Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

116 SCHEDE/SAGGI Notabili, massari, nobili, esorcisti ed esorcizzati, vescovi e contadini appaiono e scompaiono nella mobile mappa delle relazioni contigue dei rapporti con Chieri, con Torino. Alle forme statiche, conservatrici della società contadina di Ancien régimc, quali risaltano dalla oleografia tradizionale, si oppongono qui i tratti di un microcosmo attivo, complesso motore di iniziative e strategie dei gruppi. Negli interni apparentemente piatti dell'agire comunìtario prende forma l'essenza nascosta di una "economia morale .. (il riferimento direuo è a una categoria, centrale, di E.P. Thompson) tale non solo da opporre resistenza ai più generali processi in atto, ma da influire sulle variabili dello sviluppo. Con l'Eredità immateriale Levi prosegue e amplia un itinerario di ricerca in cui si prospetta un nuovo rapporto tra centro e società locale: tra un presunto asse, dello sviluppo e sacche periferiche inerti, passivo rinesso del muiare esterno. Ora, entrambi i termini di questo binomio ne escono erosi e mutati; e si tratta di un forte spostamento rispetto agli equilibri di quella storiografia, esclusivamente intenta a contemplare gli esiti ultimi di un astratto divenire. "Noi guardiamo in genere - scrive Levi• quella società da lontano: siamo così auenti ai risultati finali che spesso eccedono la possibilità di controllo delle persone, la loro stessa vita. Ci pare che le leggi dello stato moderno si siano imposte su resistenze impotenti e storicamente, alla lunga, irrilevanti". "Ma - sostiene ancora l'autore - non è stato così: negli interstizi dei sistemi normativi stabili o in formazione, gruppi e persone giocano una propria strategia significativa, capace di segnare la realtà politica di un'impronta duratura, non di impedire le forme di dominazione ma di condizionarle e modificarle". Nel campo vitale di quegli "interstizi" Levi riconosce i codici di una razionalità specifica del mondo comunitario; lontana certo dagli schemi meccanici del rapporto mezzo-fini, propri del razionalismo economico, segnata piuttosto da variabili a noi estranee: ambiguità dei linguaggi, ristretti termini di previsione, risorse limitate. È una razionalità "selettiva" che agisce ai confinì tra libertà e costrizione e ritaglia margini d'iniziativa en1ro cui i gruppi organizzano "la propria protezione"'. Ampio spazio è riservato nel libro al funzionamento dei fronti parentali, alle iniziative economiche dei ceppi familiari, agli impalpabili meccanismi del mercato della terra. Ai luoghi ··solari" di una s10riografia risolla nella parabola degli esiti, Levi oppo• ne le luci smorzate. i lati ambigui e contraddittori di un divenire storico sempre costantemente misurato sui suoi risvolti più quotidiani, concreti. Ciò che emerge è un quadro denso e asimmetrico, dotato di una consistenza assai prossima alla vita che fa di l'Eredità immateriale un modulo storiografico a sé, distante anche dalle geometrie cristalline di altre, consuete, indagini "sul campo''. Minuscoli intrecci, alleanze, connitti: sul filo di una narrazione intermittente l'autore registra ~ggi di visibilità limitata; disegna affreschi incompiuti di vita domestica; e il raccon10 si accende e si spegne seguendo i rivoli frammentari degli atti notarili, parrocchiali, dei verbali di processi, attraversa le catene dei dati sommersi, rincorre i protagonisti lungo le tracce delle tempeste, dei raccolti, delle loro. conquiste e dei fallimenti. Sullo sfondo delle passioni, a tratti mute, di una piccola comunità del '600 Levi ci svela quan1ecose importanti "si possono vedere succedere quando apparentemente non succede nulla". SAGGI ARTISTAI,CROBATCIL, OWN Luca eterici Musset e Flaubert; Jarry, Joyce con l-lenry Miller; Roualt, Picasso, Shakespeare attraverso Giandomenico Tiepolo, Gautier e Baudelaire; Banvillc e l-luysmans in compagnia di Frank Wedekind e Oscar Wilde; Mallarmé