Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

70 STORIE/BALDUINO posto il problema. "Con chi vuoi che mi metta a parlare? - precisava ancora l'elettricista-. Coi giovanotti che per la testa hanno solo i soldi e le donne, il calcio e la moto? Col giornalaio? Con Piero Trentin? Sì, d'accordo, ci conosciamo da quando eravamo bambini. Ma lo sai anche tu come sono: il lavoro, le carte, il quarto di vino, qualche buona mangiata ... ; quattro chiacchiere sì, ma niente niente, se tiri fuori un discorso serio, finisce che gli dai fastidio. Figurati poi se stai male. Ci metti poco a capire che per un po' ti stanno a sentire, magari ti compatiscono, e che però sei tu che devi cavartela. Sono affari tuoi; tuoi e basta". "Sì, ma i compagni ... ", m'è capitato di interromperlo cercando di usare quello che era per lui il linguaggio abituale. "Vuoi che te la dica tutta?", aggiunse (e questa almeno era una frase che gli avevo sentito dire tante altre volte). "C'è anche un altro fatto: a parte i giovani, è tutta gente che ha sulle spalle una famiglia. La moglie, i figli, la suocera ... Almeno noialtri, quando abbiamo pensato per noi, abbiamo finito". Tutto vero. Io però sospetto che molto sia anche dipeso da una circostanza pressoché casuale, ossia dal fatto che la sera in cui, prima ancora che ricominciasse ad uscire, sono passato a salutarlo, Ampelio aveva l'assoluto bisogno di farsi ascoltare da qualcuno. Un'eccezione magari; tuttavia (l'ho capito dopo) anch'essa programmata e già da troppo tempo attesa. Cominciò col dire che il vuoto assoluto, l'assenza, l'oblio totale non esistono proprio. Dapprima - specificava -vedi davanti a te qualcosa come uno schermo nero, che poi, magari dopo giorni (ma tu non lo sai perché il tempo non esiste), diventa tutto bianco. Il nero può sì ripresentarsi, ma sempre alternato al bianco: un bianco freddo, immobile, che forse, a pensarci, tende spesso al grigio. A un certo momento ecco che cominciano a comparire, su un fondo scuro, dei punti chiari. A poco a poco si sistemano, si dispongono cioè a distanza simmetrica e su rette parallele. Capita come quando non tiri giù persiane fino in fondo e la luce penetra dai fori che stanno fra una stecca e l'altra; solo che attraverso l'avvolgibile vedi qualcosa di tremolante, mentre lì i punti bianchi stanno assolutamente fermi. Fermi come in un disegno, ecco. "Ma allora tu già cominciavi a svegliarti", mi venne spontaneo dirgli. "No, no. Lo so che un altro fa fatica a capire. Cerca però di sforzarti più che puoi. Anche l'idea del risveglio, quando viene, dopo tanto, dopo un'eternità, non è per niente quella che la gente crede. Tu stai lì, spossatissimo, immobile, senza peso. Sei ridotto a niente. Senza ossa, senza nervi. Non puoi nemmeno muovere un dito, un sopracciglio, un pelo. Proprio non li hai. Non è che guardi. Vedi, e basta. Non puoi farci niente ... " "Ma insomma hai delle sensazioni, dei dolori; non so, percepisci dei rumori, qualche odore, qualcosa che si muove... " "No no, neanche questo: i suoni, gli odori non esistono proprio. Solo alla fine scorgi delle ombre che possono muoversi, ma informi, pallidissime, lente lente, assolutamente silenziose. Hai presente quando alla televisione ti fanno vedere degli astronauti che si muovono nel vuoto? Ecco, un po' così; però molto più vago, più nebuloso, e subito pronto a sparire. Ma questo, torno a dirti, viene solo alla fine. Prima, volere o no, ne devi vedere di cose!" Qui, credo, è meglio che io faccia una pausa. Ci sono frasi di Ampelio (certi paragoni per esempio) che mi si sono confitte nella testa, mentre altre parole, pur salvando la sostanza, sono io che gliele metto in bocca. Mi resta in ogni caso l'impressione di non riuscire a rendere l'idea, di riferire qualcosa di incompleto. Io ero interessato, si capisce, non certo sconvolto; ad essere scombussolato era Ampelio. Non sarà magari il termine esatto, ma direi anche che si vergognava. Fissava un po' il muro, un po' la porta, un po' il televisore spento e solo a scatti, negli intervalli, mi guardava con occhi che nemmeno saprei definire. Impauriti? Imbarazzati? Falsamente ammiccanti? Certo non era un discorso così lucido, così filato. Ampelio disse anche dell'altro, naturalmente, e qui tenterò magari di riassumere. Riferì, all'incirca, che ci sono ancora tre fasi: quella in cui fanno la loro comparsa i colori; quella in cui non ci sono più solo punti e linee dritte (intende le rette che prima andavano a formare solo quadrati e rettangoli); infine la fase nella quale le immagini non solo cambiano, ma anche cominciano decisamente a muoversi. Quanto &icolori continuò ad essere, come del resto in seguito, piuttosto evasivo, mentre in tema di figure parlava dapprima di cerchi e semicerchi, poi di triangoli e di angoli, quindi di linee a spirale, di combinazioni sempre più varie e imprevedibili. "Qualcosa di simile al tracciato di un elettroencefalogramma?", lo interruppi, tanto per dir qualcosa e un po' anche per ·curiosità. La replica fu che no: linee più dolci e più curve; una figura unica in mezzo al quadro, se era grande, oppure tante figure se erano piccole: sparse o allineate, ma sempre geometriche. Dopo quel primo incontro fu lui che prese l'abitudine di venirmi a cercare e ogni volta aggiungeva nuovi particolari. Si vedeva subito che continuava a pensarci, come uno - direi più o meno - che si sforzi di riafferrare i brandelli di un sogno, di una visione, di una circoscritta e appartata zona della memoria. Probabilmente aveva ancora degli incubi, o forse solo parlando con me gli riusciva di dar corpo a quello che, magari in modo più conRJso, gli passava per la mente. Diceva che ero l'unico con cui di tutto queste avesse fatto parola, e giudicava superfluo, immagino, l'invito che lo tenessi per me. Per lo più, in realtà, i nostri non cessavano d'essere incontri penosi e pieni di lunghe pause. Ampelio stava seduto sulla mia unica poltrona, e, senza fiatare, fissava un po' me, un po' le sue mani appuntite; e nemmeno c'era caso, se era ora di cena, che accettasse di mangiare un boccone in com-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==