Linea d'ombra - anno II - n. 12 - novembre 1985

RANIEROPANZIERI ELACASAEDITRICEINAUDI LETTEREDOCUMENTI1959-1963 a cura di Luca Baranelli Questo non vuole essere un articolo sul rapporto di Panzieri con la casa editrice Einaudi negli anni 1959-1963,ma solo una scelta di lettere e documenti - per lo più editoriali, e tratti prevalentemente dall'Archivio Einaudi - su quella sua attività assai trascurata, e comunque meno nota del suo lavoro politico e teorico. Le lettere editoriali di Panzieri sono state certamente più numerose di quelle conservate nell'Archivio Einaudi. Ma dato che Panzieri aveva l'abitudine di scrivere a mano, almeno alle persone che conosceva bene, scarseggiano le copie dattiloscritte soprattutto negli anni 1961-62.Spero che lapubblicazione di questo pezzo possa ricordare·aqualcuno dei corrispondenti di essere in possesso di sue lettere. Informazioni scarne ma puntuali sulle proposte editoriali di Panzieri alle "riunioni del mercoledì" di Einaudi si trovano nella Cronologia della vita di Raniero Panzieri curata da Stefano Merli (pp. XXXII-XLII di R. Panzieri, L'alternativa socialista. Scritti scelti 1944-1956, Einaudi, Torino 1982). . Ringrazio Pucci Panzieri, Susanna Panzieri e Alberfo Asor Rosa per avermi autorizzato a pubblicare integralmente o in parte le lettere di Raniero; la casa editrice Einaudi per avermi permesso di consultare e pubblicare il materiale d'archivio del fascicolo Panzieri; Stefano Merli, Fiamma Bianchi Bandinelli, Francesco Ciafaloni e Renato So/mi per l'aiuto e i consigli che mi hanno dato. Desidero infine rinnovare la mia gratitudine a Italo Calvino per la lettera che mi scrisse su Raniero e che mi autorizzò a pubblicare in questo pezzo. Lo ricordo con commozione e affetto. La collaborazione di Raniero Panzieri con la casa editrice Einaudi era incominciata alcuni anni prima del 1959, quando stabilì con essa un rapporto organico. È assai probabile che nella seconda metà degli anni '50 l'amicizia di Giovanni Pirelli - militante socialista nonché autore, collaboratore e azionista della casa editrice -avesse favorito e mediato i suoi rapporti con alcuni einaudiani, come Luciano Foà, Italo Calvino e Renato Solmi, e la sua stessa conoscenza di Giulio Einaudi. Altri eventi, in quegli anni, lo avevano messo in contatto con la Einaudi. Dopo la morte di Rodolfo Morandi (luglio 1955), insieme con Pirelli, Ferdinando Prat e Stefano Merli, Panzieri aveva progettato i sei volumi delle Opere di Rodolfo Morandi, che furono pubblicati fra il 1958e il 1961. Anche il ruolo di primo piano da lui svolto dalla fine del 1956 in avanti, prima nel dibattito e nelle iniziative politico-culturali sulla "destalinizzazione" e sui fatti di Polonia e di Ungheria, poi nella preparazione e realizzazione del "Supplemento scientifico-letterario" di "Mondo Operaio", lo aveva messo in contatto con un gran numero di intellettuali, alcuni dei quali erano collaboratori a vario titolo della casa editrice (ad esempio Cesare Cases e Carlo Muscetta). Fra il '55 e il '59 Panzieri lavorò per Einaudi esclusivamente come traduttore, sempre in collaborazione con la moglie Pucci (insieme avevano già tradotto per le Edizioni Rinascita il Secondo libro del Capitale di Marx e La situazione della classe operaia in Inghilterra di Engels). Tradussero fra l'altro una scelta delle lettere di Rosa Luxemburg (mai pubblicata da Einaudi). Fra il '57 e il '58 risultano documentate anche alcune sue proposte editoriali - un volume sul giovane Engels, una raccolta di documenti sulla destalinizzazione e "una collana che, svincolata dai legami dottrinali di partito e ugualmente lontana dalle correnti