CARMENO,VVEROD:ELLSAEDUZIONE Maria Schiavo Sappiamo dire molle cose false. simili alle vere, e sappiamo. quando vogliamo. vere celebrarne. Esiodo, Teogonia, v,,. 27-28 Come nasce unaZingara L'Ottocento letterario è attraversato da molte figure di donne. Alcune le abbiamo incontrate nelle opere di scrittori famosi, e finché la parola non era contaminata, osavamo ancora chiamarle eroine. li secolo in cui è "apparsa" la Strega di Michelet - mescolanza stupefacentedi storia e invenzione romanzesca-è infatti quello che più ha inseguito (letterariamente parlando) le donne. Come un innamorato. Ma questo inseguimento è stato di varia natura, a seconda dell'indole dell'inseguitore. Da una parte, il caso del mite sognatore: e pensiamo subito a Gérard de Nerval, alle sue fantasie dietro a una donna irraggiungibile, che alla follia amorosa appare ora Iside, ora la Vergine, la Madre che raccoglie, ma quasi in punto di morte, nel suo.grembo misericordioso, il Mal-Aimé. Dall'altra, il caso di un ben diverso innamorato, che anzi innamorato non si può chiamare, dal momento che si tratta del Seduttore. Compare, sempre nell'Ottocento, nella sua veste più compiuta, come un demonio dalla mente sottile, col Diario di Kierkegaard sotto il braccio, e mostra di sapere mettere in atto le più varie ed abili strategie. Sciogliendosi da ogni desiderio concreto, rende finalmente possibile l'apparizione del Desiderio di conquista in sé, come vera essenza della sua seduzione. Essere nei pressi di lei (della designata) per carpirne il segreto vivere, e cioé, la sua assoluta disponibilità. Poi, fuggire. Questo, il fine supremo per un seduttore non volgare. Già, il marchese de Sade ci aveva introdotti nel mondo della libertà (del più forte), ma nel caso del seduttore del Diario. è un principio superiore, lo spiritostesso,non il piaceresensuale, che si incarica dell'operazione e le garantisce legittimità. Le due estreme tendenze all'inseguimento corrono lungo il secolo: a quella patetico-lirica di Nerval rispondono, all'altro capo, come la punta acuminata di un coltello, il Diario del seduttore, ma anche le taglienti poesie di Baudelaire. Queste contemplano ancora un'altra variante: il punitor di se stesso che cerca l'alleanza di una figura di donna-gatto, alternando nei suoi confronti fraternità a sadismo. Ma accanto a queste due estreme tendenze, come si colloca l'apparizione di Carmen? Sia nel racconto di Mérimée che nell'opera in musica sembra avvenire una strana confluenza esplosiva delle due tendenze: il Mal-Aimé e il Seduttore fatalmente si incontrano, solo che questa volta, ilSeduttore indossa le vesti di una donna. Già nel sobrio racconto di Prosper Mérimée, Carmen è apparizione turbolenta e maligna. Trasgredisce e vuole che si trasgredisca. E pur essendo il don José, creato da questo scrittore, un innamorato talvolta brutale, certamente più lucido e deciso di quanto non sia il don José che i librettisti Meilhac e Halévy hanno consegnato a Bizet, tuttavia l'atmosfera rimane sempre quella fatale della passione amorosa che coglie il malcapitato più come un morbo che come un dono. Eppure, questa scandalosa figura di zingara nasce dalla fantasia raffinata (dopo una delusione d'amore? lo stile asciutto e leggermente ironico del testo canzona subito l'oziosa domanda) di un viaggiatore della buona borghesia parigina. La storia truculenta viene narrata con i toni distaccati dell'osservatore di costume, curioso e invaghito quanto basta dell'insolita atmosfera di frontiera. Con occhio divertito ma vigile, il viaggiatore, tuttavia, concede a don José, che gli confida la sua cupa storia, pietà e leale amicizia: lui stesso stava per perdere, oltre che un magnifico orologio d'oro, anche il cuore, dietro alla bella Gitana. E non è forse don José, amante geloso, che lo salva dal pericolo di cedere a quel fascino, concedendogli il privilegio di rimanere elegante spettatore? A differenza della Dame aux camélias. inguaribile conformista, con poche armi contro la corruzione di Parigi (che del resto Dumas figlio perversamente fustiga e sollecita), Carmen è un 'autentica ribelle. Appare al colto viaggiatore nel corso di uno di quei viaggi, dove esotico erotismo e studio si mescolano sapientemente. Non più la mite ragazza, venuta dalla campagna che, dentro di sé, s'inchina ai voleri della aristocrazia, che solo per poco tempo riesce ad avere ai suoi piedi. Con Carmen entra in scena l'Andalusia, il mondo marginale e beffardo degli zingari come riserva di liberi amori, ma solo apparentemente senza rischio per l'incauto straniero. li viaggio verso il Sud è insomma, in quell'epoca, per il giovane borghese, una ricerca di forti emozioni: oltreché istruire, cerca di riparare generalmente, con più facili amori, i danni causati da qualche attrice, da qualche mondana d'alto bordo. Anche il povero Gérard de Nerval, per lenire il suo amore infelice, viaggia in Italia, a Napoli, dove incontra una strana figura, una certa Ottavia, che parla una lingua incomprensibile come il rommani della Carmen di Mérimée. Questo, l'esotico con cui ci mette in contallo la Zingara. Certo, non poche volte, è facile folklore, soprattutto nell'andamento dei librettisti di Bizet, ma anche apparizione inquietante, dove il Paese straniero comincia a diventare luogo emblematico, più che terra reale, aprendo la porta a due possibilità tra loro contrastanti. Da una parte, l'aspetto più appariscente: il tratteggio della passione, la truculenza del finale daranno adito, in seguito, ad una serie di ricalchi veristici. Dall'altra, l'elegante stilizzazione aprirà la strada al Paese straniero, come simbolo dello scavo archeologico, del viaggio nell'inconscio. All'inizio del nostro secolo, la Pompei dove si aggira l'apparizione allucinata della Gradiva di Freud ne sarà la definitiva conferma. Ma ormai Gradiva, figura femminile, sì, in realtà evidente proiezione di una mente maschile disturbata, è la stessa difficoltà che il desiderio prova a manifestarsi. È la storia della nevrosi di un uomo salvato da una donna, Zoe, devota e innamorata (come la Micaela della Carmen di Bizet), che si finge Gradiva, per salvare il suo amato dalle allucinazioni del mezzogiorno meridionale. ·
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