Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

lo, Sophie, cui tu hai fallo cosi poco coraggio -, ah, amico mio, morto e dipartito. lo, Sophie, ti dico che cosa mi dovrà succedere: Aspella, finché nessuno sarà più nel cinema. Portami, allora, come una che è crollata, in salvo, fuori. Non cercare l'aiuto di estranei! Guidaci a casa e mellimi a lello, nella camerella accanto al tuo studio. (Lì cerca la luce.) Ora spogliami e fammi bella, come ti riesce. Prendi intero il mio trucco e dipingi con matite, inchiostri, ciprie. Poi allontànati, guardami in silenzio e chiamami chi ora mi sta passando accanto. Sii orgoglioso e bevi alla mia. Bevi, amore, bevi! Bere rende gli occhi lucidi. .. Ora và da me e lasciati consolare. Vieni. Sophie lo vuole. li mio contributo al piacere, dice. 5. Amici ed io potevamo osservare che mia moglie a teatro segue volentieri i propri pensieri. Tra sé, sorridendo alle ginocchia, sbircia un'azione vietata, le cupe sparatorie degli allori. Si resta a quei rari sguardi obliqui che le permeuono, come un improvviso innamorarsi, di sorprendere nel suo rifugio l'inessenziale poetico. Noialtri non è facile che qualcosa ci interessi. Però voltàti sedere vicino, vedere le stesse cose e lasciar succedere !'insolitamente conosciuto, questo ciascuno di noi lo fa volentieri. (Crediamo del resto che i pensieri di mia moglie a teatro non possano muoversi davvero liberi. Resta infalli a teatro la prossimità al palcoscenico incolmabile.) Amici ed io potevamo osservare come perplessa mia moglie con gli ultimi passi del giorno alla chiara sponda delle ombre televisive volti le spalle. Occhi colmi di sonno veggente, colmi di morti riflessi, sollevati con forza dalla pienezza della durata presente, da avvenimenti indistinguibili, il mercatino della cronaca. La chiamiamo e alleuiamo, frughiamo in ogni parte il giardino del suo silenzio. Soltanto il nome di un incalzante dolore familiare risuona abbastanza forte per risvegliarla al ricordo. una delicata corrente di lacrime la riporta allora a noi. POESIA/STRAUSS (Crediamo del resto che questo cambio di confini sia frulluoso. Ascoltiamo gli ultimi sospiri del dimenticare, ascoltiamo un delicato parlare a gemiti, ritornato nella coscienza, vediamo la vista sorgere dal pianto. Tullo ciò è simile alla scrittura che soltanto appare dove non c'è nessuno e nulla.) Amici ed io potevamo osservare come mia moglie, quando si va per acquisti, spinta dalla lontananza, corre avanti finché non ci viene strappata. Nello slancio a sparire si avvicina a molti clienti, inizia a chiacchierare con chi le sta intorno, · a questo chiede, quello consiglia, saluta, ride, spinge ed esorta. Allira a sè la folla flulluante di ospiti felici. E tulli sembrano conoscerla! Almeno nessuno osa ignorarla. Ciò che sempre rivedevamo in lei, era soltanto e infine il suo libro, in cui noi stessi, senza corpo rispecchiati, ci nascondevamo. ( Crediamo del resto che la no11equesto libro aperto parli al di là di noi. Là dove è posato, si solleva un bisbiglio inesistente e soffia per tulle le stanze. Ci ricorda il suo libro quell'indigeno di stirpe moava, che parla e sempre ancora parla anche gli amici sono da tempo andati via. Chi è vicino a sé, anche se invisibile è ascoltato.) Mentre gli occhi sono troppo lontani per leggere, lei porta il suo tintinnio lungo l'orizzonte, in forma di bocca, la scrittura di vetro. 6. È il separarsi, non il contrasto Delle righe lo strappo porta un ingegno di chiave E non la frase, nel dissidio accoppiata L'Uno e l'Altro e il loro spezzarsi Una terra in due nell'incompatibilità Un sonno di noi, che taglia invece di sciogliere Un chiamarsi, scritto, dove le voci lo cancellano Incrina la fronte, regolarmente, il tempo indivisibile Alle inconciliate metà del tuo piacere Affondiamo distanti 'sensibilità' e 'teoria' Che nel procedere sollevasti come lancia e scudo Separati si appoggiano, sapendo la felicità, L'uno le spalle all'altro, scrivere e grido - Nello strappo uniti, l'ultima immagine comune 43

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