varietà banali di revisionismo, ridia in una prospettiva veramente storico-critica i momenti essenziali.di sviluppo del marxismo fino ai nostri giorni" - e qualche parere editoriale (ad esempio sul libro di Vercors, Pour prendre congé, da lui consigliato a Calvino per la collana dei "Libri bianchi"). BibliotecaGino Bianco Nell'aprile del 1959Panzieri si trasferisce a Torino (la moglie e i figli lo raggiungono in settembre) e comincia a lavorare come consulente interno a tempo pieno per la Giulio Einaudi editore SpA I. Uno dei primi incarichi che gli viene affidato è quello di esaminare quindici traduzioni destinate alla collana dei "Saggi" e di darrie un parere circa la pubblicabilità e la collocazione. Gli argomenti dei libri in questione sono i più diversi e vanno dalla letteratura medioevale tedesca alla storia della musica, dalla biografia alla storiografia sul Rinascimento, dalla geografia alla filosofia dell'arte. Ecco alcuni esempi di quelle sue schede di lettura. Marcuse, Eros e civiltà (ed. orig. 1955, trad. cart. 271). Contributo di sociologia psicanalitica; alla determinazione prevalente della dottrina di Freud si accompagna, e sovrappone, l'influenza della scuola sociologica di Francoforte (Horkheimer-Adorno). Fondamentalmente, si tratta di una restituzione-reinterpretazione del pensiero di Freud (civiltà = repressione) «in termini del suo contenuto sociostorico», e di una polemica serrata contro il revisionismo neo-freudiano, nel quale, secondo l'a., l'«addolcimento» imposto alle concezioni di Freud è in funzione di una conciliazione ideologica, mistificata, con la società esistente. L'a. opera invece una distinzione - fondamentale - tra «repressione fondamentale» e «repressione addizionale», e collega quest'ultima non alla «civiltà» in generale, ma alla condizione della società alienata (rapporto tra repressione addizionale e alineazione del lavoro). Intorno a questo tema, l'analisi del M. è assai minuziosa e investe tutti gli elementi della «filosofia della psicanalisi» (che secondo il M. viene svalutata dai revisionisti perché portatrice di un contenuto esplosivo, rivoluzionario), sostenendo la domanda in cui è il senso generale del saggio: «se sia ragionevole pensare a uno stato di civiltà nel quale i bisogni umani sono soddisfatti in modo e misura tale da eliminare la repressione addizionale». Nonostante le solite osservazioni che si possono muovere alla impostazione e alla terminologia psicanali~ tiche, il saggio è vivace, acuto, bene argomentato nella polemica. Ciò che non si capisce è perché l'a., che fa largamente uso di concetti marxisti, non citi mai il marxismo. È senz'altro consigliabile la pubblicazione nei «Saggi». Sarebbe forse opportuno premettere una introduzione di uno specialista italiano aperto ai problemi affrontati dall'a. (ad esempio, Musatti). T.S. Ashton, Storia economica dell'Inghilterra nel secolo XVIII (ed. orig. 1959, trad. cart. 300) Il volume fa parte di un'opera collettiva, in cinque volumi, sulla storia economica dell'Inghilterra, dal Medioevo all'epoca contemporanea. La Jnetodologia di cui si serve l' A. è rigorosamente empiristica( ... ). Il lavoro è fondato su molte ricerche particolari, di carattere statistico, dovute al lavoro collettivo della L<;mdonSchool of Economics, e ciò conferisce una solida base all'empirismo dell' A. Il quale, tuttavia, è portato ad equivocare sul carattere delle generalizzazioni, e finisce per respingere anche quelle scientifiche, o addirittura per non riconoscere criticamente quelle di cui egli stessò si serve: si vedano le sue osservazioni veramente

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