BobDylaninconcerto procamenre secondo le rìspeuìve esigenze e volonlà. Da queslo punlo dì vista mì (1984.JotoOrban-Sygma/AgenzGiaraziaNeri). sembra che una poetica dell'oralità, dovendo affrontare dìretlamente i fai/ori extra-lìnguìstìcì dello scambio lel/erarìo (la defìnìzìone sociale della sìtuazìone dì enunciazione; l'aueggìamento psìcologìco dell'esecutore e deì suoì destìnatarì; ì codìcì della rìcezìone; le modalità di coinvolgimento del pubblico - oltre naturalmente agli aspe/lì mìmìcì, gestuali e vocali della performance) possa non solo costìtuìre 1111 prezioso modello dì analìsì, ma fornì re gli stessi fondamenti storìcoteorìcì dell'intera ricerca. Qual è ìl Suo gìudizìo a questo riguardo? Noto, fra l'altro, che non poche affermazioni che nel libro concernono la poesia orale potrebbero essere efficacemente estese alla lel/eratura ìn quanto tale: ad esempio, la definìzìone deì generi sulla base dì tral/ì che pertengano non solo alla morfologia del testo, ma anche (e ìn misura non ìnferìore) alle circostanze dell'esecuzione; ìl ricorso al punto dì vista dì una fenomenologia della rìcezìone per la defìnìzìone e l'analisi del testo; la stessa ìndìcazìone del teatro come modello assoluto del dìscorso poetico, quando sì consìderì caralteristìco della teatralità 11011 solo lacompresenza fisica di esecutore e fruitore che esso richiede, ma anche la sua dimensione dì "evento", personale e irrìpetìbìle, di vìvo scambio di esperienze, che viene in qualche modo rievocata nell'alto della lellura. Può essere utile ripensare anche la letleratura scrìlta neì termini dì una ìpotesì (o dì un sistema dì ìpotesì) dì performance? Mi sembra in effetti assolutamente necessario, specialmente oggi, dopo vent'anni di dissertazioni su una Scrittura ipostatizzata, adottare un punto di vista antropologico, nel senso quasi filosofico che si dà a questo termine in tedesco. A dire il vero, non abbiamo nemmeno più scelta: ci sarà un'antropologia della parola umana ... oppure niente, cioè un vano gioco di intellettuali. La sola questione fondamentale, in questa prospettiva, è questa: perché e in che modo, cioè grazie a quali mezzi ed energie, la "poesia" (nel senso radicale che io dò a questo termine: comprende la nostra "letteratura") contribuisce a creare o a confermare (o a respingere?) lo statuto dell'uomo come uomo? Questo richiede ora un allargamento, ora una restrizione di tutti i concetti operativi. Così, io limito quello di testo, usandolo solo con riferimento alla sequenza linguistica che compone una delle facce del messaggio trasmesso. Ma impiego il termine opera per designare contemporaneamente il testo e la realtà globale in cui si inserisce, cioè la sua 55
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