Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

smalto che profumava come sua madre, quando le poggiava la testa in grembo per addormentarsi. Lasciò la brocca all'ombra e guardò il tronco del ciliegio. Una lucertolina con la coda verde, bruciata dal sole, si arrampicava su con le sue minuscole ridicole zampette. Arrivò al primo ramo, si fermò là, respirando stanca con i suoi fianchi molli, poi si guardò intorno e ricominciò a salire, scuotendo la piccola coda terrena. Il bambino sapeva che la lucertolina montava sull'albero per piluccare le ciliegie. Quand_o l'animaletto si nascose alla vista, il bambino si mise a giocare con un uovo di serpente. Era bianco e rotondo come tutte le uova. Ci giocava, ma ne aveva paura perché era elastico come una palla di gomma e se lo lasciava cadere a terra, saltellava. Aveva paura perché era l'unico uovo da cui non usciva un uccellino. Somigliava un poco al chicco dell'uva matura: il chicco ha la stessa pelle elastica e dentro è dolce e appiccicoso. Il bambino sapeva che l'uva la chiudono al buio delle botti, proprio come si chiudono al buio i briganti, perché diventi amara. Anche il serpente chiude il suo uovo nel buio della terra, perché ne venga fuori un brigante. Le donne si persero lontano nelle vigne, si vedevano soltanto i loro fazzoletti. Gli uomini, con le macchine in spalla, continuavano a dare il verderame e dietro di loro le viti diventavano azzurre. Il bambino li guardò fin quando i suoi occhi cominciarono ad appannarsi, si fecero appiccicosi e la vigna si confuse col colore azzurro del cielo. Si lasciò cadere insonnolito vicino alla verde brocca panciuta e ci appoggiò la fronte. Lo smalto profumava piacevolmente, gli pareva d'essere rannicchiato in grembo a sua madre. Le vigne si sciolsero inavvertitamente e rimase soltanto la grande brocca del cielo. Il bambino dormiva già quando vide gli uomini coi capelli di paglia e le irroratrici sulle spalle che s'incamminavano per il cielo e lo tingevano d'azzurro con le loro macchine. Tingevano tingevano e a un tratto il bambino s'accorse che il suo uovo di serpente era rotolato fin laggiù. Si precipitò a prenderlo, ma prima che potesse raggiungerlo, gli uomini lo spruzzarono e diventò tutto macchiettato, lentigginoso come un uovo di gazza. UNAMACCHINCAIBERNETICHAERISPONDE CATEGORICAMENTE ATUTTLEEDOMANDE I. Il lavoro alla Bibbia mi inghiotte quasi tutto il tempo. Chiuso in casa, mi giunge a più riprese la voce che i cerkazkiani hanno deciso di costruire una macchina cibernetica che risponda categoricamente a tutte le domande. Mi pare d'aver persino scorto dei cerkazkiani che trasportano pezzi di metallo e fil di ferro e diverse persone che corrono avanti e indietro, concentrate nei loro nuovi compiti. Quando finiscono il lavoro, andrò a vedere la macchina. STORIE/RADICKOV II. La macchina è stata poi davvero costruita, l'ho potuta vedere coi miei occhi. A tutte le domande rispondeva categoricamente con un "hm! hm!". A questo "hm! hm!" dava differenti sfumature, quali a noi mortali sono note fin dal tempo della biblicità: ora ambiguità, ora meditazione, ora disaccordo; talvolta "hm! hm!" suonava come una leggera minaccia, talvota si poteva distinguere addirittura un tono ironico (molto raramente, si capisce, ma si distingueva). Al più spesso però, questo "hm! hm!" della categorica macchina cibernetica era un piatto e impersonale "hm! hm!" come sono tutti gli "hm! hm!" del mondo. III. I cerkazkiani rifletterono a lungo, chiedendosi per cosa adoperare la nuova macchina, ma non era adatta ad alcun uso; di lei non si poteva fare nemmeno un corridoio, secondo la felice espressione di uno del paese. Dopo qualche tentennamento, i cerkazkiani dimostrarono ancora una volta la loro ingegnosità e si liberarono della macchina in un modo eccezionalmente acuto: la distrussero. PESCEDALCIELO Restammo oltremodo sorpresi quando vedemmo un delfino cadere dal cielo. Supponemmo che fosse stato sollevato in aria durante una violenta tempesta, e i più vecchi si ricordarono che una volta dal cielo erano cadute delle rane. L'avvenimento passò e non fece più scalpore, ma ebbe un seguito. Ogni mattina frotte e frotte di gatti si dirigevano verso il luogo dove era caduto il pesce. Da quel giorno era passato ormai molto tempo, del pesce non era rimasto nemmeno l'odore, ma i gatti continuavano ad ammucchiarsi, s'accovacciavano pazientemente e guardavano il cielo. Si moltiplicarono a tal punto, che coprirono e occuparono tutto il colle. Ogni tanto esplodevano sanguinosi litigi, ma nemmeno un gatto abbandonò il proprio posto, perché era certo che quando fosse caduto il pesce dal cielo nessun altro gatto gli avrebbe ceduto il suo. E mentre finisco di scrivere sulla pietra questa breve cronaca del seguito che ebbe quell'avvenimento, alle mie orecchie giunge da diverse direzioni un enorme miagolìo. (traduzione di Danilo Manera) Copyright Jordan Radickov 1985. 39

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