94 INCNIESTl/MAFFI va", e ne conserva la vitalità e lagrinta, in unasituazione che è ben diversa da quella degli anni '60. In realtà, Jack Scully, l'"East Villagcr" e la cooperativa Everythitrg for Everybody sono un'unica cosa: un'altra stru11ura spontanea di supporto a Loisaida. La cooperativa dove lavora Jack e nasce il giornale è un bugigattolo traboccante di abiti smessi, di ogge11idi seconda e terza mano, di cibo in scatola, di frutta e verdura che non hanno certo il tempo di andare a male. E parlare con Jack è complicato perchè si è continuamente interrotli da gente che ha bisogno di un paio di scarpe, di un barattolo di fagioli, di qualunque cosa. Con l'aiuto di giornalisti free lance. come Jane Osmcrs che lavora alla New York University, l'"East Villager"è uno degli esempi migliori della capacità di autorganizzazione e di apertura all'esterno di Loisaida; riesce a conservare un equilibrio prezioso fra la comunità del quartiere e le coteries artistiche che ne abitano la periferia. Ma i giornali non bastano. Per difendere la propria identità, per organizzare una risposta compatta, sono necessari luoghi d"incontro, punti di riferimento e di aggregazione. "Charas" è forse il più importante; certo è il luogo storico di Loisaida. Ha sede nell'enorme edificio di una scuola abbandonata, ribattezzato "El Bohio" (la catapecchia), cd è mandato avanti da un pugno di arrivisti pan-time ("Charas" è riuscita con gli anni a strappare una sovvenzione all'amministrazione ci11adina) e da uno stuolo di volontari del quartiere. Lo dirige Chino Garcia, un portoricano grande e grosso con una testa alla Carlo Marx, che mc ne racconta la storia nel caratteristico idioma nuyorican: .. cominciammo vent'anni fa, eravamo molto giovani, teen-agers. sai, 18, 15, 16 anni ... cominciammo a lavorare, molto ... quasi tutti venivamo da street-gangs. sai ... bande giovanili ... un sacco di tensione, c'era, allora ... siamo finiti dentro spesso ... E allora, poi, c'era già qui questa struttura organizzata, della banda, un gruppo, sai... e così a un certo punto ci trasformammo in un'organizzazione vera e propria, legale, mettemmo su un sacco di programmi educativi per i giovani, teatro, un saccodi attività davvero, una quantità incredibile di iniziative ...". Chino mi parla di quegli anni, della battaglia per conservare l'omogeneità e la coerenza del gruppo contro chi cercava di farlo diventare qualche altra cosa, magari con l'obict1ivo di far soldi all'interno della comunità: "eravamo un gruppo di ragazzi di estrazione proletaria ... eravamo l'espressione del quartiere ... abbiamo fallo in modo di re tare così...". In origine si chiamavano The Real Great Society (uno sberleffo al presidente Johnson e alla retorica della "Grande Società"); poi, fine anni '60, cambiano nome e diventano "Charas", sommando le iniziali dei nomi dei principali organizzatori. È interessante, a questo punto, quel che Chino mi dice degli Young Lords (qualcosa che in seguito ritroverò nelle parole del poeta Pedro Pictri): erano certo l'organizzazione maggioritaria fra i Portoricani, attiravano molti giovani, soprat1u110 per i loro discorsi estremamente radicali, per il loro life-style. Ma quel loro modo di portar la politica nei ghetti era meccanico, forzato, non riusciva a tener conto della realtà effct1iva della gente cui si rivolgevano. Finivano per allontanare, alla lunga, invece di avvicinare e coinvolgere. Chino mi ricorda che gli Young Lords sono stati spazzati via dalla repressione; ma la ragione della sconfitta va almeno in parte ricercata anche in questa loro incapacità di rapportarsi alla situazione reale, di impiantare organismi in grado di aggregare la popolazione del ghetto in termini non puramente ideologici. In questo, "Charas" ha avuto più successo dei Lords. Il fatto stesso che operi da vent'anni ne dimostra la vitalità: "dcvi fare un sacco di lavoro, di educazione, di organizzazione... non puoi chiudere gli occhi, se li chiudi loro ti saltano addosso ... devi continuare a lavorare". E questo vuol dire che, in un panorama politico come quello statunitense (ma non solo) che assomiglia a una terra bruciata, il lavoro di "Charas" e gruppi affini è squisitamente politico: in forme diverse, tiene in vita "la politica" attraverso anni bui, rappresenta un filo che non si spezza. D che "Charas" sia un punto di aggregazione nel ghetto è un fatto. Nell'enorme edificio abbandonato dal comune, e occupato intorno alla metà degli anni '70, ci sono due teatri e una sala per proiezioni, stanze per mostre e riunioni. Di qui, passa gran parte della vita pubblica del quartiere: la resistenza agli sfratti, la controinformazione sulla droga, sul nucleare, sulle violenze poliziesche, l'auività educativa per i bambini, le grandi feste estive, le rassegne di jazz e fusion, gli incontri con altri gruppi analoghi ... Con "Charas" hanno lavorato in passato gruppi teatrali come il Bread and Puppet Theater, una delle compagnie storiche del uovo Teatro Americano; e con "Charas" lavorano la redazione di "The Quality ofLife in Loisaida", e poi Marlis Momber la fotografa, e Bimbo Rivas, meccanico, muratore, poeta, comn1cdiografo e musicista, forse la figura più caratteristica del mondo creativo che ruota attorno a questo centro sociale. Con Bimbo parlo a lungo una sera, al benefit party per l'acquisto di un nuovo proiettore per il cinc<lub (che proielta Jonas Mekas e David Griffith, un classico del cinema underground come Pu/1 My Daisy e gli esperimenti cinematografici dei tcen-agcrs del quartiere). Siamo sull'ampia terrazza che dà il nome al contiguo teal ro; dentro, il volume della musica suonata da Danny & the Bleeders impedisce di parlare e di ascoltare, fuori la stellata è splendida ma soffia un vento gelido d'inizio ottobre. Bimbo si stringe nel poncho e meni re mangiamo pesce fritto e dolci portoricani mi parla di Loisaida. della comunità internazionale che la compone. del ruolo di questa generazione di artisti che trovano le ragioni e i materiali della propria arte nella vita d'ogni giorno e nel legame costante con il quartiere di cui fanno parte, della disoccupazione tremenda e dei suoi effetii non solo materiali (Bimbo Rivas: "A Job I A simple job I A piace 10meet 1/reday head 011 / 11•i1/rforceand vigor I ... I Ajob 10make me stop whishingfor an early grave I A job I A job I I NEED A JOB TODA l'... "), del rapporto con Puerto Rico ("'veniamo di lì, ma ora viviamo a Loisaida, qui, e questo è il nostro posto ... "). E mi parla delle sue "bombe", le commedie
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