solenni, parole morte di una lingua morta. Da anni, mesi, giorni, da sempre, nascosto, il mio rovescio inseparabile ... ed ecco che con un colpo solo, con queste due parole appena, con uno strappo terribile mi rovescio interamente ... Lo vedete: il mio rovescio è diventato il mio dritto. Sono quel che dovevo essere. Finalmente tutto è rientrato nell'ordine: Ich sterbe. Con queste parole ben affilate, con questa lama di eccellente fabbricazione - non l'ho mai usata prima e niente l'ha smussata - anticipo il momento e concludo io stesso: Ich sterbe. Pronto a cooperare, docile e pieno di buona volontà, prima che lo facciate voi, mi metto io stesso lì dove state voi, a distanza da me stesso e, usando i vostri stessi termini, constato e redigo. Raduno le mie forze, mi sollevo, mi metto dritto, tiro verso di me e lascio cadere su di me la lastra, la pesante lastra tombale ... e perché combaci perfettamente, sotto di lei mi distendo .. . Ma forse ... quando sollevava la lastra e la teneva sopra di sé a forza di braccia e stava per richiuderla su di sé... appena prima di scomparire ... forse vi fu una debole palpitazione, un fremito appena percettibile, una traccia infima di un'attesa viva ... lch sterbe ... E se colui che l'osservava e che era il solo a poter sapere, fosse intervènuto, l'avesse afferrato con forza, trattenuto ... Ma no, niente più, nessuna voce ... È già il vuoto, il silenzio. Come vedete, sono solo alcuni fremiti leggeri, qualche lieve increspatura captata tra le tante provocate - senza fine - da quelle parole. Se qualcuno troverà questo gioco interessante, potrà - ma col tempo e con pazienza - divertirsi a scoprirne altre. Sarà certo, comunque, di non sbagliarsi, tutto quel che riuscirà a scorgere sta lì, in ciascuno di noi: cerchi che si propagano quando quelle parole, lanciate da così lontano e con una tale forza, ricadono dentro di noi e ci scuotono da cima a fondo: Ich sterbe. NONCAPISCO D o non l'ho fatto e, poi, se l'avessi fatto, la modestia non dovrebbe forse trattenermi dal vantarmi di un tale exploit? Ho solo avuto la fortuna di esserne testimone, o forse l'ho sognato, ma allora era uno di quei sogni che riusciamo con difficoltà a distinguere da ciò che ci è "veramente" accaduto, da ciò che abbiamo visto "davvero". Due persone sedute su una panchina nella penombra di una sera d'estàte sembravano conversare. Se ci si avvicinava o ci si sedeva non lontano da loro, ci si accorgeva che solo uno dei due parlava e che l'altro si limitava ad ascoltare. BibliotecaGino Bianco STORIE/SARRAUTE Che diceva? non si capiva nulla ... Eppure le parole che si udivano non era difficile riconoscerle. Erano quelle parole familiari che si presentano ricolme di senso e che a esso aderiscono ... ma qui, mentre sfilano intrecciate l'una all'altra, il loro senso ... Dov'era finito? Inutile cercarlo ... Ma, mi direte sorridendo, poiché tanta ingenuità e tanta ignoranza fanno sorridere, e se quel che lì si ascoltava non fosse altro che una poesia lungamente elaborata, poi recitata, o scaturita sotto la spinta dell'ispirazione? ... Sì, lo so ... quando il frastuono delle parole spinte l'una contro l'altra, ricopre il loro senso ... quando, strofinate l'una sull'altra, lo ricoprono di fasci di fiori splendenti. .. quando in ogni parola il suo senso è circondato da grandi distese nebbiose ... quando si dissimula in un gioco di riflessi, di riverberi, di balenii... quando le parole circondate da un alone paiono vagare sospese, distanti l'una dall'altra ... quando, posandosi dentro di noi una a una, vi dimorano e s'imbevono lentamente della nostra sostanza più oscura, ci colmano interamente, si dilatano, si espandono fino alla nostra misura, al di là della nostra misura, fuori da ogni misura?... ' Chi tra noi non percepisce tutto ciò di un sol colpo, in un attimo, molto meglio che attraverso gli sforzi faticosi di un linguaggio sprovveduto? Ma quella volta, credetemi, non era possibile ingannarsi. Ogni parola era di quelle nette, squadrate, ben occupate dal proprio senso, dentro di loro non c'erano spazi brumosi, intorno a loro nessun alone, tra di loro nessuna distanza. Erano poggiate. quietamente le une accanto alle altre, sospinte da un'idea, collegate dal filo teso di un ragionamento ... il tono penetrante e ostinato della persuasione cercava di introdurle nella mente dell'ascoltatore forzandola a offrire la propria adesione, insinuandovi convinzione e certezza. E subito, come sempre, la sua mente eccitata convoca, richiama, seleziona, riunisce tutto ciò che possiede .di più abile, di più allenato, di più adatto per cogliere quel che le si lancia ... Un'idea ... l'afferra per un lembo ... Ma che le succede? Le sfugge come se si tirasse indietro ... quasi come un effetto boomerang, ritorna al suo punto di partenza ... eccola, laggiù, ritrova il suo elemento, si anima, diventa un essere vivente, si contorce come un serpente, si arrotola, s'intreccia su se stessa, si dimena e si disarticola come un uomo preda del ballo di san Vito, ondeggia liberamente, con vanità, si coccola, si accarezza, fa delle moine ... è impossibile afferrarla, gioca a nascondino, si rintana nei dedali e si perde nei meandri... E poi ritorna, di nuovo si tende, si propone, si offre, vuole imporsi... Un'idea adorna delle forme richieste e che si presenta come si conviene. Le parole che la rivestono, tranne qualche felice inversione e qualche incrinatura, sono disposte nell'ordin~ richiesto dalla ragione, adempiono correttamente la loro funzione ... sostantivi, aggettivi, pronomi e verbi si accordano docilmente, le preposizioni e le congiunzioni collegano e mediano docilmente ... Ma quando si spezza questa costruzione, apparentemente solida, e vi si penetra, ci si accorge che è solo una facciata 17
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