quali il limite diventa stimolo, rifiuto di rassegnarmici. Così mi potevo spingere sino al termine di quelle valli che penetrano profondamente nella montagna e di Ìà inerpicarmi sui fianchi di questa sino a quel balzo, a quella prominenza dove si attesta una borgata, tutta in sé raccolta, con le case che fanno da contorno alla chiesa a delimitare una piazza, od articolata in gruppi diversi, quasi alla ricerca dell'insediamento più propizio; oppure potevo affrontrare la strada pedemontana, la quale, dopo essere salita raggiungendo una più alta quotà, corre a ridosso delle montagne, le Vette, che a settentrione chiudono l'orizzonte di Feltre. Ma sin qui ancora restavo in quei confini che da sempre avevo sentito per me connaturali, entro i quali mi ero sempre riconosciuto; anche se, in queste mie nuove perlustrazioni mi si offrivano improvvisamente certe zone, certi aspetti di questo mio paese che non conoscevo o che avevo dimenticato o che da tempo non avevo rivisto e che mi ritornavano rinnovandomi lontane suggestioni, richiamandomi vicende e sentimenti sepolti e diventati segreti anche per me. Ed ecco l'arco compatto e chiuso delle montagne che concludono senza varchi una valle, come un bastione inaccessibile ed incombente, con un senso minaccioso di potenza dominatrice; ed ecco, in un'altra valle, le case, le costruzioni, i piccoli gruppi di case che ad essa si affacciano, cresciuti sui fianchi della montagna, là dove il terreno lascia appena un breve ripiano ed accanto la pendenza non grave permette la coltivazione di un campicello, di un prato, di un orto; ed ecco ancora, sui fianchi della montagna quasi precipite, sovrastante il paese, l'arrampicarsi dei vigneti, ancora coltivati, ancora curati, sù e sù, sin dove la pendenza consente Pintervento, l'opera dell'uomo. Segni questi di vita, di una vita che resiste. e si impone, che giunge ad imporsi alle cose, alla realtà; e che al tempo stesso stimola, provoca la realtà; in essa ricupera la sua forza più segreta e la porta a manifestarsi, ad arricchirsi. E per tali nuovi o rinnovati rapporti quel mio agonismo, quella mia volontà di cimentarmi si nutrivano di altra motivazione e la mia memoria si impadroniva di nuovi segni, persino di improvvise rivelazioni che confermavano in me una sempre più profonda consentaneità con quei luoghi, con la vita che da essi nasceva. Ma queste infine erano zone, era una natura ed erano insediamenti umani che ben sapevo, che erano in me, o che in me ricuperavo perché in me erano sempre rimasti; ma ecco che, toccate ripetutamente queste mete, fatti e rifatti quei percorsi nei diversi sensi, ero attirato, quasi affascinato da altri, più lontani, di più lunga durata, di maggiore ed ancor più tenace impegno. E così, raggiunto il punto più alto della strada pedemontana, limite sino allora per me estremo, dal quale sempre avevo ripreso la via verso casa, mi buttai nella precipite discesa verso la pianura, verso l'ampia vallata del Piavç, e mi spinsi sino al fiume che tutta la percorre e lo superai passando sull'altra riva per tornare di là alla mia città; ed altra volta, ripercorrendo in senso inverso questa stessa strada, di volta in volta superando i paesi ch'essa attraversa, come tappe successive di un percorso che mi diventava semBibliotecaGino Bianco STORIE/GUARNIERI pre più lungo, giunsi infine sin sotto l'ampio, precipite bastione su cui sorge Belluno, come su di uno sprone a contrafforte a dominare il corso del fiume. E così, con l'una e con l'altra impresa giungevo a superare ogni mio limite precedente, superavo i cinquanta, i sessanta chilometri; arriva-. vo ad un termine che malamente avevo toccato quand'ero ragazzo, o addirittura lo avevo superato. Mi era capitato, nei tempi della mia adolescenza, a diciassette, a diciott'anni, in un pomeriggio estivo, su invito di un mio compagno di studi, di affrontare in bicicletta quella che allora poteva essere considerata un'impresa: la gita sino a Belluno per la strada, allora sterrata, che si snoda alla destra del Piave, ed è ancor oggi quella di più consueta frequentazione; ma ne ero uscito stroncato: ormai sulla via del ritorno, poiché il mio passo si era fatto troppo lento, benché l'orgoglio mi costringesse a fare ogni sforzo per adeguarlo a quello del compagno, questi allegando una sua necessità di rientrare tempestivamente a casa, mi aveva lasciato, distanziandosi di un subito da me con una pedalata sempre più impetuosa a dimostrarmi come sino allora, per adeguarsi al mio ritmo, si fosse costretto ad una lentezza che lo spazientiva; avvilito ed umiliato, la fatica mi aveva improvvisamente soverchiato, ero sceso dalla bicicletta ed avevo percorso un certo tratto di strada a piedi, a ricuperare con altro movimento quel tanto di energia che mi permettesse di giungere sino a casa; mentre dentro invano tentavo di giustificare, di attenuare quello scacco, ripetendomi che mi mancava l'allenamento per un percorso di tale lunghezza, a lui invece consueto, e che inoltre egli disponeva di un mezzo, di una bicicletta da corsa, della mia tanto più leggera e scorrevole. Ora, a distanza di quasi sessant'anni da quel tempo, un tale confronto mi esaltava, quasi mi riscattava da quella sconfitta; difatti, in queste mie gite che diventavano sempre più impegnative, sempre più lunghe, ero sostenuto da un ancor maggiore impegno agonistico; proprio a confermarmi in una condizione che mi andava risultando come sempre più sollecitante ed al tempo stesso imprevista, come meravigliato di me stesso; e così ogni volta tendevo a superare il termine già raggiunto precedentemente, a propormi una meta sempre più lontana, a contare su di una mia ulteriore capacità di resistenza nella fatica accresciuta; e così mi accadeva talvolta, proprio quando ero sulla via del ritorno, quando ormai il tratto di strada che dovevo ancor compiere era più breve di quello già compiuto, di forzare la pedalata, di spingere con maggior foga, quasi con impeto, godendo nel sentirmi ancora ricco di energia, nel gusto di uno sforzo che non esauriva ogni mia possibilità ma che pareva quasi rivelare una mia esuberanza, stimolarmi ancor più. Ma in queste mie gite di più lungo percorso eccomi anche attirato da quello che non poteva certo apparirmi come un ambiente a me sconosciuto od almeno poco noto, ma che pure sentivo per me diverso dall'altro, da quello nel quale infine vivevo, al quale ero legato da una frequentazione continua; evidentemente non si trattava di una diversità clamorosa, ma che pure IT,lirisultava per tanti piccoli indizi, 61
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