Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

96 INCNIESTA/MAFFI sue commedie The Livingroom e Lew/11/11, un'altra è stata messa in scena <lai Café La Marna. The Masses Are Asses, la sua opera più recente, ancora una dissacrazione dei miti di status che travolgono una coppia immigrata, possiede un'evidente stru1tura sinfonica. E Pedro mi dice qualcosa di più, sul teatro, in questo bar irlandese che risuona di angosciosi psicodrammi in allo fra gli strelli séparé. Mi dice che il teatro è stata la salveua sua e di molti come lui, al ritorno dal Vietnam, straziati dentro e fuori, quando l'equilibrio mentale era solo un elastico teso allo spasimo. Scrivere, recitare per il teatro è stato una sorta di catarsi, per evitare di esplodere, di andare in frantumi, o semplicemente di spegnersi; un modo per rime11ersi in sintonia con la strada e il ghe110e il proprio mondo, con la vita d'ogni giorno nel dramma e nella tragedia, ma anche nella gioia, nell'assurdità, nella buffoneria. C'è un che di shakespeariano in tutto ciò. Dallora no'n sarà soprendente che l'anima dei nuyorican poets, lo scrittore forse più articolato e colto e raffinato, Miguel Algarìn, insegni Shakespeare alla Rutgers University. Algarìn è tradu11ore di Neruda, è poeta commediografo saggista, i: stato in Italia al Festival dei Poeti di Castelporziano, collabora alla "Revista Chicano-Riquena" che è il punto d'incontro di queste culture sommerse ed emergenti in terra d'America, ha curato insieme a Miguel Pinero un'antologiachiave per avvicinarsi a questi poeti. E soprattullo è il fondatore, a metà anni '70, del Nuyorican Poets' Café. che allora sorgeva al 505 della East 6th Street. Quando vado a trovarlo e ci trasferiamo subito nel suo "ufficio", un altro bar irlandese a11accato a casa sua nel cuore del Lower East Side, e popolato da pensionati con berretto a visiera e giaccone a scacchi, comprendo che cosa voglia dire "la strada" per chi vive e lavora e crea in questo quartiere. La "strada urbana", intendo; non la "strada" à la Kerouac. Intorno a quest"'uflicio", c'è lo S'11111/e, e oltre ad Algarìn abitano Chino di "Charas"e Miguel Pinero e Bimbo Rivas. Ci si chiama dalla strada, si vive nella strada. Non c'è bisogno di darsi appuntamenti, per incontrarsi. La strada è l'appuntamento: lì nascono gli scambi, le conoscenze, gli impegni, le storie, i traffici, i drammi, la poesia. Ci sistemiamo sugli alti sgabelli del bar e, tra uno scherzo e l'altro con la gufesca barista, Miguel dice: "Dovrebbe capitare Allen Ginsbcrg". E invece capita Pedro Pietri, e insieme mi parlano della loro poesia, del poeta come performer. di Puerto Rico e di Loisaida; e poi capita una troupe televisiva che li vuole intervistare. Algarìn mi chiede di uscire con loro, di dire due parole, mi racconta che l'operatore era uno dei giovani difficili del ghetto, un "irrecuperabile", uno di quelli costantemente cacciati di scuola; poi ha trovato questo lavoro, s'è trasformato, la distruttività è divenuta creatività. Penso a una poesia di Algarìn, Biologica/: "Puerto Rican / chi/dren / lwve nothing 10 / say in school. / Pedro said the / other day, /'ve/ got the D tra in/ running up my / /eg and the F train / in my crotch. / The teacher gave / him a demerit / and said 'Sit / down. He sai and / peed ali down/ his pants. The / teacher seni him / 10 the principal / /or incorregible / behavior. Pedro/ knewhehadnot/ beenunderstood./ PuertoRican / chi/dren / have nothing 10 / say in schoo/". Una testa da bambino capriccioso, i capelli precocemente d'argento, la voce squillante: Algarìn è la calamita e l'ago magnetico della poesia nuyorican. a11ira a sé e indica la direzione. Ed è il poeta che, pur essendo radicato nel Lower East Side e nella sua cultura, maggiormente esce d~ essi, verso dimensioni più ampie e intrecci più complessi. E una poesia cruda, la sua, brutale, esplicita, a volte morbosa e ossessiva, priva di sentimentalismi come privo lo è il mondo che evoca, decisa a portare alla luce con pena, dolore e, se necessario, nausea ciò che è nascosto, finto, negato. Baby Food: "she gave bir1h / gave 0111with child / she bore it nine 1110111'1 / be/ore con1rac1io11spushed it 0111 / illlo New York. / She'd been hospitalized / /or six days, / was glad 10get 0111, / went home. / fo1111dshe'd /eft her money al the e/inie,/ got desperate. / ran back 0111. / but fil'st she lay her baby down./ came back home / all(/fowul 1h01her German Shepherd. / six days into starvation. / had chewed her baby 10pieces. / its inners spla11eredover the jloor / her dog had lwd its mea/". Così, se Pedro Pietri rappresenta la buffoneria amara e surreale di questa cultura, Miguel Algarìn ne è la consapevolezza di sé, una consapevolezza che ogni tanto rischia la rarefazione, l'oscurità, fors'anche il compiacimento. E se, come dice Algarìn, "la definizione di strada dell'artista nuyorican è che egli crea ogni cosa dal nudo e crudo (raw) bene, non c'è definizione più ada11a a Miguel Pinero, il "poeta-bandito'' del Lower East Side. Fragile,emaciato, febbrile, lo sguardo dolcissimo tragicamente velato da una vita irregolare condoua ai margini della società, Miguel "Miky" Pinero è François Villone Arthur Rimbaud e Jean Genet, un angelo dannato nelle vie del ghe110, in lolla quotidiana per la

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