Linea d'ombra - anno II - n. 12 - novembre 1985

o-la-la. Quei dischi erano una squisita tortura per i miei nervi. Mi sentivo letteralmente intrappolato dentro i confini della loro rigorosa trivialità. Mi aggiravo dentro quei confini come un animale in gabbia. Mi guardai intorno disperato, alla ricerca di un diversivo, col risultato che anche i miei occhi vennero intrappolati, dentro il disegno arabo della stoffa alle pareti. Non riuscivo a distogliere gli occhi da quel disegno e le orecchie da quella musica. I confini della musica e i confini del disegno erano parti della stessa gabbia! Ma le canzoni erano tormentose per un'altra ragione: erano in lingua straniera. In condizioni normali, questo fatto mi avrebbe dato la possibilità di ignorarle del tutto. Ma, in quel momento, in quelle condizioni, mi era impossibile: ero costretto, non solo ad ascoltarle, ma anche a cercare di capirle. Ed riuscivo! All'improvviso, mi trovavo in possesso di questo inutile e gravoso potere psichico. Bastava che ascoltassi soltanto il ritmo della lingua - senza fare sforzi per indovinare o dedurre il significato delle singole parole - e riuscivo benissimo a capirla, senza possibilità di errore. Se invece dicevo a me stesso "questo è ungherese", smettevo subito di capire. E continuavo a far proprio questo, perché non volevo capire quelle canzoni. Non avevano alcun significato se non quello della loro crudele banalità, e io mi stavo disperatamente sforzando di sfuggirla. D o sforzo fu eccessivo, forse: perché la mia mente cominciò a perdere i colpi, a correr via, a frullare. Stava correndo via da me, e il terrore che provavo era lo stesso che avevo provato la volta in cui mi si erano rotti i freni della macchina lungo la discesa del La Cienega Boulevard. Dovevo far qualcosa, subito. Mi girai verso Paul per chiedergli aiuto. Non c'era più; non mi ero accorto che avesse lasciato la stanza; ma d'altra parte non mi ero accorto di niente al di fuori della zona in cui era concentrata la mia attenzione. La persona più vicina era Dexter, e così mi aggrappai a lui, metaforicamente; è come tirare un'altra barca con la gaffa. E funzionava! A poco a poco, la mia mente rallentò la corsa, smise di frullare. Capii, con sollievo, che stava cominciando un'altra fase del viaggio. Ed era proprio così: stava avendo inizio la fase - del grande orrore! Dexter sembrava completamente diverso dal giovane che avevo visto quando ero entrato in quella stanza. Ora lo vedevo con incredibile chiarezza: e la leggera antipatia che avevo provato all'inizio si trasformò in orrore e disgusto. Eccolo là, seduto, ad affrontare la vita con una smorfia avida; imperioso, capriccioso, infantile, dotato di un certo potere malefico che usava con petulanza. All'albergo della vita, avrebbe sporto reclamo al direttore perché si annoiava. E qualcuno doveva pagare, per quella noia - certo! E al tempo stesso si guardava intorno con la coda dell'occhio, nella speranza che un vero Adulto, una Figura Paterna, si accorgesse di lui e si desse la pena di avvicinarsi, portar via i giocattoli che aveva rotto e sculacciarlo. Quello sarebbe stato per lui il colmo dell'eccitazione. Fino a quel momento, nesBibliotecaGino Bianco STORIE/ISHERWOOD suno l'aveva accontentato. Dexter, però, non era un essere trascurabile, meschino, non era soltanto una seccatura. Era intensamente, attivamente cattivo. Incredibilmente velenoso per le sue dimensioni, come quella vipera dalla bocca minuscola che si riesce appena a scorgere nella polvere. Ah, com'era osceno - seduto là a sorseggiare il suo cocktail, a tirare piccole boccate dalla pipa di kif, e a dire alla vecchia Prim dalla testa rossa, "Diciamo la verità, mia cara, da quando è diventata deca, non è altro che una tremenda seccatrice ... " In quella frase c'era il più profondo accento del male. Vidi la sua mascella indurirsi, mentre pronunciava quelle parole; era la secca mascella di legno del burattino di un ventriloquo. "Vecchia stupida!" aggiunse, con una risata stridula, da pappagallo, "L'altro giorno ha messo la mano proprio sulle fiamme, mentre cercava un anello che aveva perduto!" La mascella si agitò, poi si chiuse con un colpo secco sul filo. Ma dov'era il ventriloquo? Alzai gli occhi. Anselm era fermo sulla porta. Doveva appena aver spento il fonografo. Batté le mani. Apparve Mokhtar. La situazione stava diventando complessa. Ora dovevo cercare di occuparmi di parecchie persone insieme; e questo, nelle mie condizioni, era praticamente impossibile. Rivolgere l'attenzione ora all'una, ora all'altra, mi costava uno sforzo consapevole. Stavo facendo del mio meglio. Mokhtar si accovacciò sul pavimento e cominciò a suonare una specie di flauto. Quella musica sottile, lamentosa, aveva un potere straordinario. Non mi è mai più capitato di sentire un suono così scopertamente sessuale. Non era provocante, o allettante; era Sesso Puro. Si era costretti a riconoscerlo, anche se non lo si voleva, al momento. Io di certo non lo volevo: senza dubbio a causa del modo in cui era stato preparato il majoun. Boots invece lo voleva. Si spogliò completamente e si sdraiò sul materasso, a pancia in giù, molto vicino a Mokhtar. Mokhtar si limitò a sorridere, però, e continuò a suonare. Poi Anselm cominciò a cantilenare: evidentemente quella era la tiritera che usava con i suoi discepoli o clienti o comunque si volesse chiamarli. "Prendete e vi sarà dato; violentate e troverete. Solo nel sacramento della menzogna si trova la virtù. Guardatemi! Mi rotolo negli escrementi. Penetro l'orifizio proibito. Godo della più assoluta abiezione. Faccio della carne quello che voglio ... " A questo punto della cantilena, Anselm si chinò su Boots, la afferrò per le spalle, la girò sulla schiena e all'improvviso la graffiò con i vecchi artigli gialli proprio sulla pancia, con tanta forza da lasciare segni sanguinanti sulla pelle. C'erano tre cose particolarmente orribili, in quella scena. Uno, il grido di eccitazione che emise Prim. L'eccitazione di Prim era orribile proprio perché non era semplice sadismo, il più sopravvalutato degli orrori. Prim non era nemmeno fanatica. Il suo grido esprimeva la semplice allegria del cittadino medio. che sta a guardare: bravo, bravo! Quell'acritico spirito di corpo che spinge milioni di uomini e 33

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==