Quel campo di roulolles, cristo! Guardava spocchioso antichi boschelli di eucalipto e mortifere ville liberty tra Portici e Bellavista (si pensi al nome!), li dove gli inglesi amavano soggiornare per non sentire il lezzo della capitale. Ora vi erano nuovi ricchi e commercianti di fiori finti, e dai telli di embrici spenzolavano bouganvillee moribonde, quando non si scorgeva il vessillo della locale squadra di base-ba li, un orifiamma di verde e di rosso ciliegia, ad ammonirci sulla forza irresistibile delle mazze tornite e dei guantoni gialli di cuoio. I tenucci delle roulones occhieggiavano dal muro di cinta, con le loro superfici luminose sollo il sole, i comignoli pronti a servire fumi di hamburger, i sopraccigli degli oblò inarcati a interrogare i futuri destini del turismo pendolare. Nel tramonto, quando una lenza di vento si sollevava dal mare, venivano intere famiglie a curiosare, trepidi viaggiatori in pectore, pronti a spulciare tra le brandine a due piazze e a benedire il signore per tanta effervescenza tecnologica. Vi era il babbo e vi era la figliola con gli occhi desiderosi, un cerbiatto pieno di voglia di vivere, mentre la mamma, più dimessa e preoccupata degli infiniti problemi quotidiani,seguiva mogia e distante, col figliolello che mordeva la gonna come un cagnina in vena di scherzare. Splendido Agamennone orgoglioso della sua muscolatura come del color bronzeo del corpo, l'uomo girava intorno alla roulone affondata nell'erba, così come un guerriero avrebbe girato intorno al suo carro falcato. "Dove mi porterai, babbo'" chiedeva improvvisamente l'efeba tredicenne tirando la camicia scamiciata del padre. "Lontano, lontano di qui. Noi dobbiamo partire per un lungo viaggio!" "Ma quando partiremo e come?"" L'uomo scoteva la testa, accennando vaghissimamente a un'ansia impronunciabile tra lzmire Istanbul, di là dell'Egeo, a un villaggio trincerato e nascosto tra gli ulivi, dove i bonifici e le carte di credito sono l'unico, leginimo lasciapassare per gli Inferi. Lì, nel paese dei Cimmeri, non lo anendevano che sonnacchiosi pomeriggi su di una ghiaiena lambita dall'onda, dinanzi alla moglie che sferruzza coi capezzoli al sole e la treccia bruna sulla spalla, mentre i figli guardando il mare infinito sorbiscono innocenti bevande ipocaloriche. Lì avrebbe risolto i suoi cruciverba, leno i giornali con cui aveva avvolto le posate, riparato il congelatore, svuotato il bugliolo come un ladro notturno, mentre la luna correva alta nel cielo ... Lì avrebbe pensato a musei non visitati, alla sabbia degli anfiteatri non calpestati, alle piccole, meravigliose rinunce di cui ogni turista va ftcro: nonvedere,non sentire,non capire ... "Eppure ..." "Eppure?" chiedeva preoccupata la moglie, poggiando il capo mozzo sull'oblò vermiglio dell'automobilistica cucina. Eppure, tra il precorrimento di quel sogno e la sua realizzazione v'era l'orrido presente! La roulone era un corpo nudo da agghindare, la mota doveva trasformarsi in metallo nobile, ma ciò avrebbe dato fondo a tulle le loro ricchezze. "Il fondo del barile non può impunemente raschiarsi!" S10111/LAMBIASE "Ma cosa ci occorre?" chiedeva la piccola donna spaventata. Agamennone ruggiva. Nei momenti spiacevoli ruggiva sempre a quel modo, mentre il bambino si inabissava nel corpo della madre. Carezzando coi polpastrelli la lamiera abbagliante, cominciava ad enumerare tullo ciò di cui avrebbero avuto bisogno per le loro transumanze. Lo scaldavivande, certo, ma anche l'olio di tartaruga per la pelle, le forcine per la mcssinpiega, le piastrine Sterminio, l'estintore di incen 7 dio. Tanti problemi, altrellante soluzioni, come si poteva evincere dai cataloghi della dilla Camping o dalla stessa esposizione ercolanense. Sono un tendone di circo appositamente sistemato tra le roulolles e le navi ammiraglie, si potevano ammirare infani i più bei ritrovati della scienza del turismo vagolanteed economico. Ma l'oggeno più abbagliante, l'arredo più sacro e mitico di quel campionario merceologico, era una piccola mascherina dorata da poggiarsi sul naso per difendersi dal cocente sole orientale. Due calolline cave da calare sull'orbita esposta ai dardi ultraviolelli, due affettuosi sortilegi di plastica brunita che Agamennone volle ammirare a lungo pur senza toccarli, già immaginandosi nell'arena cocente dinanzi a un anfiteatro di colline, l'irruenza dei muscoli abbandonata per un momento, mentre l'onda dell'Egeo blandamente murmurava ai suoi piedi. A questo punto la moglie appoggiava la testa arruffata sul bicipite. Mellendo da parte i fantasmi domestici, era anche lei - una volta tanto - dominata da quel sogno immarcescibile di grandezza. Sì, avrebbe esposto i suoi capezzoli chiazzati di vino al cielo luminoso, avrebbe messo le uova del pic-nic sollo la sabbia, si sarebbe bunata nelle acque schiumose per un brivido di contentezza. E alla sera, quando i figli fossero caduti nelle braccia di Morfeo, avrebbe streno il suo forte uomo nella brandina ingobbita di quella casuccia sballonzolante -perché così si fa nelle noni d'estate! - e avrebbe amato e avrebbe pianto, ringraziando gli dei per quel nusso così dolce di felicità. Fole, sogni! Era tullo così semplice e domestico? Sarebbe stato tullo così facile? E se nel momento del congedo si fossero ricordati d'aver dimenticato, per superficialità, per ignoranza, il faro antinebbia o le pasticche per dar fuoco ai carboni? Perchè la tragedia di loro ulissidi moderni è che ogni cosa poteva sembrare supernua e ridondante, eppure ogni cosa, nel corso di quelle peripezie, mostrare improvvisamente il volto orrifico della Necessità. Bastava un nonnulla per mutare un'allegra vacanza 'in un disperato errare in paesi sconosciuti. Correvano il pericolo di approdare in villaggi anatolici come degli straccioni di lusso, perché la ghiacciaia si rifiutava di adempiere il suo umile servigio, perché il bugliolo restituiva con un brontolio sordo ciò che gli veniva donato, perché la radio tossiva coi polmoni asfit1ici, laddove un giorno aveva incantato il vicinato con la sua stentorea e flautata potenza ... In quel campo rampollavano deliri covati per tullo l'inverno, ed a nulla valeva l'antica saggezza ammonitrice delle colonne mozze e dei peristili coperti di muffa e di glicine. Le roulo11es al sole erano più tangibili delle erme bifronti, dei 85
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==