Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

saltasse su, improvvisa, così come sempre. E adesso ne era felice. Sì, lui, il suo mortale nemico, vedeva in quella fissità vertiginosa il piccolo, impercenibile fremito che precede la fuga nel panico. "Finalmente", disse fra sé, "ti terrò stretta nelle mie mani. Basta un gesto, e sarai mia per sempre." Col cuore in gola, Ganz sollevò il recipiente di vetro che gli stava davanti. Cosi la mosca scivolò giù con il dorso contro il fondo della bo11iglia. Prova dell'esistenza di Dio Ganz desiderava una cosa: una biciclella da uomo con la sella da corsa. Ogni sera, dopo cena, andava nel cortile a vedere se c'era. Trallenendo il respiro, spalancava di colpo la porta e vedeva contro il muro il posto vuoto della biciclella. Gesù non aveva fallo il miracolo. Ganz fece voto di non masturbarsi mai più. Passò quanro se11imane d'inferno, finché una sera;dopo cena, andò in cortile. Col cuore in gola spalancò la porta sul posto sempre pronto ad accogliere la bicicletta. In religioso silenzio estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni il cartoncino a quadrelli con i trenta fiorelli del mese, e lo fece a piccoli pezzi. Si avvicinò al muro dove era appoggiata una bici arancione, cromata e inesistente. Salì sulla sella da corsa, sfilò dalle asole due bolloni e li, in piedi, fece un allo impuro. Dopo qualche anno, Ganz ebbe in regalo una biciclella da uomo arancione, cromata e con la sella da corsa. Sollo lo sguardo invitante del padre andò in cortile. E mentre simulava la sorpres~ fece un'importante scoperta per il suo futuro. Ganz aveva ricevuto da Dio il grande privilegio di ollenere le cose quando non le desidera più. Sintomì di ,·ìta Era tornato in montagna per una vacanza d'estate. La nolle non riusciva a dormire che sonni agitati dal passato di un uomo politico caduto in disgrazia, al quale Ganz aveva legato le proprie fortune per diverso teinpo. La mauina usciva presto dal leuo e spalancava la finestra a oriente. Così accadde che una bella giornata di sole imminente infilò i vestiti e non si lavò, scese le scale, sali in macchina e innestò una marcia lenta per la località di M... Il centro turistico alpestre stava aprendo negozio.quando Ganz scese dall'automobile. Girò intorno alla chiesa arcipretale per guardarsi le facce, finché vide la sua brulla cera nella vetrata tersa di un bar. Entrò verso il banco e sorbi un caffè doppio e nero, con tanfo laue intero e schiumoso. Comprò sigarelle con filtro e se ne accese subito una. Presto senti una mossa di corpo e si ritirò dagli sguardi degli avventori per abbandonarsi al primo sintomo di vita della giornata. Uscito, prese il giornale all'edicola. Aprì e chinò la testa sulla colonna dei necrologi aspirandola come narcotico mentre doppiava l'angolo nord della chiesa. Alle spalle una voce SlORIE/ZORZI chiamò debolmente: "Signore, Signore ... " Ganz ruotò il fisico di mezzo angolo giro. E il vecchio immobile prosegui osservato: "Signore. sto giù al ricovero ... Datemi qualcosa per un caffè ... Sto giù al ricovero ... Sarebbe meglio morire." Ganz tastò in tasca ancora due banconote di piccolo taglio: una per uno e Dio per tulli. Il vecchio parti in linea rclla per il banco del bar. G~nz prese una 1raie11oriapiù ampia e arcuata nel centro 1t1ristico. Passò d11van1ia una cabina telefonica libera. Doveva parlare con l'uomo politico caduto in disgrazia nella località balneare di N... Non lo fece. Si fermò a contemplare nella vetrina del farmacista i fragili accessori di vetro di un apparecchio per aerosol. Il farmacista stava tirando su la serranda d'entrata e lo guardò driuo, un momento, negli occhi. Lo aveva riconosciuto? Difficile dirlo, perché l'alleggiamento della bocca al riso per rendersi amabile era scomparso. Era rimasto soltanto lo spasmo indelebile dei muscoli facci.ali, omogeneizzato nella sciarpa di grasso che scivolava giù nella morsa della cravalla. Quanti grammi di adipe al giorno in dodici anni di matrimo-. nio riuscito, signor farmacista'' Ganz si palpò sotto il mento e si senti un po' meno malvagio. "Serve qualcosa, signore?" disse il farmacista. "È felice sua moglie?" disse Ganz. "Farabu110, sei tu!" ansimò il farmacista. "Speziale'" ringhiò Ganz e volse le spalle riaprendo il giornale alla sezione necrologi e narcotici freschi di stampa, intanto che l'altro arrancava con la chiave a stella nella serratura del proprio esercizio. La bella moglie del farmacista forse dormiva o preparava la colazione ai bambini. al piano di sopra. Ma il suo caso è meglio lasciarlo nel luogo dei futuri non realizzati di Ganz. Lasciamola stare, a letto o in cucina o altrove, perché la storia continua e non è ancora finita. Ganz ebbe cosi occasione di abbandonarsi al secondo sintomo di vita della giornata che era davanti alla macelleria di fronte al caffè. Dalla porta del bar vide uscire il vecchio beneficiario del denaro di Ganz. Aveva in bocca il gu·s10del caffè nero e correuo, e fra le labbra faceva bella figura una sigareua. Dopo pochi passi, l'uomo si fermò in mezzo alla piazza e sfregò sul ruvido della scatola un fiammifero, descrivendo un perfc110 arco di cerchio terminante nell'estremità libera della miccia. Soddisfallo della prima boccata chissà da quanto tempo, riprese la marcia trionfale infilando il pacchetto nei pantaloni, e compunto sfilò davanti a Ganz fermo e certo in attesa d'un cenno di riconoscimento. Ma la riconoscenza, come sempre e perciò anche quel giorno, non si fece vedere. "Per fortuna non ti ha neanche visto", consolò Ganz mentalmente sé stesso, palpando in tasca la banconota rimasta. E sorrise e si chiese se con l'altra aveva prolungato d'tm giorno l'agonia di un uomo, oppure reso felice un giorno in meno d'agonia di quel disfraziato che sarebbe finito dri110in ciclo ad aiutare a fare i tuoni. Questo fu il terzo e più misterioso sintomo di vita di quella giornata di Ganz. 89

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