MONDOGEOMETRICO Armando Balduino l!ln omaccione alto e massiccio di circa un quintale, con una testa altrettanto enorme, a guardare il collo e la nuca, però con una fronte troppo stretta e quasi a punta sotto i capelli a spazzola: questo era Ampelio. E dico era perché negli ultimi tempi appare così dimagrito che i suoi lunghi calzoni svolazzano mezzo vuoti. Anche la pelle del viso, da liscia e quasi lucida che era, si è fatta biancastra, cerea, tutta solcata da piccole rughe; si sono accentuati, soprattutto, i due particolari che su quel corpo imponente son sempre parsi fuori norma: voglio dire la vocetta incredibilmente sottile e le mani che, tozze fino al palmo, finiscono con dita affusolate e leggere come quelle di una donna. Per almeno quindici anni è stato elettricista in una grossa fabbrica. A volte trafficava anche nell'officina dell'elettrauto Perone a ore perse faceva altri lavoretti in quartiere: un quarto di vino se ti considerava un compagno, se no dovevi pagarlo come un qualsiasi professionista. Poi il fatto imprevisto. Quando ebbe l'incidente si capì subito che era molto grave; grave non solo pe. la potenza della scossa, ma anche per l'altezza del soppalco da cui è precipitato. Lo portarono all'ospedale che già era fuori conoscenza ed è poi rimasto in coma per due settimane buone. Al reparto di rianimazione io ci sono andato una volta sola, e quella mi basta, anzi mi avanza, per sapere che è un posto allucinante. Per tutto il corridoio ci sono due panchine biancastre, occupate da persone immobili e con lo sguardo nel vuoto. Qualcuno sta fermo, con la faccia alla vetrata. Gli altri camminano avanti e indietro trascinando i piedi senza saper cosa dire. Nessuno può entrare; gli infermieri di passaggio nemmeno fiatano. Due volte al giorno escono il medico oppure la dottoressa e, di fronte alla gente che si assiepa, recitano una specie di bollettino. Ampelio era stato operato quasi subito. A parte la frattura del femore e quella della spalla, a cui forse per via delle ustioni non avevano ancora provveduto, la Tac aveva rivelato una lesione cerebrale parecchio seria. Per fortuna pareva escluso che, vivendo, restasse paralizzato. Vivendo: ma chi poteva dirlo? Giorni dopo.si parlò di un blocco renale, poi di complicazioni polmonari. I più lo davano per spacciato e si consolavano dicendo che anche il padrone avrebbe passato i suoi guai. Giacomo e Piero Trentin, che lavoravano con lui, aggiungevano che un po' era anche colpa sua: troppo spavaldo; non ci si mette a fare un lavoro così, senza essere legati e senza avere l'elmetto in testa. "Un miracolo ci vorrebbe", concludeva Ernesto, il giornalaio. Quando nessuno se l'aspettava più, Ampelio riprese invece conoscenza e se la cavò. Fu allora che anche al Bar Sole si cominciò a parlarne sempre meno. Quando si riseppe che ormai l'avevano trasferito al reparto Ortopedia, pareva anzi che nessuno se ne ricordasse più. Siamo sinceri: Ampelio è sempre stato uno del gruppo, ma di amici veri non è che ne avesse. Io stesso sono andato a trovarlo che già si era sotto Natale, e naturalmente m'ero anche proposto di mostrarmi allegro e di tirarlo su. Andarci da solo era stato però un grosso errore. Mi bastò guardarlo per sentirmi come bloccato e con la voglia di scappare al più presto. Aveva ancora la testa mezza rasata e anche di più impressionavano, in quel volto pallidissimo, gli occhi infossati che non ti guardavano mai. Le mani stesse le teneva immobili sotto le coperte. Eppure a sentir lui stava bene, a parte l'incognita dell'anca e i fastidi dell'ingessatura. Volendo erano addirittura disposti a mandarlo a casa. Ma come poteva? Lo sapevo anch'io che da quando era mancata sua madre viveva solo e non c'era nessuno che potesse dargli una mano. Già verso marzo, non appena fu in grado di rimontare sulla bicicletta, lo si rivide in circolazione, prima solo di giorno, poi anche di sera, e come d'abitudine capitava anche al Bar Sole. In genere si fermava poco. Si sedeva in un angolo, sorrideva amichevolmente, rispondeva appena a monosillabi e magari se n'andava senza salutare. Diciamo che stava sulle sue più del solito e che se ti fermavi a guardarlo quasi quasi ti sentivi a disagio. Ma non è, dopo tutto, che fosse un gran cambiamento. Di poche parole lo era sempre stato. A carte giocava solo se c'era da completare untavolo. Se si organizzava qualche giro magari si accodava, ma anche a cena siamo andati tante volte senza di lui. Piuttosto, ed anche se pochi gli davano corda, ad appassionarlo era la politica. In quella voleva dir la sua e se aveva bevuto rischiava addirittura di mettersi a pontificare: il partito qua ... il partito là ... A tempo debito, da solo o in compagnia del vecchio Bicego, girava per le case per rinnovare le tessere, e anche in fabbrica, nel sindacato, pare che fosse sempre in prima fila. Pareva adesso (ma quanti se n'accorgevano?) che né di questo né d'altro gli importasse più. "erché poi abbia finito per legarsi proprio con me non I.li l'ho ancora capito bene. Non sono certo uno di quelli con cui aveva più confidenza, e in politica mi tengo le mie idee, che sono ben diverse dalle sue. Eppure Ampelio le motivazioni le dà. Dice che, anche se lui ha fatto solo la terza avviamento industriale, trova che gli altri sono troppo ignoranti e che soltanto uno come me, che ha studiato, può capire certe cose. In effetti, da quando, assunto da una banca come esperto di telematica, son capitato da queste parti, qui sono per tutti l'Ingegnere; ma non è che, nel gruppo, il fatto in sé abbia o abbia avuto una qualche importanza. Parliamo d'altro, si capisce; e nemmeno io richiedo gran che. Preferisco giocare a carte piuttosto che frequentare colleghi d'uficio con i quali saltano sempre fuori le beghe di lavoro. Odio la televisione, forse anche perché mi ricorda troppo i computers con cui lavoro; piuttosto preferisco andarmene al cinema. Ma poi le serate sono tante; a me piace far tat'di e neanche la domenica, a parte la partita, ho poi molte risorse. Così appunto al Bar Sole ci vado quando mi va, e qualcosa insieme combiniamo. Siamo amici? Non siamo amici? Devo riconoscerlo: prima che Ampelio provvedesse in qualche modo a farmelo venire in mente, non mi ero nemmeno
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