Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

36 Sebbene lei affermi di non essere un romanziere, i suoi romanzi sono splendidi: e tanto più sono tali in quanto differiscono l'uno dall'altro, rivelando ciascuno una propria ragion d'essere stilistica. Tuttavia, siccome lei si sente soprattutto un uomo di teatro, che cosa sta facendo ora in questo campo? Di recente ho scritto due nuovi lavori teatrali, molto diversi e in certo senso addirittura divergenti. Uno è Requiem fora Futuro/ogist (Requiem per un futurologo) l'altro A Play of Giants (Un dramma di giganti). Requiem per un futurologo è una risposta a quello che è un vero e proprio fenomeno sociale della Nigeria contemporanea, ossia la comparsa del personaggio che sfrutta l'ansia per il futuro, la degradazione del desiderio di potere così diffuso fra la gente. Nella Nigeria di oggi le condizioni sociali di rapida acculturazione, la scoperta del petrolio, il boom economico, la sete di ricchezza - una ricchezza che si vuole accumulare presto e senza fatica - hanno creato un diffuso sentimento di insoddisfazione, un'inquietudine e una vuota ansia; a tutto ciò contribuisce anche il cinismo del mondo esterno. Requiem per un futurologo ha a che vedere con le manifestazioni del potere, di qualsiasi genere sia questo potere, venga esso dall'est o dall'ovest; ma sempre posto in rapporto ali' Africa. Inoltre ho resuscitato quello che io chiamo il mio teatro di guerriglia, un teatro di strada, che si serve di testi brevi, di sketches. I gruppi vanno in certi posti, in luoghi abitati prescelti, e rappresentano delle scene d'argomento contemporaneo, velocemente, senza preavviso, allontanandosi subito, in modo da evitare i controlli. Avevo adottato questo tipo di teatro durante il periodo del governo dei civili, prima dell'ultimo colpo di stato militare, quando il Presidente di allora fu coinvolto nello scandalo del riso: le rappresentazioni si concludevano sempre con un lancio di riso sul pubblico, fatto dagli attori. Nell'Africa contemporanea - e più specialmente in Nigeria, dove lei vive e opera - il teatro ha un 'importante ruolo sociale? Oh, naturalmente - su questo non c'è dubbio, ha un ruolo importantissimo. Il teatro solleva questioni d'interesse comune, mette in scena problemi sociali, attira l'attenzione sui fatti di pubblico rilievo. E più la gente ride e si diverte, e più il teatro è efficace, più la partecipazione si fa intensa. Ogni forma di teatro ha questa funzione, in Nigeria, a partire dalla folk opera, l'opera popolare, che costituisce un genere tradizionale della cultura yoruba ed è molto amata dal nostro pubblico. L'opera popolare attinge anche a temi mitici, a soggetti biblici, oppure fa della satira sociale. Con queste parole, Wole Soyinka si alza sotridendo e si allontana, diritto, giovane, ironico, con soltanto quell'aureo/a di bianchi capelli crespi a indicare la sofferenza delle guerre cui si è opposto, del lungo carcerepatito, delle repressioni incombenti. L'indomani si presenterà al pubblico convenuto nell'aula magna de/l'Università dell'Aquila e lo aggredirà raffigurando in termini sardonici il contagio culturale filoamericano di cui gli sembra vittima l'Italia: anche questo paese, come il suo, è preda di un 'acculturazione neocolonialistica, dirà in brevi frasi taglienti. Per poi concludere che, forse, tutta la cultura è frutto di contagio.

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