64 Otar loseliani. FRENCCHOMEDY INCONTRCO NOTARIOSELIANI a cura di Miche/ Ciment li titolo del tuo film, l favoriti della luna, è misterioso. Hai già il titolo in testa, quando prepari un film, o lo trovi dopo? Sempre alla fine del montaggio, e a volte anche dopo. So bene che avere un titolo è come aver già fallo metà di un film, ma a me non è mai capitato. Poiché qui il tema era quello del furto in generale, ho voluto "rubare" il titolo a qualcuno, ma quello che ho trovato, purtroppo, non mi piace, perché pseudoromantico e pseudopoetico. Volevo trovare qualcosa d'altro, ma era ormai troppo tardi, la macchina del lancio si era già messa in moto. L'ho trovato leggendo per mia figlia che preparava un esame l'Enrico IV: "Perché ci chiamano ladri? Noi che siamo le guardie di Diana nella foresta, i cavalieri delle tenebre, i favoriti della luna". Avrei preferito un doppio titolo: Dodici ladri, o I favoriti della luna, che avrebbe attenuato l'aspetto poetico e indicato quello della commedia. Per l'estero, d'altronde, volevo che si chiamasse French Comedy. La prima idea del film ti è venula in Georgia? Sì, Valmarana mi aveva proposto di fare un film per la RAI. Era un'occasione per girare da qualche parte, e avevo da parecchio tempo l'idea di una storia dove più destini si incrociassero. Ho scritto ventitre pagine che, grosso modo, sono già il film. Poi il progetto italiano è fallito e sono stato contattato dalla Gaumont. Ho proposto questo trattamento, ma non ci hanno capito niente e mi hanno chiesto di spiegare in tre pagine chi ama chi, e per cosa si batte, e chi è che muore. E questo mi era impossibile. Più tardi Pierre-André Boutang mi ha fallo conoscere Gérard Brach, con il quale ho cominciato a lavorare. Brach ha serino una sceneggiatura molto impressionista, a partire dalla pagine che gli avevo dato, e io me ne sono tornato a casa. La Commissione francese per l'anticipo sugli incassi ha rifiutato il progetto, ma ci ha dato una seconda possibilità. Sono tornato in Francia, e Brache io ci siamo messi a lavorare assieme. E stavolta abbiamo ottenuto l'anticipo. Ma abbiamo dovuto lavorare di nuovo e rivedere tutto quando il film è stato concretamente progettato. Ho fatto uno storyboard, come è mia abitudine, e stavolta di trecentoventi disegni. Il montaggio non ha cambiato molto la struttura della storia, se si eccettua che le sequenze erano molto più lunghe e che io le ho tagliate dal punto di vista del ritmo. Sono sequenze-quadri, sequenze-segni che possono durare più o meno a lungo, e mi ero riservato la possibilità di intervenire sulla loro lunghezza dopo la lavorazione. Nellostoryboard tutto è disegnato nei particolari, i movimenti degli attori come quelli della cinepresa. Non potevo concedermi dubbi durante la lavorazione, che è stata davvero molto tesa, vista la quantità di metraggio impressionato in nove settimane. Abbiamo ottenuto circa cinque minuti al giorno, con molti attori e molti spostamenti di luogo. Prima di girare, hai passato un anno a Parigi. Questo ha dovuto aiutarti molto, per la scelta dei luoghi. Ho cominciato a scrivere questa storia due anni fa. Ma, sai, io lavoro in un modo molto bizzarro. Per mesi nulla si muove e poi si fa tutto in poche settimane. Mi ritrovo sempre al bordo del vuoto, senza aver scritto niente, ma fa parte del mio temperamento: non sono capace di scrivere qualcosa ogni giorno con regolarità. E ne soffro. Come lavori concretamente su una sceneggiatura? Prima stabilisco lo scheletro del film. Per/ favoriti della luna c'erano da risolvere due problemi: il primo, che lo spettatore non deve perdere di vista i personaggi, e perché questo avvenga bisogna stabilire uno schema del ritmo di apparizione minima di ognuno di essi; il secondo, fare attenzione a che ogni destino si muova nonostante tutto, anche se nella vita dei personaggi non ci sono mai avvenimenti cruciali. È come un gioco di pazienza: bisogna riflettere molto sullo spo-
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