Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

zione". Trasformare programmaticamente ogni concerto in un meetini politico non significa ottenere sempre un buon risultato. E davvero così necessario che il pubblico si esprima in presenza dell'opera, nel momento stesso in cui essa è in azione? Rifiutare l'autorità dell'opera d'arte rifiutandosi di ammutolire di fronte ad essa è veramente "liberatorio"? L'incontro di un pubblico con un'opera può essere tenuto sotto controllo organizzativo? Gli effetti di quell'incontro possono essere resi davvero trasparenti? Inoltre, proprio quel passaggio cruciale dal consumo alla produzione che Benjamin indicava come un programma politico, l'arte d'avanguardia lo realizza in partenza di fronte ad un pubblico avanguardisticamente addestrato. Come in certe lotterie popolari in cui l'egualitarismo si esprime nel fatto che nessuno vince granché, ma tutti ricevono un premio più o meno equivalente al prezzo del biglietto, così nella fase di crepuscolo e di finale affermazione dell'avanguardia tutto il pubblico, per definizione, "partecipa attivamente": è cioè promosso al rango creativo di co-autore, dato che l'autore ha lasciato le cose a metà o non ha fatto uscire il suo lavoro dal limbo delle intenzioni. (Che cos'è un'Opera Aperta se non un'opera che rinuncia ad avere un senso pur di rendere "creatore di senso" il pubblico, che sarà costretto a inventargliene più d'uno?) Almeno in letteratura, dove sparisce l'opera dopo un po' comincia a sparire anche il lettore. Se l'anti-opera è un'opera illeggibile, l'anti-lettore che deve corrisponderle finisce per essere, più semplicemente, un lettore che non legge, proprio perché in quell'opera potrebbe leggere qualsiasi cosa. Contro la poetica dell'opera aperta, proporrei provvisoriamente una definizione opposta: il lettore più attivo di un'opera letteraria è quello più capace di essere pienamente passivo di fronte ad essa. Se l'opera è davvero un'opera realizzata, solo questa "passività" ricettiva è veramente creativa. Non esiste capacità di dare, senza capacità di ricevere. Una cultura che non sa riconoscere nessuna alterità e diversità e non sa far tacere i propri interessi e i propri moventi per fare posto a ciò che la distanzia da se stessa, è incapace di custodire e di far sopravvivere il proprio stes.sopassato. Non crea. Piuttosto, "attivamente" divora e distrugge. Il barone di Miinchhausen Riuscirà dunque l'attuale letteratura a non essere interamente divorata dalla Piccola Borghesia? Riuscirà la Tradiztone culturale (se mai una tale entità esiste) a non prendere interamente la forma che ad essa viene imposta dall'attuale industria del libro, dai ritmi del consumo e dalle burocrazie pedagogiche. Nessun idealismo, nessuna illusione. Perché una letteratura dovrebbe essere qualcosa di più dell'ambiente che la produce e dell'apparato che la vende? Perché, grazie alla letteratura, si dovrebbe essere in grado di trascendere una situazione di fatto? Al determinismo sociale non si sfugge: così ripetono e ammoniscono con un'insistenza quasi perversa i sociologi della letteratura. Ma il sociologo della letteratura deve sempre illudersi di DISCUSSIONE/BERARDINELLI sapere meglio di qualsiasi scrittore che cos'è la società e meglio di qualsiasi lettore che cos'è la letteratura. Anche lui ha i suoi miti (scientifici, materialisti), senza i quali non saprebbe vivere. Pur di negare a chiunque (in forza dei principi teorici) il diritto di difendersi dal dispotismo della Socializzazione totale, inventa tentazioni e peccati inesistenti contro l'oggettività storica. Punta il dito contro chi si rifugia in una Torre d'avorio, immaginando che ce ne siano ancora. Dubbi e conflitti che dal passato arrivano fino al presente. Che cosa sono la letteratura e l'arte moderne, da due secoli a questa parte, se non una lotta particolarmente accanita nella determinazione storica e contro di essa? Crudele autocoscienza e fuga nel sogno, polemica sociale e solitudine, umorismo e apocalissi, ricerca dell'assoluto e satira, moralismo e dandysmo, intemperanza verbale e estetica del silenzio: proprio perché la grande tradizione moderna è finita, proprio perché è diventata "inattuale", ci è così cara e preziosa. La post-modernità ha reso inattuale e classica la modernità, opponendola al presente come qualcosa di grandiosamente estraneo al presente, come qualcosa di cui il presente fa volentieri a meno. In apparenza, nessuno ha più paura dell'arte moderna, tutti si sono conciliati con essa. Ma quando arrivano i riconoscimenti ufficiali e l'entusiasmo collettivo, l'inefficacia è garantita, lo scandalo non agisce più. Ogni discorso sulla letteratura non può non tenere conto del pubblico che la legge e delle sue caratteristiche. Non ba-· stano le buone analisi testuali e le equilibrate ricostruzioni storiografiche (che pure non sono frequenti). Deve essere anche descritta, valutata ed espressa la situazione in cui la lettura avviene, per quanto paradossale e contraddittoria questa situazione possa essere. "Al pensatore odierno non si chiede niente di meno che questo: essere nello stesso tempo nelle cose e al di fuori delle cose; e il gesto del barone di Mtinchhausen, che si solleva dallo stagno afferrandosi per il codino, diventa il modello di ogni conoscenza che vuol essere qualcosa di più che constatazione o progetto. E poi vengono i filosofi di professione a rimproverarci di non avere un solido e stabile punto di vista". Così Adorno, nei suoi Minima moralia. Anche il lettore di un'opera letteraria, anche il critico non accecato dallo specialismo si trova in una situazione analoga a quella descritta. Egli è caduto, come il barone di Mi.inchhausen, nello stagno di stringenti determinazioni storie.o-sociali. Non può ignorare né gli apparati ideologici di Stàto né l'industria della coscienza. Il modello sociale della vita quotidiana gli sta addosso come una grigia divisa. Ma se non vuole abdicare, rincunciando alla propria minacciata sovranità, deve afferrarsi per il codino e sollevarsi fuori, anche per poco. In questo potrà essere aiutato dalla qualità dei libri che legge e dalla qualità della propria attenzione, che gli permetteranno esattamente di uscire da questo mondo, pur restandoci. La lettura (come la scrittura) è anche un atto di magia. La dialettica individuo-società è più capricciosa di quanto si pensi. E comunque, fare un po' torto alla dialettica è in certi casi il solo modo di rispettarla. 53

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