e notizie che forniscono spesso un quadro vivace della società inglese nel XVIII secolo. Inoltre, può senz'altro presentare notevole interesse come esempio della metodologia e del tipo di ricerca della London School of Economics, di cui l' A. è insigne rappresentante. Raniero Panzieri, la moglie Pucci e la figlia Susanna a Roma, anni '50. Una riunione dei "Quaderni Rossi"a Torino, 1962 (foto di Carla Gobetti). BibliotecaGino Bianco In conclusione, escluderei il libro dalla collana dei «Saggi» e affiderei la decisione sulla sua stampa ai curatori della «Biblioteca di cultura storica». Mumford, Tecnica e civiltà (ed. orig. 1934, trad. cart. 315). È il primo volume di un complesso di tre opere (di cui Comunità ha pubblicato già «La cultura delle città»). L'a. sviluppa nel suo solito modo prolisso, confuso, moralistico le sue note tesi sulla crisi della civiltà del macchinismo (crisi della «scienza neutra e senza valori»; crisi dell'organizzazione sociale), per sostenere la necessità di una «ideologia organica». Questo «organicismo» - come è noto - è una sintesi o una somma di elementi eterogenei, momenti tipici della cultura contemporanea: il volume è pieno di riferimenti confusamente intrecciati all'urbanistica, all'architettura, alla medicina, all'educazione, ecc. ecc. Non meno confusa è !"'ideologia sociale" professata dal M., il "comunismo di base'', le cui tesi sono molto vicine appunto a quelle di ''Comunità". Qua e là emergono nel libro osservazioni interessanti su determinati aspetti della civiltà industriale: ma si tratta di idee entrate largamente in circolazione e sottoposte a un vaglio critico assai più rigoroso di quanto non risulti dai libri del M. La cui critica della società contemporanea è nel suo fondo peggio che incerta e superficiale: è ''ideologica", vagamente umanistica e "mistica", quindi sviante. D'altra parte, il libro non ha neppure più il pregio di presentare il M. al lettore italiano, dacché esso è già conosciuto dalla stampa fattane da "Comunità" e da altri articoli pubblicati su riviste tipo "Civiltà delle macchine". Darei dunque, tutto sommato, parere negativo per la pubblicazione. A conclusione delle sue schede, Panzieri fa queste considerazioni di carattere generale: Dalla lettura dei testi esaminati, risultano a mio parere due problemi. Il primo riguarda l'impostazione generale della collana dei "Saggi". Se dovessero per l'avvenire essere pubblicate soltanto o in prevalenza le opere già tradotte, aumenterebbe il divario tra il compito principale della collana, di fornire testimonianze critiche e documenti della proble65

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