Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

mento (per cui le foglie, o gli aghi, stanno ritte, pendono, si gonfiano, sono pelo- 49 se, nuvolose, brillano, sono smorte, mandano bagliori o stanno quiete): questo non scordarlo mai nel tuo cuore, non lasciarlo uscire dal tuo cuore, tu, qui adesso: questo è degno d'essere tramandato, il molteplice verde degli alberi è la tradizione Uno che dice di sé (molti lo dicono): "Ho trovato la mia lingua e sono sicuro dei miei mezzi", quello è da depennare per l'arte Ciò che molto di rado riesco a padroneggiare: l'arte del lungo sguardo (nel quale ci sarebbe tutto e niente) Balzac mi stava preparando una casa in una contrada aspra, deserta, dove però davanti alla porta di casa giungeva in continuazione del fumo nero a sbuffi, e tutte le colline diventavano impressionanti cave di sassi e ghiaia. Poi, quando bene o male la casa era pronta per me, Balzac morì. Io mangiai un grande frutto pieno di punti nerognoli, che poi erano vermi. Prima ero stato all'Opera e dopo un paio di battute ero scappato, per paura di cadere nel nulla dalla balaustrata. Con me abbandonarono il locale: una donna anziana che veniva portata via in carrozzina da sua madre, e una carrozzina con un regolare poppante Un gruppo di dementi si aggirava, teste reclinate, ciondolami e facce storte, per la città. e io volevo unirmi a quella amabile compagnia, per sempre La donna anziana gettò dal suo abbaino un mazzo di chiavi all'uomo di sotto sulla strada. L'uomo domandò: "Ma qual è la chiave del portone?" La donna anziana: "La più bella. Non quella coi denti, comunque." Una coppia di donne anziane camminava zoppicando, procedevano lente, strisciando sulle zebre. Parlavano di un malanno che le colpiva e lo paragonavano alla morte. "Ma in punto di morte non veniamo mica interpellati!" E ridevano, ridacchiavano, scoppiavano in gridolini, dalla spavalderia Picasso fu sempre elogiato per la sua "capacità di trasformarsi": ma la metamorfosi è qualcosa di ben diverso dal "trascegliere possibilità"; essa non è mai un tratto caratteristico di questo o quell'artista, ma risiede nella natura dell'arte (della pratica artistica); e chi pratica l'arte la vive sempre come una forza contro di sé, come la sua fine incombente. Solo quando si profila un passaggio ("nel dolore fruttano i passaggi", E. Jiinger) c'è stata, a posteriori, la metamorfosi; ma chi pratica l'arte (il giocatore melanconico) non ha scelta. - Non esiste alcuna facoltà di metamorfosi, essa è il più doloroso di tutti gli imperativi ("La soglia non sia una qualunque soglia", Ludwig Hohl) Nella nebbia mattutina il fiore violetto, l'ultimo dell'anno qui, era una chiara luce ancora: vuol essere notato, descritto, compreso; di lui s'ha da raccontare la storia, o fare il rapporto, di lui, l'unico e ultimo fiorire alla eccelsa campanulità che cresce dalla roccia di puddinga. Questa campanella ha un che di violetto del venerdi santo, ma senza il significato "dolore": è una stoffa che copre e una stoffa che scopre, e insieme l'oggetto coperto che si scopre Il latte non schiuma più dalle mammelle come in Omero, ma schiuma pur sempre L'impazienza occupa in petto lo stesso posto del dolore; solo che preme stupidamente verso l'esterno, dove il dolore malignamente succhia all'interno I larici, con gli aghi luminosamente appassenti, rimandano a qualcosa: a qualcosa da non determinare - a qualcosa: e solo cosi le cose divengono per me nominabili: rimandando a qualcosa. - Rimandando a qualcosa in pace. Sono oggetti del regno della pace, da tradurre - divenendo per un attimo traducibili - nel regno dell'arte "Significato è traducibilità": una metafora diviene possibile - se c'è un significato si dà anche una metafora, il diritto alla metafora; io posso parlare, posso finalmente parlare; ho finalmente qualcosa da dire del mondo, sia pure soltanto dei fiocchi di neve, che, come si muovono, d'un tratto significano qualcosa: "Insetti"? "Animaletti volanti"? - No, in realtà era la "traducibilità" più il movimento: la metafora dovrebbe dunque comparire in un verbo, non in un sostantivo; e questa parola adesso non la trovo - ma: da adesso mi è lecita (concatenando nello scrivere, potrò inserirla una volta, o più volte, al posto giusto) Credo di saperlo adesso: esiste per primo l'Io tranquillo, che tace, e in secondo luogo l'altro "Io", che cerca di convincere il primo: questo lusinga quello, lo loda, lo porta alle stelle, e lo manda all'inferno, poi, parlando, esprimendo, opi-

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