Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

TREPOESIE Wole Soyinka Abikul Invano i vostri bracciali tracciano cerchi magici ai miei piedi: io sono Abiku, venuto e ritornato più e più volte. Debbo io piangere per capre e conchiglie, per olio di palma e cosparse ceneri? L'igname non germoglia amuleti per interrare le membra di Abiku. Così, quando la lumaca è bruciata nel guscio, affilate la scheggia rovente, marchiatemi a fondo nel petto - dovete poterlo riconoscere, Abiku, quando ritornerà ancora. Io sono i denti di scoiattolo, spezzato enigma della palma; ricordàtelo, e seppellitemi ancora più in fondo nel gonfio piede del dio. Per una e ripetute volte, senza età anche se vomito, e quando voi versate le libagioni, ogni dito mi indica la strada da cui son giunto, dove la terra è umida di lutto, bianca rugiada nutre gli uccelli, la sera invita il ragno, imprigionando mosche nella schiuma del vino; notte, e Abiku succhia l'olio delle lampade. Madri! Io sarò il supplice serpente attorto sulla soglia, e vostro sarà l'urlo che uccide. Il frutto più maturo è stato il più triste; dove io strisciavo, il tepore si raggrumava. In silenzio di ragnatele geme Abiku, formando grumi dal tuorlo. (da Idanre, 1967) 1 Bambino "revenant". Uno stesso bambino che muore e poi di nuovo ritorna più e più volte a tormentare la madre (credenza yoruba). Un esempio di tale credenza ricorre anche in Amos Tutuola, in La mia vita nel bosco degli spiriti (N.d. T.). Ai miei primi capelli bianchi Irsuti camini infernali, neri rantoli di tuono, incroci di selvatiche criniere di nubi - la mia testa, signore - striglia intinta in catrame, fossile lontano da dita di luce, sinché ... Sorti improvvisi come steli dopo la pioggia, leggeri come latte annacquato; come fulmini contratti in antenne di formica, rappresi dalla scena di febbrili grilli al sole... TRE CAPELLI BIANCHI! Fragili invasori del sottobosco, interpretano il tempo. Li guardo, ritorte ciocche vibranti, sotto una lente, lattiginosi presagi della canizie. Intessete dunque, oh, presto intessete la vostra falsa venerazione. Intrecciatemi ragnatele di saggezza invernale, un berretto da notte, e i brulicanti lustrini di una corona. (da /danre, 1967) Amleto Distillava i suoi dubbi, che sorgevano a bloccare e storpiare una decisione in fieri. La fiamma della passione si assopiva nel timor dell'errore, il disagio della mente generava indulgenza al malessere dello stato, spettri spaccavano le viscere della sua terra; seguendo le rotaie in una galleria di astrazioni, egli sezionava racconti come fossero "narrati da un idiota". Privo di passioni, mise in scena un teatro di passione per la colpa che volle assumere. La giustizia disperò. I giri e i rigiri della ragione danzarono al contrappunto del dovere sinché il tradimento incrinò la lastra della creta primigenia e allora la metafisica abdicò all'indugio del pensiero - ci volle il sale nella ferita, la "punta anch'essa avvelenata", per irrigidire il principe dei dubbi. (da A Shuttle in the Crypt, 1972) ( traduzione di Itala Vi van) Copyright Wole Soyinka.

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