Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

scuola dal portone aperto. Uno dei padri vede la sua creatura. Una bimbetta. È cinese? Un po'. Eh, issa! dice lui e la solleva sulle spalle. Eh, issa! dice il secondo padre e solleva il suo maschietto. Il ragazzino si siede sulla testa di suo padre per un paio di secondi prima di scivolargli sulle spalle. Che divertimento, dice il padre. Si avviano giù per la strada, passano proprio sotto la mia finestra. I due bambini stanno ancora ridendo. Cercano di bisbigliarsi un segreto. I padri non hanno ancora finito la loro conversazione. li padre più fragile è un po' a disagio: la sua bimba si agita troppo. Smettila subito, dice lui. Grunt, grunt, grugnisce la bambina. Cosa dici? Grunt, grunt. li giovane padre dice Cosa! tre volte. Poi afferra la bambina, se la solleva in alto sulla testa, di scatto, e la mette con i piedi a terra. Cos'ho fatto di male, dice lei, fregandosi una caviglia. Dammi la mano e basta, grida il padre fragile, arrabbiato. • Mi sporgo dalla finestra. Basta! Basta! grido. Il giovane padre si gira, schermandosi gli occhi, ma vede. Cosa? dice. L'amico dice Ehi, chi è quella? Probabilmente pensa che io sia un'amica di famiglia, forse un'insegnante. Chi è lei? dice. Scosto i vasi di calendule. Così riesco a sporgermi appoggiandomi sui gomiti e a farmi vedere senza più ombre. Una volta, non troppo tempo fa, le case popolari erano punteggiate una finestra su tre fin su al quinto piano di donne come me che interrompevano i bambini nel gioco per dare ordini e istruzioni. Questo ricordo mi spinge a dire con voce severa Giovanotto, sono una persona anziana che pertanto si sente in diritto di far domande e di dar consigli. Ah si? dice lui, ride un po' imbarazzato, dice al suo amico Spara, se vuoi, a quella vecchia testa grigia. Ma sta scherzando, lo so, perché si è piazzato a gambe larghe, braccia dietro la schiena, il collo ripiegato all'indietro per guardarmi e ascoltarmi. Quanti anni hai? grido ìo. Una trentina? Trentatre. Prima di tutto voglio dire che stai una generazione avanti a tuo padre come atteggiamento e comportamento verso tua figlia. Davvero? Be'? Nient'altro Signora? Figliolo, dico sporgendomi altri cinque, dieci pericolosi centimetri verso di lui. Figliolo, ti devo dire che dei pazzi sciagurati intendono distruggere questo pianeta cosi ben fatto. Che l'imminente genocidio dei nostri bambini da parte di questi uomini deve diventare un travaglio e un terrore per te e che a cominciare da adesso sarà bene che interferisca con ogni tuo piacere quotidiano. Discorso, discorso, grida lui. Aspetto un momento ma lui continua a guardare ìn su. Quindi, dico, posso dire dal tuo aspetto generale e dalla tua andatura dinoccolata che sei d'accordo con me. STORIE/PlllEY Certo, dice lui, ammiccando all'amico; ma voltandosi verso dì me dice ancora Certo, certo che lo sono. Be', allora perché ti arrabbi tanto con quella bambina il cui futuro è come una pellicola che improvvisamente diventa. bianca. Perché nella tua furia incontrollabile hai quasi sbattuto per terra questa piccola persona predestinata? Non esageriamo, dice il giovane padre. Potremmo deprimerci. È che continuava a saltare sulla mia povera schiena e a gridarmi grunt, grunt. Quando ti sei arrabbiato di più - quando si dimenava e saltava o quando ha detto grunt? Lui si gratta quella testa meravigliosa di capelli scuri ben tagliati. Penso quando ha detto grunt. Hai mai detto grunt grunt? Pensaci bene. Forse anni fa? No. Be', forse. Forse si. A chi ti riferivi in questo modo? Ride. Grida all'amico. Ehi, Ken, questa vecchia non ha torto. Gli sbirri. In una manifestazione. Grunt, grunt, dice ricordandosi e ridendo. La bambina sorride e dice Grunt grunt. Zitta tu, dice lui. Che cosa deduci da questo? Che io ero arrabbiato con Rosie perché lei mi trattava come se fossi una figura autoritaria e questa non è la mia parte, non lo è mai stata, non lo sarà mai. Vedo la sua felicità, il suo bel sorriso mentre ricorda tutto questo. Allora, continuo io, dal momento che quei bambini sono esempi così deliziosi di una generazione che dopotutto potrebbe essere l'ultima perché non ricominci tutto daccapo, proprio dal portone di scuola, come se niente di tutto questo fosse mai accaduto? Grazie, dice il giovane padre. Grazie. Sarebbe bello essere un cavallo, dice afferrando la manina di Rosie. Vieni, Rosìe, andiamo. Non ho tempo da perdere. Eh, issa! dice il primo padre. Eh, issa! dice il secondo. Arri, arri strillano i bambini e ì padri nitriscono Hiiiii come fanno ì cavalli. I bambini scalciano il petto da cavallo dei padri e gridano Arri, arri e loro cavalcano selvaggiamente in direzione ovest. Io mì sporgo quanto posso per gridare ancora una volta Attenti! Fermatevi! Ma sono già andati troppo lontano. Oh, a tutti piacerebbe essere un fiero e veloce cavallo che porta un prezioso bel cavaliere, ma loro galoppano verso uno degli incroci più pericolosi al mondo. E possono sopravvivere a quel crocicchio solo per andare verso altre strade pericolose. Così io debbo chiudere la finestra dopo aver accarezzato le calendule rinfrescate dall'aprile con il loro intenso profumo d'estate. Poi mi siedo alla luce e mi chiedo come assicurarmi che galoppino sani e salvi fino a casa attraverso i sogni vertiginosi degli scienziati e i sogni voluminosi dei costruttori di automobili. Vorrei proprio vedere come si siedono ai loro tavoli di cucina per una sana merenda (succo d'arancio o latte e biscotti) prima di uscire a giocare nel nuovo pomeriggio di primavera. 21

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