Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

122 SCHEDE/TEATRO libri (ovvero i luoghi attraverso i libri) e proprio le sue precise carte di erudito e di antiquario: lecirca 20.000 descrizioni bibliografiche di manoscriui medievali che riuscì a mettere insieme, l'altrettanto imponente catalogazione delle collezioni del Fitzwilliam Muscum, della University Library e di altre importanti collezioni di Londra, Manchester e E ton; opere per le quali rimane ancora famoso e rispetto alla cui more e compattezza i suoi racconti costituiscono piccole appassionanti postille aperte su buie fenditure. A chiuderle non è una st ratcgia poliziesca che, come spesso accade nella tradizione del genere fantastico, si sovrappone al filo rosso del terrore portando a falso scioglimento l'angosciata curiosità del lettore (si pensi a// Dr. Jeky/1 e Mr. Hyde); né un 1our de force razionalizzante che riduce il fantasma a deludente cvstruzionc delle coincidenze (come avevano saputo fare Clara Reeve e Ann Radcliffe). A chiuderle è un'operazione di archiviazione. Al fantasma vero si addicc la rimozione, il nascosto, il celato. Questo M.R. James sembra saperlo e perciò i suoi fantasmi nella maggior parte dei casi né "muoiono", né si dileguano~ si fanno vedere il tempo che dura la colta inve\tigazione che li mette in moto e ritornano, catalogati da una scrittura momentaneamente sconnessa, sugli scaffali di musei e biblioteche da cui sono venuti o in cui le loro tracce si perdono e si conservano: di nuovo inanimati, museificati, ma non estinti. Strategia narrativa e strategia del fantasma finiscono così felicemente col confondersi nei racconti di James. Perché con lui è come se sapere e immaginario, conoscenze e incubi appartengano ormai allo stesso titolo al dominio del già scritto; le visioni vi sono archiviate insieme alle convenzioni del genere e i fantasmi ripiegati fra libri e documenti si raddrizzano non secondo imprescrutabili leggi della natura ma secondo un perfetto protocollo letterario che Jamcs mette a punto cacciandosi alle spalle il melodrammatico e fosco armamentario più tipicamente gotico della glzos1srory ottocentesca; a cui però non smette di alludere ammiccandovi ironicamente. Il lettore insomma con M.R. James è autorizzato a decidere (se vuole) che non è più tempo di credere ai fantasmi, ma può contemporaneamente decidere che vale ancora la pena di lasciarsi spaventare dalle s10rie di fantasmi: cedendo alla lettera del racconto e abbandonandosi a quella incertezza piacevolmente angosciante che per un attimo la finzione proietta sulla realtà. TEATRO CARMELSOECONDO Piergiorgio Giacchè Sul portale del Quirino, quattro anni fa, Otello secondo Carmelo Bene, una scritta grande e un concetto giusto, letto all'uscita di uno spettacolo che ancora una volta ci aveva colpiti e dunque resi beati. O1e/lo secondo, invece, come il seco.ndo Pinocchio, non è più Re. E non perché facciano male le ripetizioni, le Riprese ... Piuttosto a Carmelo Bene non convengono i rilanci; meno ancora i riassunti, anche se sotto la veste di riedificazioni, ché troppa è la tentazione di non risvolgere tutto, di approfittarsi del già detto. di scontare le lunghezze e di concentrare in un punto le larghezze. Edificando il lutto a mo· di monumento? Né alcuno gli vuole sindacare la giustizia di un monumento scenico per sé - e per Otello-; soltanto segnalare la ricchezza pesante. la teatralità ferma. solenne, ancora certamente regale. Eppure proprio per questo Otello Il non è più Re: non perché corra i rischi ridicoli dei re nudi, ma quelli cclebra1ivi dei re morti. Ma perché, davanti a uno spettacolo di Carmelo Bene 11ell'Otello. Carmelo Bene. per la prima volta ci viene di osare questo sgarbo'! Perché con tanta intima animosità? Siamo cambiati noi? È cambiato Lui'! Siamo cambiati tutti e non ci capiamo più? ... Quanta ragione scopriamo nel sentimento che provava Savinio verso il Tea1ro, la gelosia. Con in più il riconoscimen10 - a freddo - che la Delusione è dovuta a chi ci ha saputo illudere .. Allora delusione e gelosia sono sintomi di una malattia che in molti gli dovevamo, quando - davanti al primo 01ello e prima tante altre volte - ci siamo scoperti o ritrovati spettatori vivi. nel mare indiffere111e (e talora in burrasca) del pubblico. Carmelo ci aveva saputi dividere. quando ci aveva scelti ... E adesso ci ritroviamo apprensivi e stizzosi. mentre in troppi o in tutti scoppia \'applauso e noi invece non ci si sente parte del suo trionfo, anzi traditi, esclusi... Ancora una volta dunque divisi, ma ingiustamente. Cosa spiegare e come spiegarsi? ..Ode i nostri richiami ma non risponde, ci guarda ma non ci capisce più .. - ancora ci aiuta Savinio -"o Signore di misericordia! divampa questo fuoco di tutti il più generoso, più pietoso, più cristiano: la gelosia". Sentiamo che siamo noi a non capire, eppure siamo disposti a dare. a inseguire .. Non si può essere avari quando si è gelosi. Peccato che non ci si chieda niente. E dunque ci si chiede davvero troppo. Lo spettacolo non ci si offre affa110; c'è il fastidio del preregistrato e il sospetto del predigerito. L'attore già l'ha visto e lo ripete in rievocazione (per sé), piuttosto che in risposia (agli altri). Quasi niente viene lasciato da completare o da rimuginare in platea, non ci contagia più l'inerzia o la spirale dell'ambiguità. Tutto è filtrato. frenato. risolto in scena. Come non si venga più a dare i resti dell'Otello. ma la loro ricomposizione e rilettura ultima. Forse perché quello che era già avve - nuto quattro anni prima, non si poteva ripetere. E c"èsembrato Carmelo spettatore di se stesso. giocare ad essersi visto Otello e a riguardarsi. Da solo. in un narcisismo stavolta troppo stretto perchC si possa arrivare a sbirciare nello specchio. (Noi. Noi che avevamo il compito di reggergli quello specchio, o ci contentavamo di pensarlo. lllu:,1;. In questa degradante inattività, ci si distrae. E così capita che il massimo dello stupore ci coglie per un cambiamento di luci e fondali, quando avanza la vela verso Cipro o anche quando crolla a terra e ci si accorge che il breve cinema di scena ha superato e nascosto l'attore. Non gli era mai successo. Non ci era mai successo con lui. È colpa nostra? Crrto sono colpa nostra le pretese ostinate cti asfissianti. o anche l'ossessione

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