TRERACCONTI Grace Pa/ey ALTRMEADRI La madre è alla finestra aperta. Chiama la bambina a casa. È una donna grassa. Si sporge in avanti appoggiandosi ai gomiti. Ha i seni spinti su fino al mento. Ha braccia larghe e pesanti. Io non sono sua figlia. Lei non è mia madre. Eppure nella mia testa, dove la memoria viene organizzata per i suoi significati (e non per sua utilità), lei si sporge fin troppo. Perlustra con lo sguardo tutto l'isolato. Il nome tecnico di questa prima occhiata è imprint. Spesso risulta \n un amore di una vita. lo gioco per strada, lei sta alla finestra. lo volevo che lei mi chiamasse a casa nel buio appartamento misterioso che le stava alle spalle, dove il padre stava già mangiando e gli altri sedevano alla tavola di cucina in attesa della bambina. Lei con la sua carnosa autorevolezza, coi suoi sospiri, col suo soffrire era destinata a finire nella lista dei cattivi e a vedersi attribuire un'infinità di colpe sociali e psicologiche. Quando questo le accadde aveva appena messo piede sul primo gradino della grande scala dell'immigrazione americana. Suo marito stava più avanti di lei che con la sua voluta grossezza gli impediva di scivolare all'indietro. I loro figli erano un paio di gradini sopra di loro. Lei era convinta che li avrebbe seguiti nella lingua inglese, nell'istruzione e nel rispello. Malauguratamente la scienza e la letteratura le si erano rivoltate contro. A che serviva che io accumulassi affetto quando i cervelli dell'opposizione includevano suo figlio dottore e suo figlio romanziere? A causa loro lei non aveva neanche avuto la possibilità di ricevere la corona di torta di mele concessa alle sue sorelle nate in America e accettata da loro quando rinunciarono ai loro possenti caratteri di donne di frontiera. Cos'è che non va nel mondo? si sarebbe potuta domandare l'adolescente in fase di crescita. L'anno era il 1932 o forse il 1942. Sebbene tutto il mondo sappia che anni fossero quelli, il superesperto delle sofferenze umane guarda solo dentro il suo libro di terribili profezie. Alza gli occhi. Probabilmente tua madre, dice. In quanto a me, non ci badavo. Non mi accorsi della campagna denigratoria. La madre siede su una scatola, una cassetta per arance. Parla alla sua amica che è seduta anche lei su una cassetta per arance. Portano vestiti da casa, stampati a fiori, grandi, spaziosi, senza cinta, senza maniche. Hanno un golf in grembo, perché il freddo potrebbe arrivare con una brezza serale e restare in strada per la notte estiva. La prima madre dice: Ellie, dopo i trenta hai notato? gli anni volano. Oh, è vero, dice la seconda madre. Sono così colpita da questa frase che ricado all'indietro contro il muro del caseggiato, respirando forte. Penso, Oh! Gli anni! La seconda frase che ricordo viene pronunciata circa venti minuti dopo. Ellie, voglio dirti una cosa. Se non vuoi avere tanti figli, non andare a letto in camicia da notte, vacci in pigiama, ti troverai meglio. Delle volte anche questo non serve, dice la seconda madre. Questa è certo una frase importante, lo so. È seria, ma loro ridono. S'era d'estate nell'East Bronx. Gli uomini stanno dentro a giocare a bazzica. Gli uomini dormono o parlano di lavoro. Sono andati a vedere se Trotsky è ancora seduto su una panchina di Crotona Park. La strada è piena di madri che se ne sono uscite dalla casa soffocante a cercar aria e parlano della mia vita. Alle tre del pomeriggio d'autunno la madre nata in America apre la porta. Dice che non esiste argomento che non si possa discutere con lei, perché è nata in questo posto all'avanguardia, gli U.S.A. Noi abbiamo appena finito di imparare diverse parole che crediamo siano i veri appellativi adulti delle parti nascoste del corpo, le parti innominabili. (Proprio come il nome di Dio, dice un fratello appena rientrato dalla scuola ebraica. Riceve uno schiaffo.) La madre nata in America dice che quelle sono le parole peggiori di tutte, mai usarle o pensarle, ma sentirsi sempre liberi di parlarle di qualsiasi altra cosa. La madre nata in Russia ha detto in diverse occasioni che non esistono parole simili in russo. Alle tre e quarantacinque la madre nata in Polonia sta al tavolo di cucina a tagliare delle belle fettuccine. Ha un viso bianco come il latte, una pelle così delicata da far pensare che un conte polacco avesse sposato una maestrina inglese per mettere al mondo una damigella per Ginevra. Questa è una cosa che pensereste più in là nella vita, naturalmente. Un giorno una zia ci racconta fatti che sono tanto innominabili quanto i nomi dei punti meno scoperti del corpo. li nonno della madre polacca era un mascalzone biondo. Aspettava la Pasqua. Il suo dolore per la morte di Dio poteva venir mitigato da furiosi atti sessuali compiuti sul corpo di una ragazza e trasformato in gioia per la Sua resurrezione. Quando sei a casa da sola chiudi la porta a doppia mandata, disse la madre polacca dalla pelle di latte, la nipote del biondo mascalzone. Il sabato mallina, a casa, tulle le zie-madri discutono di politica. Una è sionista, una è comunista, una è democratica. Sono molto intelligenti e vanno alle conferenze alla Cooper Union tutte le settimane. Una è membro fondatore del sindacato dell'abbigliamento. Aveva detto che mi avrebbe lasciato la sua fascia rossa. Ma se ne è dimenticata. Io e la mia amica ascoltiamo ma decidiamo di andare al cinema. Ci vedono sulla porta e cambiano argomento. Andate fuori? Siete andate al bagno prima? esclamano. Cioè siete andate per farci tutto? lo e la mia arnica diciamo di si, ma piano.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==