di Antigone e il "diritto del giorno", la legge dello Stato e del governo di Creonte. Goethe addirittura ha visto nella tragedia di Sofocle, contro l'interpretazione hegeliana, piuttosto uno scontro di umane passioni che non di figure del diritto. Dunque, non ha senso assumere un punto di vista di Antigone, del diritto naturale, contro Creante, il diritto positivo e la legge scritta dello Stato. Dobbiamo invece capire le ragioni - e rimuoverle per quanto ci è possibile - per le quali Creante, che inizialmente, per riprendere i termini hegeliani, non è un tiranno, ma proprio una forza morale, diventa invece nello sviluppo della propria - apparentemente del tutto coerente - posizione appunto un tiranno. Lo diventa esanamente perché non è capace - e quando lo sarà, è ormai troppo tardi - di capire ed assumere nel proprio punto di vista le ragioni di Antigone, ragioni che non sono immediatamente contro Crconte, ma che si riferiscono ad una sfera diversa - la pietà, la nonviolenza, l'amore - cta quella rappresentata nella legge scritta. Fin qui il mito, o meglio l'interpretazione del mito. Venendo a noi, allora riferirsi ad Antigone non può voler dire ingenuo schieramento (e riconoscimento esclusivo) delle ragioni del diritto naturale contro la legge dello Stato. Né tantomeno vuol dire identificarsi con la posizione, per esempio, della dissociazione dal terrorismo. Certo, queste posizioni e la relativa prospettiva di una legislazione favorevole alla dissociazione sono obiettivamente quelle più idonee a una soluzione politica - e nonviolenta - della fuoriuscita dal terrorismo. Soprattutto, si tratta di una soluzione politica in cui viene superata la soluzione, tutta militare, poliziesca, carceraria propria della fase della crisi decisiva del partito armato e della legge sui pentiti. Riferirsi ad Antigone signifi ca, allora, assumere un atteggiamento affatto razionale, risalire dal carcere alla pena alla colpa, per capire e modificare i processi che ad esiti tragici hanno condotto. Più che nei dissociati dal terrorismo, un' Antigone moderna preferiamo ravvisarla in Simone Weil, la quale del resto esplicitamente si identifica nell'eroina di Sofocle. È comunque inaccettabile, e privo di ogni autentica motivazione morale, che venga chiamata in causa la tragedia delle vittime del terrorismo e il dolore di parenti e amici delle vittime, ogni volta che si propone la discussione su questi temi e sull'uscita dall'emergenza. Ma il problema è proprio quello di andare oltre la logica puramente emotiva e penale: non la, sia pur motivata e giustificata, riparazione, ma innanzitutto la rimozione delle cause del delitto. Altrimenti lo Stato, lo stesso diritto finiscono con l'assumere questo carattere vendicativo e svelano, aggravandola, la propria origine nella forza e nella violenza. Del resto, non sono forse venute proprio da parenti delle vittime invocazioni all'amore ed alla pietà più che alla vendetta? Proprio come Antigone, che non era neppure cristiana. VERDE"BRAZIL" Emanuele Vinassa de Regny In poco più di un anno mi è capitato di lavorare al progetto e alla realizzazione di due libri strettamente legati ai temi degli ambientalisti. Uno, nuovissimo, Tempi storici. tempi biologici di Enzo Tiezzi, è uscito in dicembre e ha avuto un notevole successo; l'altro, di prossima uscita, è la riedizione critica (con il contributo di due "padri" dell'ecologia italiana, Giorgio Nebbia e Virginio Bettini) di un classico, Il cerchio da chiudere di Barry Commoner, il testo base dell'ecologia politica, ancora molto richiesto ma da tempo esaurito. Si tratta di due libri decisamente interessanti, l'uno affascinante rilettura in chiave storicoletteraria dei temi dell'ecologia e delle loro radici nelle culture popolari, l'altro folgorante intuizione sui condizionamenti ecoDISCUSSIONE/VINASSA nomici della politica ambientale, con in oiù un "ripensamento" sul tema a 13 anni di distanza dalla prima comparsa di questo testo, "ripensamento" dell'autore e dei curatori italiani. Mi è capitato anche di leggere un libro di una storica della scienza statunitense, Caroline Merchant, The death of nalllre (Harper & Row, New York 1984), che, con una stringata analisi di documenti storici, traccia un parallelo affascinante, anche se apparentemente stravagante: a partire dalla rivoluzione industriale, lo sfruttamento della natura è andato di pari passo allo sfruttamento della donna. Del paragone donna-natura non se ne può più, ha recentemente osservato Ida Magli ("la Repubblica", 23 aprile 1985), ma in questo caso il raffronto mi sembra azzeccato. Questo preambolo serve solo a dire che anche chi si occupa di saggistica scientifica, e non solo chi si occupa di romanzi, si lascia andare alle mode, anche se non sempre le condivide. D'altronde il mercato è quello che è (anche se meno stupido e più ricettivo di quanto non pensino gli editori e gli editoriali, e i tonfi di certi libri sulle tematiche ambientalistiche sono lì a dimostrarlo) e si deve pur vendere! Motivi "storici", ma anche affettivi, mi legano a una particolare visione dei temi ecologici, la visione che il "Sapere" di Giulio Maccacaro sintetizzava con l'endiadi ambiente e potere. Una visione scientifica e politica, non una fantasia verde. La collaborazione a "Sapere", appunto, e la lettura - purtroppo lontana - di un bellissimo libro, anche questo scritto da una donna ormai dimenticato: Primavera silenzios~, di Rachel Carson (Feltrinelli, I 966). A queste radici mi faceva pensare il boom dei verdi, e non quello politico (che è ancora da vedere) e neppure quello operativo-applicativo (genere "riappropriamoci della città"), ma semplicemente il boom della "filosofia" verde. Esemplifico cosa intendo per "filosofia" verde. Qualche tempo fa "il Manifesto" ha fornito un ottimo panorama in più parti del fenomeno verde e l'ha poi corredato di una scheda bibliografica (tra l'altro piena di citazioni errate) che definire demenziale è poco. L'unico che ha scritto rilevando carenze è un signore che ha lamentato l'assenza dalla scheda dei testi di Gandhi, Capitini, Lanza del Vasto ecc. Più chiaramente, nella "filosofia" verde ci sta tutto, così come tra i verdi c'è dì tutto, sotto l'etichetta "verde" passa di tutto. E a me sembra eccessivo. Naturalmente dò per scontato che non si tratta di malafede, ma semplicemente di ingenuità e confusione mentale. Del resto, e 9
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