42 Disegno di Jordan Radickov. creduto. Non dimentichiamo inoltre che alla gente piace essere un po' ignorante. E se anche non gli piacesse, un po' ignorante lo è comunque ... Un tema centrale delle tue commedie è l'opposizione tra campagna e città, natura e civiltà, vita per inerzia e vita cosciente, dimensione individuale e collettiva, vuota quotidianità e pienezza dell'immaginazione e del gioco. I tuoi personaggi sono concreti, geograficamente e culturalmente localizzabili e insieme carichi di valenze mitiche, fuori dal tempo, portatori di un messaggio che li trascende. È un modo di rappresentare la conflittuale complessità dell'uomo? Io credo che l'uomo si sazierà di tecnologia e rifletterà sul suo prezioso e delicato legame con la natura. Spero nelle energie spirituali nascoste dentro di lui. Vorrei vederlo a cavallo, così vicino a se stesso e al vento. Tutti noi nasciamo a cavallo, poi la vita poco a poco ci fa smontare, restiamo appiedati. E purtroppo in gran parte ciò avviene col nostro consenso. Vedi, mi ha sempre attratto l'incolore, il grigio. E dal grigio, dall'opaco ho cercato di tirar fuori qualche colore. Un'impresa piuttosto stremante, quasi disperata. Ma quando uno s'incammina in una direzione, non può tornare indietro. Ognuno ha dei miraggi sulla sua strada. Penso che sia la vita ad essere complessa, non quel furbacchione dell'uomo. L'uomo è incostante e noi prendiamo questa sua incostanza per complessità. Inoltre ha dei segreti, che nasconde gelosamente agli altri. Questi segreti lo tormentano continuamente e molto spesso diventano il suo dramma. I grandi uomini sono chiari e categorici nella loro grandezza, hanno una sola sacra verità. Quando cominciano le aggiunte, i tagli e le correzioni, l'uomo diventa via via sempre più mediocre ... Ecco cosa posso dire dell'uomo, ma per favore, lasciamolo in pace, sennò finirà per ferirsi del nostro giudizio poco gentile su di lui. Non dimentichiamo che l'uomo è un essere suscittebile, morbosamente permaloso. S'è offeso già quando Dio lo ha cacciato dal paradiso e fino ad oggi continua ad essere offeso. Guardati attentamente attorno e vedrai quante persone offese ci sono in giro. Siamo fatti tutti così. Qual è, secondo te, lafunzione dello scrittore in un'epoca che molti vedono caratterizzata da crisi e insieme massificazione della lettura? La più grande offesa che si può fare a un lettore è chiamarlo "lettore di massa": quanti sono i lettori, tante le anime, i mondi, i libri; in essi si concentra un'enorme energia capace di generare terremoti che fanno giustamente polvere della letteratura. Il lettore è come un cammello, che trasporta un carico inestimabile e vitale attraverso il deserto. E per chi scrive ogni lettore dovrebbe essere come per l'alpinista una vetta da raggiungere, da conquistare con un rapporto individuale. Lo scrittore è invece diventato come il papero, che un po' cammina, un po' vola, un po' nuota, e non fa bene nessuna di queste cose. Si occupa di tutto, gli chiedono consiglio sulla gastronomia e sul football, sul sesso e sulle tasse. Viene trattato come un divo, passa il tempo in televisione e non gliene resta per scrivere bene. Ci sono sempre più libri e sempre meno letteratura, sempre più gente e sempre meno persone. Ma non affogheremo nel diluvio: per quante inondazioni e piene ci siano, il livello dell'oceano non cresce. Non sono pessimista. Sono d'accordo con Mario Rigoni Stern quando nega che l'immagine e il rumore possano uccidere la parola e ricorda l'emozione e lo stupore, da bambino, nel vedere sul quaderno le prime parole scritte con tanta fatica, scricchiolìo di pennino e macchie d'inchiostro. Da allora sappiamo quanto costa e quanto conta la scrittura. È un bene prezioso, irrinunciabile, perché di tutta la storia dell'uomo non sono rimaste che le pietre e le parole. A che punto è la narrativa oggi? C'è una caduta d'interesse verso il realismo e mi pare giusto. Non è interessante leggere nell'infelice prosa di un libro quant'è prosaica e infelice la vita. Tutti sanno che nessuno ha un buon governo e che la grandine rovina i raccolti. Il compito dello scrittore è inventare, andare oltre le cose, attraversare l'uomo, aprire gli occhi. Quel che realmente accade è spesso irreale e surreale. L'arte deve essere critica, deve entrare in competizione con la n~tura per produrre nuove forme. Bisogna mentire e crederci, come fanno gli innamorati. I materiali di quest'intervista sono stati raccolti nel giugno 1984 ad Alba, dove Radickov partecipava allafinale del Premio "Grinzane Cavour" e a Pisa, nel corso di un incontro con gli studenti dell'Istituto di Filologia Slava organizzato da Giuseppe Dell'Agata; e in parte nel marzo 1985 a Sofia.
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