Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

fia e operatore, Elena Bosio, architetto, fotografo di scena, Carlo Cuteri, responsabile tecnico, Paolo Pantaleoni, apprendista fonico, Claudio Cerchiaro, tecnico luci e Lucia Moisio fonico in Vite di ballatoio e Andata e ritorno. Con loro sto portando avanti il mio progetto. Questa esigenza, comunque, è alla base del mio fare cinema. Sa) Occorrerebbe inventare occasioni d'incontro tra sensibilità diverse per una grande storia comune. Daniele Segre (Alessandria, 1952) vive a Torino dal 1963dove inizia la sua attività di fotografo specializzandosi nella documentazione delle Ione sociali. È fotografo di scena sul set di La macchina cinema di Bellocchio, Agosti, Rulli e Petraglia, e dal 1976 inizia la sua attività di regista con Perché droga (1976, 16mm, b/n, 45'). A partire dal I979 realizza una serie di video per la RA I e nel I 982 costituisce la società di produzione I Cammelli. Tra i suoi film, Ragazzi di stadio (1979, 16mm, col., 65'), Ritratto di un piccolo spacciatore ( I982, video, col., 40'), Testadura (1983, 16mm, col., 80'), Vite di ballatoio (1984, video, col., 60') e Andata e ritorno (I 984, video, col., 50'). Vite di ballatoio di D. Segre. INCHIESTA/SOLDI Daniele Segre con due interpreti del film (/010 di Elena Bosio). GIANCARLSOLDI I) Per sei anni ho fatto il montatore, lavorando su materiale girato da altri, prima di decidere di fare il primo film. Ho raccontato storie che, vuoi per la durata, vuoi per il come, vuoi per il cosa raccontavo, non sono mai entrate nel circuito ufficiale, rimanendo sempre nel territorio dei festival. Se si aggmnge che per riuscire a mettere in piedi un film, oltre che convincere un buon numero di persone (tenendo sempre alto per molte settimane il loro entusiasmo), bisogna smuovere decine di milioni (nel mio caso poche, ma pur sempre decine), con tutti i disturbi cardiocircolatori che ne conseguono, posso solo giustificare questa insana passione con il piacere, con la grande voglia di raccontare. Storie, umori, amori, comportamenti che penso valgano la pena di essere raccontati. 2/3) Dopo l'indigestione di nuovi comici e finito il tempo delle mele, l'Industria sta aspettando il nuovo exploit, il nuovo capo fila che indichi la strada da sfruttare. Negli ultimj quindici anni l'unica strategia perseguila dalla grande industria pare essere stata l'ltalian Tavolino, pacchetti (più che film) confezionati con cast a cui si cucivano storie addosso, motivate da pretesti ventilati dal momento. Mantenersi lontani dai filoni e dalle avventure replicanti penso possa essere la strada che dobbiamo percorrere, anche perché sono convinto che si possano fare film assolutamente non miliardari, piccoli film moderni che raccontino di persone d'oggi. 4) I video clips, i mensili patinati, i burghy bar e i kiwi stanno modificando la nostra vita. Che senso ha, mi chiedo ogni tanto, tutto 'sto sbattimento per fare dei film? Non saremo gli ultimi bagliori prima del crepuscolo? ln fondo anche i registi sono nati per essere felici. O no. 5) I film me li sono sempre scritti da solo, ma adesso penso sia arrivato il momento di cercarmi dei compagni di viaggio. Qualcuno che non sia solo un "aiuto tecnico".., ma una persona con cui poter organizzare atmosfere, dialoghi, accadimenti; e non solo per dividere illusioni e fantasie, ma soprattutto le passioni del cuore. 6) Nei primi anni settanta cominciò, a opera dei Metalli Urlanti francesi, una piccola rivoluzione nei fumetti. Si cominciò cioè a fumettare in termini di non racconto. Dopo il pe,iodo delle grandi saghe e dei grandi contenuti si cercò di praticare nuove piste. L'opera, se non la maggiore senz'altro la più rappresentativa fu// garage ermetico di Moebius, una storia senza storia, apparentemente senza continuità, con una infinità di personaggi che apparivano e sparivano senza ragione. L'Autore, ma questo 107

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