Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

LABORATORIO PERMORIRE MORTE Mario Schifano l!l na macchina da scrivere stento~ea ci racconta per ~~no di A. le fasi della sua "malattia": breve pezzo di vita, rapida nel declino e/o colpita dalla "decisione" irrevocabile di finire di vivere. A. è in un interno: la sua figura giace immobile, a eccezione del braccio che guida la mano sui tasti della macchina come unica maniera di "dire" le sue emozioni i suoi perché le sue estenuazioni. Dove si trova A.? Tra la sua vicenda e la vita che pulsa all'esterno c'è un confine, un televisore aggressivo e agghiacciante per la discrezione della voce che continua a informare pacatamente su vita e morte e tutto e guerre e propaganda e musica, una pulsante e assurda intrusione nell'ultima parte di vita di quest'uomo A. Per partecipare a un dolore che racchiude il tragitto di A. verso lafine sono presenti Figure che si alternano ai bordi del suo letto sudario lapide. Figure indefinibili per A. quasi pietosamente difeso da un torpore annebbiante. Esse appaiono ai suoi occhi stanchi trepide volitive mute, in genere forti di un manifesto fastidio, come sollecitanti il "trapasso" di A. al più presto. A. non può morire lentamente come un capo di stato, un grande artista o un nome di alto grido nella cronaca quotidiana; nessun patto tra l'emozione della transazione e l'irrevocabile "data" (per A. sono stati decisi tempi brevi, scadenza cortissima dalla "decisione" alla "fine"). Le parole scritte sul foglio inserito nella macchina da scrivere sono lette da B., una figura femminile, l'unica che presta attenzione allo stato di A. Tra B. e A. il percorso verso la morte intransigente e irrevocabile non sembra snaturarsi. B. sembra arresa con grazia alla attenzione umana, e timidamente affianca A. ascoltando le palpitazioni delle poche parole prima incredule e subito costernate: ......... No, non io!. ....... . è la reazione con cui A. dalla presenza delle figure indefinibili e dal loro silenzio è "messo al corrente" - negazione, parziale rifiuto e collera come lacrime, dolore, dolore, solo raccolto da B. B. indefinita ma tenera, paziente custode; la sua mano accarezza le dita di A. che "si sente ascoltato" e scrive un collerico ......... ma perché proprio io? ........ . La presenza di B. è come immagine, nella sua mancanza di una fisionomia totale è la possibilità di un poco di sollievo agli aspetti collerici dolorosi di impotenza. E B. sa che alla collera segue certa per A. una contrattazione con la sua "immagine" così complessamente trasformata in "quasi-dio". ......... se mi darai ancora un anno! metà anno, ecco, anche metà di meno ma di vita, sarò cristiano e crederò mi illuderò e pure chiesa, tutto, si, con regola e fede!. ....... . La dolcezza inquietante dei sorrisi di B. è come la conoscenza della natura di A.? È una tregua temporanea; solo una tregua temporanea questa contrattazione - per A. addirittura un diversivo... n nche il televisore ora gioca con la vita di A., sottovoce Wprogramma uno speciale sull'uomo nuovo creato dalla tecnologia, un mostro pulsante a transistor forse, ma è distante, troppo per A. ........ .(lettera più lettera, parole agonizzanti, già con, cioèprive, del cuore) - concedimi questo tempo per vivere, solo questa ultima volontà, io donerò i miei occhi reni subito del sangue, e poi ecco quest'ultima volontà, donerò il cuore, si, alla fine, veramente!.. ...... . B. appare e si allontana, sfocata immagine sorride, vuol dire, forse, "non è questo l'importante; impossibile che queste promesse siano mantenute''? ... A. non capisce, non vede CHIARO, non può neppure sperare di promettere l'impossibile. B. è stranamente paziente; - ecco non bisogna essere più pazienti e puerilmente volere per forza qualche cosa! - qualcosa! B. serve certo ad A. come presenza del destino e di tutte le fasi nella cronologia programmata dalle figure; - ecco le figure appaiono e non leggono neppure i messaggi di A.; non cambia nulla e certo le figure hanno fretta ma non lo dicono neppure, appaiono e poi scompaiono ai bordi del letto ... E B. forse è una "figura", essa è presente, sola... con la sua pazienza è a volte quasi spietata. Si, è una "figura", B. Ma è diversa, è donna, ha più maniere. Illude! Ecco, serve forse ad illudere. Gli occhi di A. fissano un magma armonico (anch'esso illusione) e la mano agitata batte di seguito: ........ .la necessità di evitare le illusioni sulla mia condizione è rinunciare al bisogno disperato di illudersi... ., Sl. •........ Gli occhi di A. sono privi di luce, appaiono freddi come se... B. si allontana, ecco forse comunicherà alle figure che A. è pronto alla fine ... È normale che A. non si sia poi illuso. B. è tornata, certo ha un ruolo in tutta la faccenda. Ma che strana. A. la segue attonito, segue questa immagine che non si delinea mai ai suoi occhi. È troppo distante seppure accostata!? Agisce (crede di poter capire A.) come una stretta persona di famiglia: una sorella? madre? È sola. (Non si vedranno le figure ansiose per un poco.) "Chissà, abbisognerà di un diversivo", se B. cerca un diversivo è tutto tempo per rimandare la fine ... Certo è che non avrà creduto alle solite promesse, chiesa, dio ... no certo. A. è un cittadino troppo anonimo, troppo, ed è difficile avere, o essere totalmente creduto.

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