Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

MmArC.1R11A!" ,1,1v11,A11A1 Un "canzoniere della radio" del 1941. VERSOUNASCIENZADELLAVOCE INCONTRCO NPAULZUMTHOR a cura di Mario Barenghi Ne/l'introduzione al suo saggio La presenza della voce (ed. il. li Mulino 1984) Lei auspica la prossima fondazione di una "scienza della voce", che dovrebbe fornire allo studio della poesia orale le necessarie basi teoriche di ordine non solo fisico e fisiologico, ma soprallullo storico, linguistico e antropologico. Di fallo, La presenza della voce è un 'opera assai complessa, che nel lentativo di definire una specifica poetica dell'oralità si inventa originalmente un proprio spazio di ricerca all'incrocio di diverse discipline: la storia e la teoria della lelleratura, la linguistica, l'etnologia intesa nel senso più ampio, la psicologia, l'estetica. L'esito è senza dubbio singolarmente suggestivo: a leuura conclusa si ha l'impressione che questo libro, non tanto per l'ampiezza dell'informazione e della documentazione quanto per la solidità e la sistematicità dell'impianto argomentativo, possa offrire indicazioni importanti a se/lori di sludio fra loro assai diversi. Ora, questa originalità prospettica dipende solo dai cara/Ieri specifici della materia in esame, o esprime una esigenza metodologica di portata più vasta? Ferma restando (com'è ovvio) la condanna degli accostamenti facili e impressionisti fra discipline diverse, ritiene che la varie specializzazioni disciplinari debbano, oltre a giovarsi dell'appor/o di se/fori di ricerca collaterali, dedicare maggiore attenzione a un orizzonte più generale e comprensivo, che dia un senso all'ampliarsi delle conoscenze? Insomma: l'indagine poetologica su un terreno ancora quasi inesplorato quale il sistema della poeticità orale vuole anche suggerire un ripensamento dei rapporti fra approfondimento specialistico e sintesi culturale? La ricerca che ho intrapreso una decina di anni fa, e di cui La presenza della voce rappresenta il primo risultato, si situa in effetti a un crocevia interdisciplinare. Io l'ho capito fin dall'inizio, e ho accettato il rischio che questo comporta: il rischio di lavorare, in certi settori in cui la mia competenza è limitata (come l'etnologia), di seconda mano. Ho dovuto dedicare molto tempo a iniziarmi adiscipline che mi erano a volte estranee, come l'acustica. Poco importa. È un fatto che la voce è oggi un argomento di studio per numerose scienze, ancora disperse: la medicina (si pensi ai lavori del doti. Tomatis), la psicanalisi (c'è già una grossa bibliografia sull'argomento), la mitologia comparata (in modo ancora molto parziale), la fonetica (qualche anno fa è apparso un bel libro di I. Fonagy) e, indirettamente ma con grande pertinenza, la linguistica, in parecchi dei suoi sviluppi post-strulluralisti: la pragmatica, l'analisi dei discorsi, la teoria dell'enunciazione. Del resto, è dalla linguistica che ho iniziato la mia indagine. Si aggiunga, sul versante semiologico, tutto ciò che riguarda le forme di comunicazione interpersonale; e infine la sociologia delle culture popolari (Ginzburg, Burke), nonché la storia (esteriore) delle tradizioni orali. Si può notare che queste diverse scienze non sempre hanno per oggeuo la voce stessa, bensì la parola orale. Molto spesso ho dovuto modificare o ampliare la prospettiva. In questo mi è stato di grande aiuto il fatto che l'interesse per la voce oltrepassi largamente il dominio scientifico: si veda la quantità di numeri speciali di riviste (specialmente in Francia e negli Stati Uniti) dedicati alla voce da cinque o sei anni in qua. D'altronde, nessuno ignora l'impulso che dall'inizio del nostro secolo (a partire da Apollinaire e Majakovskij) spinge i poeti a realizzare vocalmente la loro poesia; più precisamente, dagli anni Cinquanta si è delineato il progetto di una "poesia sonora" o "poesia del corpo", poco conosciuto dal grande pubblico, ma che in gruppi come quello animato da Henri Chopin (e intorno alla rivista "Cinquième saison" dal 1957) ha già prodotto una notevole quantità di "testi" di straordinario interesse. Periodicamente hanno luogo delle manifestazioni collettive. Citerò quella che si è tenuta sei anni fa al Teatro Spazio Libero di Napoli: Matteo d' Ambrosio scrisse allora un volumetto di presentazione, che conteneva, in rapporto alla situazione contemporanea, tutti gli elementi essenziali di una Poetica della voce. Nel corso della mia ricerca ho avuto modo di incontrare più volte Henri_Chopin_, e questi contatti sono stati per me illuminanti. In

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