INCOLMABIPLREOSSIMITÀ Botho Strauss I. Uscita nel museo, incontro di addio. Fianco a fianco, incolmabile prossimità La stanza del suo vedere, ogni sguardo uno sguardo appena evitato. Alla fine del giro, poco prima di ricominciare, nello specchio di una mano aperta, sul ginocchio spinto avanti, apre alla consunzione, il concedere. Non mi importa nulla. Quiete serale di un invito perduto, camminare tastoni, andare. li suo ritorno impetuoso ha spazzato a entrambi il cuore. Nulla, non è nulla, mormora il passante, interrompe un saluto. Lo vede, siamo stanchi. Ti prego, grida per me! - Gridare per cosa? E se fosse, allora per chiunque. Urlare dovrebbe l'intera ci11à. Non siamo il cuore della lacerazione, l'addio dominante, intima separazione? Ora tutti i nostri passi sono stati falli così da creare il senzauscita. Allungato fermamente il passo -, Resoconti, cosi restiamo in bocche altrui, di lo11eancora e dei viaggi, che sempre chiacchierano fra sé. Lamenti privi di significato. Uno sguardo aperto fuggente, una svista, e cera noi stiamo accanto a figure di cera. 2. Confuso ora parla il dolore, quasi incomprensibile. Affli110 l'orecchio chinato sul grembo, là dove il bisbiglio si raccoglie. Come piombo dalle orecchie scavo questa pesante sabbia non scri11a. Ancora una volta nulla che possa esser dello ora. Poco prima del chiasso va in pezzi, la mia ultima scheggia di poesia. Dieci marzo. Scritto, con inesauritlile indifferenza per lo scri110 sempre ancora scri110 finché non sarà cancellato. 3. Fino a queste ultime parole non ho da tempo udito nulla di me. Ero costre110 a difendermi, muto amareggiato e senza comprendere. Così avviene che rimugino intorpidito la lingua in bocca, di qua e di là, mentre le labbra altrui fremono stupende. Ascolto con tulio il mio viso e ascolto però soltanto ciò che in me si spezza, lo scallare chiaro di un volgersi di sentimenti. Non faccio nulla per evitare con criterio, ogni scelta mi uccide. Concetti, che un tempo mi eccitavano, si incarnano in una passione insistita. Paurosamente incerto se in me il corpo basterà. Stupefallo e ignaro presto la sera scendo nel mio sonno, compassionevole, che mi abbraccia nonostante la mia stupidità. La nolle ho più pensieri che durante il giorno: lui mi spaventa e mi consuma. Con l'eccitazione di un debultante sbircio l'alba. A mezzogiorno una volta, a mezzogiorno, quando tornavo dal lavoro, poco prima dell'ultima casa, mi sono voltato con un sentimento di piacere, posso aver dello: dio mio, come amo questo paese. Come un vecchio libro incanutito, posso aver dello: dio mio come amo questo paese. Per meno di due secondi di sfrenata fiducia, un allimo di leggenda e poi un tremante affrellarsi nell'affollato deserto umano, quasi ancora ci fosse qualcosa dietro la vita stordita dove come in una vita ulteriore andiamo oltre la morte. Cerco un nascondiglio sul posto di lavoro. 4. Tu dici, amerò un'altra. Vedi, ora sono davvero diventata un'altra ... Leggi, prima di spaventarti. Alle tue spalle, quando ti risvegli dal film, trovi me, allungato nella sedia, un po' alterato forse, le ginocchia in avanti, gli occhi pigri sgranati. Non guardarmi, non toccarmi. Leggi! È bastata, la minuscola polvere bianca, graltugiata sollo l'unghia del pollice. lmperce11ibilmente dovrebbero cambiare le maree, lo spero molto.
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