Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

22 STORIE/FINDLEY ra un'esistenza quasi preistorica. Sacrifici di animali. Segregazione sessuale. Circoncisione rituale. Incredibili crudeltà. Il modo in cui si trattavano a vicenda - uccidevano gli animali - uccidevano i nemici. C'erano tre cose in particolare: tre cose che non dimenticherò mai. Una era la storia dei maiali. Le donne con i bambini vivevano in alloggi speciali - gruppi di donne e bambini - fino a quando i piccoli arrivavano a una certa età. E avevano dei maialini, capisci, addomesticati. Le donne, i bambini e i maiali vivevano tutti insieme e, a giudicare dal documentario, parevano abbastanza felici. Poi gli uomini decidevano che era arrivato il momento di fare un bel festino a base di maiale, andavano a prendere i maialini e li uccidevano. I maialini adorati dalle donne, capisci. E dai bambini. Ma solo gli uomini potevano mangiarli. Secondo loro la carne di maiale produceva uno speciale effetto magico. E così se ne tornavano - gli uomini - nei loro alloggi da scapoli dove arrostivano i maialini e restavano seduti in preda a magiche fantasticherie. Un'altra cosa era la storia delle donne che uccidevano i loro piccoli. Solo i maschi. Non sempre, però ... voglio dire, non è che uccidessero necessariamente tutti i maschi. Quello che devi sapere è che erano le donne a fare tutto il lavoro. La sola cosa che non facevano era andare a caccia. Ma tutto il resto veniva lasciato a loro, e dovevano fare tutto con i bambini più piccoli sulla schiena e gli altri intorno. Capisci anche tu che c'era da diventare pazze; tutti quei bambini e tutto quel lavoro, e poi, all'improvviso, arrivava il momento che una di loro scendeva giù al fiume. Dove procedeva ad annegare il maschio più piccolo. Non proprio spassionatamente - di certo con rabbia - ma all'improvviso: freddamente - metodicamente - senza rimorso. Era terribile. Si capiva che quella era la vendetta per il modo in cui gli uomini le costringevano a vivere e per quello che gli uomini facevano ai loro maiali. E poi c'era quest'altra cosa - la terza che ricordo. Ha a che fare con gli scapoli. Anche i mariti erano "scapoli". Entravano e uscivano dalla vita delle donne - si accoppiavano con loro - non "facevano all'amore", si accoppiavano, semplicemente, come animali. Rubavano i maiali e guardavano le donne - sempre da una certa distanza. C'erano queste capanne - ritiri - dove andavano a stare gli scapoli, su nelle montagne. C'erano anche dei recinti per i ragazzi in crescita. Ce li mettevano, non perché stessero con gli uomini, ma perché non stessero con le donne. E questo era una specie di privilegio. Un posto diverso dalle capanne sciatte e dai cortiletti affollati dove le donne vivevano con i maiali e i bambini, capisci. Gli uomini e i ragazzi facevano un sacco di giochi, di gare. Giocavano e ridevano. Avevano creato una cultura di totem maschili ... "Perché?" disse Conrad. "Paura," disse Michael. C'era questo, alla base di tutto. Paura. Disgusto, in parte, e una specie di mistica diffidenza nei confronti delle donne per via, delle mestruazioni. Ma anche un'infantile paura del potere delle donne, del potere di partorire. E questa paura era reale, e così chiara che le donne, pur segregate, degradate e diseredate, continuavano a schernire gli uomini. E a farla franca. Si mettevano sui pendii delle colline, a gruppi, e ridevano degli uomini chiusi nei recinti, sfidavano i ragazzi a uscir fuori e ad avere rapporti sessuali con loro. Li sfidavano con ogni sorta di gesti osceni, pittoreschi, sempre ridendo. E, naturalmente, i ragazzi non accettavano la sfida. Avevano paura. Si schermivano. Si nascondevano. Oppure uscivano dèi recinti in massa, una specie di esercito, e uccidevano i maiali. A volte, anche, facevano la guerra alle tribù vicine. Qualunque cosa, pur di non avvicinarsi alle donne. "Sei sicuro che fossero veramente le donne, quello di cui avevano paura?" Michael non rispose. Conrad alzò il tappo e l'acqua cominciò a scorrere verso lo scarico. Restò a guardarla calare, rivelare il corpo pallido, glabro. "Comunque, è così che vedo me stesso, ora," disse Michael. "Una specie di scapolo rituale, che vive in ritiro. Dileggiato dal fianco di una collina. Sorvegliato e osservato. Ma silenziosamente ... '' "E i maiali?" Michael pensò alle scenate con urla, porte sbattute, promesse. Pensò anche al silenzio col quale Olivia sembrava costantemente rimproverarlo. "Credo di averne ammazzato qualcuno," disse. "Ma non ho certo avuto il conforto di una fottutissima fantasticheria magica". Quel che era rimasto dell'acqua sparì nello scolo con un fortissimo risucchio. Conrad restò sdraiato nella vasca vuota, con il calice in mano e le dita dei piedi puntate verso l'alto. Dopo un attimo parlò e disse, "È così che hanno trovato mio padre. Esattamente tre anni fa. Il ventinove di aprile. Con i polsi tagliati." "Oggi è il ventotto," disse Michael. Fuori dalla porta del bagno Grendel vomitò i resti del tramezzino al tono di Mrs. Kemp. Erano le sei e quarantacinque. Gli ospiti dovevano arrivare alle otto e nessuno - tranne Rodney - sapeva ancora quanti o quali sarebbero stati. "Donrad vuole un uovo." "Ma si mangia tra un'ora e mezzo." "Non credo che voglia' mangiarlo," disse Michael. "Allora lo vuole lanciare addosso a qualcuno, è così?" Olivia stava aprendo i contenitori di Fenton's, e ne sistemava via via il contenuto dentro ciotole e vassoi. Rodney stava disponendo i fiori dentro vasi di cristallo sul ripiano della cucina. "Io so solo che vuole un uovo." "È per farsi una maschera facciale," disse Rodney. "Se hai un pennello da pasticciere, sarà meglio che mandi su an-

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