Linea d'ombra - anno II - n. 11 - settembre 1985

nell'esperienza; secondo quella che appare la condivisibile convinzione dell'autore, perché non ci sono più storia, avventura, esperienza. E però tornare al racconto per negarlo mi pare impresa già pregna di gusto di sconfitta. "Ogni pomeriggio alle cinque" il narratore di Storia di un apprendistato (che si svolge negli States) "doveva uscire a passeggiare, perché a quell'ora gli veniva da piangere"; tornato a Piacenza "ha finalmente accettato la sua situazione e non gli è più successo di piangere". Più che piangere e più che accettare e accettarsi, il narratore di Narratori delle pianure dovrebbe forse arrabbiarsi: per lo "stato delle cose": per la meschinità spesso turpe che la malinconia e la nebbia non riescono a nascondere del tutto - e farci davvero i conti, e guardarla in faccia. Credo che la sensibilità adatta all'oggi dovrebbe piuttosto arrotarsi le unghie che non compatire e simpatizzare. Altrimenti, si fa prigioniera di ciò che è, e rischia fortemente di scivolare in una patetica sensiblerie che consola la nostra mediocrità invece di svegliarci e aiutare a uscirne. La morte di Roll La morte di Heinrich Boli è stata giustamente commentata con ampiezza sulle pagine culturali della nostra stampa, e non solo su quelle, eppure ci è sembrato di notare nei giudizi positivi dati sul personaggio pubblico Boli come sulla sua opera una buona dose di ritrosia e di ambiguità. Si è insistito in sostanza "da destra e da sinistra" su Boli "coscienza critica della Germania", in qualche modo sminuendo l'importanza, la validità del Boli scrittore, dicendo anche esplicitamente che il Boli vigile polemista e coraggioso moralista non è riuscito a essere un "vero grande scrittore" (alla Mann, alla Musil). Certo, l'opera di Boli non sempre reggiunge il livello che è di molti suoi racconti, come quelli Umoristici e satirici o di li nano e la bambola ecc., e di alcuni romanzi, come Opinioni di un clown e Foto di gruppo con signora. Ma basterebbero questi titoli (quale scrittore nostro può annoverare altrettanti risultati, esclusi due o tre?) ad assicurare a Boli un posto di primissimo ordine in una storia della letteratura del nostro secolo, cosa che probabilmente a lui non avrebbe interessato poi tanto. Ma sarebbero stati possibili senza quel "moralismo", quella "presenza" e quella conoscenza della vita pubblica e privata del suo paese? Non riesco a veder mai nella sua opera uno iatQ tra l'uno e l'altro Boli (lo vedo semmai non nel passaggio dalla polemica al romanzo, ma lungo la sua vita, da romanzo a romanzo). L'"impegno" pubblico e politico non ha giovato probabilmente ad autori nostri come Pasolini, la cui passione civile è stata troppo autobiografica, soprattutto negli ultimi nni, per permettere risultati così netti come quelli di Accattone o La ricotta o delle poesie di prima del cinema; o a uno Sciascia, che ha dato, con rare eccezioni, una discutibile letteratura avvocatesca; e i due nostri maggiori scrittori, più o meno contemporanei di Boli, la Morante e Calvino (ci accorgiamo ahimé già oggi di quanto ci manchino e ci mancheranno i loro libri) hanno riservato alle opere il meglio del loro impegno, su sponde diverse che potremmo anche definire come l'una religiosa e l'altra laica, e comunque, a noi, dialetticamente indispensabili. E oggi poi, in quali autori cercare noi, esseri sociali che vogliono continuare a esserlo, confronto, stimolo, messa in crisi delle nostre misere verità e dei nostri miserabili compromessi? Di chi davvero fidarsi? (Escludo, in partenza, è ovvio, i tanti turiferari del sistema, i riaffermatori prezzolati dei suoi poteri, peraltro tutti "giornalisti".) Quella fusione di morale (quindi di morale politica) e di grande sintesi letteraria, cui alla letteratura è delegato il "dire di più" dell'intervento, si è fatta rarissima. (In alcuni poeti, la letteratura dice quasi sempre meno che non i loro interventi, anche in Germania). D'altra parte, il Boli che preferiamo è forse proprio l'ultimo, quello di Foto di gruppo: il più risolto, così anarchico e così alto e chiaro rispetto alle passioni precedenti, più dicotomiche, e così chiaro nell'additare l'irrecuperabile e nell'ampliare la sfera del recuperabile. Boli è sempre rimasto un "non riconciliato", un cristiano nemico di chiese e verità rivelate, un cittadino nemico del potere e dei poteri lucidissimo nell'individuarli. Alla lunga ci affascina di lui, e ci sembra la ragione vera che sostiene la sua grandezza, non tanto la commistione così spesso efficacissima tra il "politico" e il narratore, quanto quella tra il "politico" e il cristiano (che arrivò a distinguere, in quanto cattolico, tra il "corpo" e la "corporazione" della chiesa). Senza questa fusione non avremmo mai avuto i suoi racconti e tantomeno Foto di gruppo, che tuttavia è il libro che si spinge più avanti: riscoprendo anche nel corpo e nei suoi valori e nella comprensione delle vittime che già furono carnefici la chiave di una possibile liberazione di tutti il cui nemico, Boli non lo dimentica, resta das Kapital. OISCUSSIONE/FOFI PERRICORDARE CALVINO Per ricordare lo scrittore e amico Italo Calvino e onorarne in modo utile e concreto la memoria, le riviste "L'Indice" e "Linea d'ombra" hanno deciso di promuovere un premio destinato a un'opera prima di autore italiano. Essa può essere tanto letteraria che saggistica, purché fortemente attenta ai valori della scrittura in coerenza con le opere dello stesso Calvino. Non mancherà un'attenzione nei confronti di opere che contengano la dimensione fantastica o che si indirizzino allo studio della fiaba italiana. In tal modo i promotori si propongono di offrire un sostegno a un lavoro di qualità, perché sia sottratto agli abituali condizionamenti. L'autonomia del premio sarà garantita da una sottoscrizione aperta a tutti gli amici di Italo Calvino e agli estimatori della sua opera, oltreché - naturalmente - a tutti i lettori delle due riviste. Successivamente sarà costituita una giuria e sarà reso noto il regolamento del premio, che verrà consegnato entro il 1986. Coloro che sottoscriveranno saranno tempestivamente informati di ogni decisione riguardante il premio. La sottoscrizione è aperta sin d'ora. Si prega dicomunicare le adesioni alla redazione de "L'Indice" e di inviare contributi, anche minimi, in forma di assegno o versamento sul conto corrente 78826005, specificando sulla causale "Premio Italo Calvino". Aderiscono per primi: N. Ginzburg, C. Ginzburg, C. Cases, C. Segre, G. Fofi, D. Frigessi, E. Castelnuovo, F. Fortini, C. Garboli, M. Mila, N. Revelli, T. Pericoli, G. Celati, D. Del Giudice, L. Baranelli, F. Ciafaloni, L. De Federicis, C. Gorlier, G. Beccaria, G. Giudici. · Una rara immagine di Calvino nel '59. 17

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