e Apollinaire, Verlaine, Toulouse-Lautrec, accomunati a Charlie Chaplin, a Rilke e a molti altri ancora. Potrebbe sembrare la parata offerta da un indice dei nomi di qualche opera monumentale centrata sulla cultura europea degli ultimi due secoli, senza risparmio di scorrerie lungo i precedenti periodi; per un totale di almeno quattro-cinquecento pagine, scritte fitte però. In sole centoventi invece, impreziosite da accurate riproduzioni di opere pittoriche più o meno note, su carta patinata, legata - ormai al modo antico - con robuste cuciture, se la vede assai brillantemente Jean Starobinski. proposto di recente in traduzione italiana da Boringhieri (Ritrauo de/l'artista da saltim• banco. pp. 165, L. 20.000). Tanti nomi, dunque, e appartenenti a disparati ambiti espressivi: scrittori. in forma di auctores letterari ma anche di cronisti 1ea1rali. pittori, registi-attori~ e altrettanto numerose citazioni estrapolate anche da scritture private: let1ere, confidenze. Appare difficile riuscire a far convivere una folla tanto nutrita quanto varia, e ancora più improbabile tentare una sistemazione precisa e una convivenza "naturale" fra tali emeriti e in alcuni casi celeberrimi protagonisti della nostra ultima storia culturale. Condizione indispensabile che consenta di porre in ombra le enormi disparità ira questi artisti e, insieme, di illuminarne solo gli aspetti che rendano convincente l'accostamento, è la scelta di un punto di vista - di un "taglio" - molto preciso e discriminante. L'obbiettivo del saggio viene subito dichiarato esplicitamente, sin dalla prima pagina: "quel che vorremmo cercare di definire in maniera un poco più chiara di quanto sia stato fatto finora è la peculiare qualità dell'interesse che ha spinto scrittori e pittori dell'Ouocento a moltiplicare le immagini del clown, del saltimbanco e della vita delle fiere, fno a farne un luogo comune" (p. 37). Si tratta di una prospettiva tanto parziale quanto inedita e illuminante; di una ricerca tematica, dunque, che si ritaglia però ampie possibilità di spaziare tra materiali disomogenei: dall'opera dell'artista ai documenti relativi alla sua personalità storicamente individuata. Il nesso di problemi viene infatti poco dopo precisato, propriamente, in "un atteggiamento" soggettivo che permette di saldare diverse serie: biografia, testuale, di immaginario collettivo; "un atteggiamento che si ripete con tale costanza, e viene con tale ostinazione reinventato nel corso di tre o quattro generazioni esige il nostro interesse e la nostra attenzione .. ( p. 39). In sostanza tutti gli artisti qui presi in considerazione si sono serviti, in modo più o meno consapevole, delle immagini "circensi" come di specchi utili a intravvedere di volta in volta la rispettiva condizione di poeta e la propria aspirazione estetica. Dall'elo· gio della verticalità • proferito da Gautier -che scopre nel saltimbanco acrobata il prototipo della sublimazione artistica e la meta• fora del sottile lavoro di lima che lo scrittore compie sul suo manoscritto, al dissidio impersonato dalla ballerina-funambola che si pro[)one nella doppia personalità di angelica creatura tra le quìnte e carnale tentazione al di fuori del sipario, c1erno feminino e femmina intrigante dai multiformi ruoli che come tale affascina il giovane Flaubert. La medesima figurazione permeue a Baudclaire di oggettivare in un'immagine eclatante il moderno dissidio tra poesia salvifica come ragione di vita e scrittura come pratica condannata c.k1lla moderni1à, come inattuale passione dolorosa. Per approdare. ma le tappe sono altre e più articolate, all'avanguardistica considerazione del clown come "passatore", come Arlecchino che conduce a quel medesimo universo misterico dal quale proviene. La dimensione "altra" in cui affondano le sue radici gli fornisce una carica che esplode al contatto con le pacifiche

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==