Gérard Brach, sceneggiatore con lose/iani di I favoriti della luna. le sue proposte. Questo permette di concentrarsi meglio, mentre certi operatori ti ossessionano con le loro idee di angolazioni bizzarre o di movimenti in tutte le direzioni. Non mi piacciono le "belle immagini". Il cinema non è la pittura, la bella immagine fa perdere il ritmo. Dopo aver visto Ivan il terribile di Ejzenstejn si è affascinati più da valori plastici che dai fatti narrati. L'impressione del "ben fatto" la vince sull'emozione e sulla passione. Che obiettivi hai usato? Di solito tra il 28 e il 75. Mi piace molto il 50. E non mi servo mai dei grandi obiettivi. Lo zoom è più economico, ma è la morte. Ho trovato un sistema: faccio un forte movimento davanti allo zoom e il cambiamento di focale passa inosservato. Hai fatto molte riprese? No, pochissime. Due o tre al massimo. Invece sono arrivato a girare fino a venti inquadrature al giorno. Se tutto è chiaro e semplice, girare è facile. Questo film avrebbe potuto costare moltissimo, ma abbiamo organizzato benissimo il nostro tempo e l'équipe era molto responsabile e molto abile. C'è invece gente che non sa affatto lavorare. Contrariamente a quanto accade in Georgia, ho scoperto persone che vengono al lavoro come degli impiegati. A casa mia, posso contare sull'amore per il mestiere. Qui esiste, ma raramente. Quel che ammazza tutto, è la mentalità sindacalistica. Al confronto con un operaio della Renault, un operaio del cinema guadagna cinque volte di più, e non è affatto giusto. Ma io, in confronto a loro, guadagno cinque volte di meno, anche se è il mio problema, è il mio film e potrei anche farlo gratuitamente ... Qui i tecnici del cinema chiedono sempre più soldi. Da noi guadagnano al massimo cento rubli al mese ma sanno che non è possibile guadagnare più di così, e non protestano. Quel che resta è dunque amare o no il proprio mestiere. Quando la motivazione è l'arricchimento, il punto di vista cambia. E poi quel che è importante in Georgia è che mentre si gira e dopo che si è girata una scena tutti quanti bevono. Si è sempre leggermente allegri. Qui, mai. Mi ha stupito anche il missaggio. Sono caduto su un missatore considerato un grande professionista. Il missaggio, cos'è mai? È come qualsiasi amplificatore, però con molti bottoni; ci sono gli acuti e i gravi, il volume più o meno debole. E sedici piste. E basta. Ma i missatori considerano tutto questo come un segreto così grande che non si ha il diritto di toccare un bottone, solo loro lo sanno fare. Secondo me è un falso segreto, perché ho sempre missato io i miei film e il risultato non faceva affatto schifo. Ma quando lui missa, prima che capisca cosa mi serve, prima che nella sua testa la mia indicazione cominci a agire, prima che corregga, prima che rettifichi, passa un tempo assurdo. E soprattutto perché non ha mai visto il film e non sa in che direzione va. Però è molto contento, ed è pagato mille franchi all'ora. Sono stato costretto a missare una seconda volta, con lui alle costole, e poiché continuava a non funzionare, ho dovuto cambiare missatore e missare una terza volta. Quanto al montaggio, sono riuscito a riportare una piccola vittoria in rapporto alla tradizione francese. In generale succede che la montatrice stia seduta davanti alla moviola col regista alle spalle che dice: "Stop!", "Avanti!", "Che ne pensa?" ... E lei taglia. Anche questo è un grande segreto, solo lei è in grado di tagliare. lo invece la pellicola la devo proprio toccare, e il film montarlo proprio io. La montatrice era molto simpatica e ha accettato che così fosse. Per me una montatrice è questo: un'amica che capisce cosa si vuole, che dialoga, non qualcuno che monta il film mentre il regista passeggia nei dintorni. Somiglia al lavoro con lo sceneggiatore? Si. Con Brach è semplice, perché prima di tutto è qualcuno con cui è molto piacevole parlare. Brach mi ha dato molto, ha visto quali avvenimenti potevano accadere in Francia e quali no. Per esempio, nella prima sceneggiatura c'erano molte mance. Come da noi in Georgia. Il sistema della mancia esiste nei paesi in cui la gente non ha paura di darla perché sa che tutti sono corrotti. Questo crea una certa fiducia: si sa che non si verrà denunciati. A Parigi, la prima volta che mi è capitato di bruciare un semaforo e che un vigile mi ha bloccato, ho tirato fuori un biglietto da cento franchi. È rimasto sbalordito, e per fortuna non ha capito; mi ha detto "Non è questo il libretto di circolazione!" (traduzione di Saverio Esposito) Copyright Miche! Cirnent - Positif, 1984. 69
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