Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

spettacolari in modo diverso, che raccontano cose che i film "grossi" non sanno o non vogliono raccontare. Saranno magari dei film "piccoli", perché avranno un costo ridotto, una troupe ridotta, personaggi che non sono né Superman né Indiana Jones, e storie e immagini più vicine; è da tutto questo che devono trarre la loro forza. Sia guardando al presente che al futuro non vedo come si possa pensare al cinema se non con un atteggiamento di questo tipo. Bisogna imparare a non essere offesi dai propri limiti e, allo stesso tempo, a trasformarli, tramutarli in energia, aggirarli. Ancora una volta i modelli coi quali ci si può confrontare e dai quali c'è qualcosa da imparare - sia a livello produttivo che espressivo- non sono in Italia ma all'estero. In Italia si può solo imparare dal pubblico che li va a vedere. È un pubblico che non chiede un cinema che parli un linguaggio per forza conGsciuto, ma che possa essere velocemente imparato. E che racconti personaggi ed emozioni in modo vero. 5) Solo per Giulia in ouobre, il mio ultimo film, ho chiesto la collaborazione di una sceneggiatrice (anche se forse in una fase già troppo avanzata); per il resto li ho sempre scritti da solo. Non è un partito preso: se è successo è perché probabilmente non ho avuto la pazienza o la voglia di cercare qualcuno con cui scriverli (peccando forse anche di presunzione o pigrizia?). Comunque non è facile trovare qualcuno che sappia scrivere con te, su un'idea tua, capendo la direzione, il tipo di sensibilità, ecc. Ci sono film che nascono come storie, altri nascono da qualche personaggio e da qualche dettaglio, sensazione, scena, emozione: la storia bisogna costruirla intorno. Nel secondo caso la collaborazione di uno sceneggiatore è insieme più difficile e credo anche più utile e costruttiva. Bisogna imparare a trovare qualcuno e imparare a lavorarci. 6) Sono d'accordo che bisogna riappropriarsi della narrazione e sono convinto che bisogna ricominciare a raccontare e raccontare bene: ma non che si debba prendere a modello film dove ogni elemento è castrato dall'aspetto narrativo e messo al suo servizio, né che sia necessario raccontare di pietre verdi eroi e pugni, o imparare a utilizzare metodi per manipolare e raggirare il pubblico - così cari a un certo cinema narrativo per eccellenza. Non credo che per scrivere una buona sceneggiatura basti seguire delle regole; non credo neanche che esistano delle regole, e se esistessero non le seguirei. Si cerca avidamente un "come raccontare" adeguato al "cosa raccontare", e non è faINCNIESTA/SOLDINI -- ~--------- Carla Chiarelli in Giulia in ottobre di S. Soldini. cile, ma è necessario. Se si riscontra una fragilità di contenuti, in molti casi è perché il "come" e il "cosa" non riescono a fondersi, o confondersi - tenendo presente che ciò che viene abitualmente definito come "contenuto" non è assolutamente legato Silvio Soldini (foto di Fulvia Farassi110). più al "cosa" che al ''come". Raccontare bene non significa solamente evitare le carenze di narratività, di trama, di storia, di divisione in scene: ci sono anche altri aspetti all'interno di un film che a volte vengono considerati dei dettagli ma che non lo sono. Ci sono film costruiti su sceneggiature architettate così bene da non fare una grinza ma che non sanno più parlare attraverso le immagini: è altrettanto grave. Per raccontare bene, oltre a una "narratività" bisogna ritrovare anche un rispetto per le immagini e per i personaggi, un nuovo modo di concepire la recitazione, i dialoghi, il lavoro con gli attori, ecc. È questo l'unico modo per ovviare ai limiti dei nostri film, ma anche a quelli della maggior parte del cinema italiano. 7) Ci sarebbe molto da dire su come il cinema utilizza le altre forme di espressione, o le loro "idee", perché sono vari i modi in cui lo può fare, e spesso lo fa male. Credo che sia molto importante per il cinema mantenere (se non ritrovare) un rapporto stretto con le altre forme di espressione, e forse è inevitabile se il fine ultimo è quello di cambiare, progredire, stare al passo coi tempi. Sono convinto, però, che "stare al passo coi tempi" non significa rubare o lasciarsi contaminare dalle forme di espressione più recenti (pubblicità, videoclips... ). Penso anzi che inteso in questo 109

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