Linea d'ombra - anno II - n. 12 - novembre 1985

prio la sua capacità di contribuire alla creazione di una nuova società? Se accetta l'altra responsabilità, autoimposta, in quale misura potrà incidere nelle necessità immediate della sua società? Gli affamati troveranno una rivelazione nelle idee espresse nelle sue opere "a sua insaputa"? L'unica certezza, nel Sudafrica visto come specifica situazione storica, è che non c'è modo di sottrarsi a una di queste due scelte. All'esterno c'è una cultura in sterile declino, le cui realizzazioni culminano nelle file di lavandini stagnati installati nel veld per la gente "reinsediata" con la forza. Bianco o nero che uno scrittore sia, in Sudafrica il gesto essenziale con cui egli entra nella fratellanza degli uomini - che è la sola definizione della società che abbia validità permanente - è un gesto rivoluzionario. ~ io ha mai espresso un'opinione? ... Credo che la gran- l.:.iil de arte sia impersonale ... non voglio né amore né odio, né pietà né collera. L'imparzialità della descrizione salirebbe allora al livello della maestà della legge". (Flaubert). Passò quasi un secolo prima che gli scrittori del nuuveuu roman tentassero di assurgere a questo genere di maestà, attingendo da un altro mezzo espressivo il modello della natura morta. L'opera aspirava a essere l'oggetto-in-sé, benché composto di elementi - parole, immagini - che non si possono mai sollevare al di sopra della "parzialità" di innumerevoli connotazioni. Gli scrittori si allontanarono il più possibile dalle esigenze della società. Ci avevano messo tanto impegno che la loro visione rimase fissata sul segno tracciato sulla parete da Virginia Woolf - e come fine, non come inizio. Eppure sembra che questo antimovimento sia stato, dopo tutto, una variante negativa di una sorta di responsabilità sociale che alcuni scrittori hanno assunto per lo meno dall'inizio del moderno movimento: trasformare il mondo mediante lo stile. Questa era ed è una via che non può valere quella del gesto essenziale dello scrittore in paesi come il Sudafrica e il Nicaragua, ma ha avuto le sue possibilità e a volte dimostra la sua validità laddove la compiacenza, l'indifferenza, l'accidia, e non il conflitto, minacciano lo spirito umano. Trasformare il mondo mediante lo stile fu il gesto essenziale iconoclasta sperimentato dai simbolisti e dai dadaisti, ma la trasformazione sociale (nel foggiare una nuova consapevolezza) cui essi poterono contribuire spezzando le vecchie forme, quale che fosse, fu orribilmente obliterata da mezzi differenti: l'Europa, l'Estremo, il Medio e il Vicino Oriente, l'Asia, l'America Latina e l'Africa sconvolti dalle guerre; milioni di esseri umani ridotti a vagabondare, privi perfino di un tetto. I successori dei simbolisti e dei dadaisti, in quella che Susan Sontag definisce "la rivoluzione culturale che rifiuta di essere politica", hanno nelle loro file i l0ro "avventurieri spirituali, paria sociali decisi a sradicarsi ... non per essere moralmente utili alla comunità" - il gesto essenziale rifiutato da Cdi ne e da Kerouac.s La responsabilità si spinge I ut ta, ia lino al manifesto, e vanta i "veggenti" di questa rivoluzione. Attraverso una trasformazione per opera dello stile - la paBibiiotecaGino Bianco APERTURA/GORDIMER rola laconica spersonalizzata quasi al punto di diventare Verbo - Samuel Beckett assume come proprio gesto essenziale una responsabilità volta al destino umano e non a una qualsiasi cellula locale di umanità. Questa è una presunzione da messaggero degli dei piuttosto che da lavoratore della cultura. È uno sradicarsi da ciò che è temporale, ma anche una enunciazione definitiva reclamata dal temporale. Beckett è lo scrittore più libero del mondo o è il più responsabile di tutti? Anche Kafka era un veggente, uno che cercava di trasformare la coscienza mediante lo stile e che rivolgeva il suo ge-· sto essenziale al destino umano piuttosto che alla zolla d'Europa di quel destino cui egli apparteneva. Ma non era consapevole del suo disperato segnale. Riteneva che quello di scrivere fosse un atto di distacco che trasferiva gli scrittori "con tutto ciò che possediamo, sulla luna" .6 Non si rendeva conto della spaventosamente impersonale, apocalittica, profetica natura della sua visione dell'anticamera che, nella sua casa di Praga, dava accesso alla camera da letto dei genitori. Beckett, invece, aveva ricevuto un segnale e aveva consapevolmente risposto. La convocazione veniva dal suo tempo. Il luogo incui si trova - non Varsavia, San Salvador, Soweto - non ha niente di specifico da chiedergli. E a differenza di Joyce, dovunque scelga di vivere egli non può mai essere in esilio perché ha scelto di essere responsabile verso la condizione umana del ventesimo secolo, che ha la sua arena dappertutto o in nessun luogo, quale che sia il modo di guardare a Vladimir, Estragon, Pozzo e Lucky. n li scrittori che accettano, come responsabilità prof es- ... sionale, la trasformazione della società sono sempre alla ricerca di modi per trasformare le loro società in maniere a loro stessi inimmaginabili, e tanto meno esigibili: chiedono a se stessi mezzi che, penetrando come una trivella, facciano scaturire il getto primordiale della creatività, inondando i censori, rimuovendo dai regolamenti la pornografia di leggi razziste e sessiste, spazzando via le diversità religiose, estinguendo le bombe al napalm e i lanciafiamme, ripulendo l'inquinamento dalla terra, dal mare e dall'aria, lasciando che gli esseri umani accedano alle rare fonti di pura gioia. Ciascuno ha la sua bacchetta da rabdomante protesa sul cuore e sul cervello. In Le meteore, Miche! Tournier vede la responsabilità dello scrittore come l'obbligo di "sconvolgere l'establishment nella misura esatta della propria creatività". È una responsabilità ardita e totale, sebbene più orfica e terrena di quella di Beckett; più umana, se preferite. Si potrebbe anche interpretare come un'ammissione che questa è l'unica cosa che gli scrittori possono fare; poiché la creatività sgorga dall'interno, non può essere prodotta a piacer nostro, o imposta dall'esterno se non è già in noi, sebbene possa essere schiacciata da un'imposizione. La creatività di Tournier - questo scrittore apparentemente non impegnato, dedito al fantastico - è tuttavia molto vicina alla gente, e vede - e fa vedere ai lettori - la meraviglia della loro storia quotidiana così come può rivelarla la spazzatura delle città. E Tournier è co9

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