I 06 INCHIESTA/SEGRE le a quello vecchio, classico (amante) che a distanza, nel tempo, ci appare un modello di virtù. lo devo tutto quello che so e che faccio almeno a 98 persone tra amici, parenti, amanti, maestri di cinema italiani e stranieri, scrittori, pittori, musicisti, teologi. Ho molti debiti. Spero che mi sia dato di vivere a lungo per poterne pagare almeno una piccola parte! 4) Vedo che oltre la sua morte si evocherà il suo nome ... CINEMA ... CINEMA ... 5) I primi lavori li ho scritti da sola perché investivano una mia sfera emozionale profonda (l'infanzia, la madre, la ricerca di Dio, gli odori della casadovesonocresciuta, gli alberi del mio giardino, il mio cane, gli occhi di mio padre, mia nonna, la bibbia, l'estate e l'odore del tiglio, l'amore vergognoso di esprimersi, Maria, l'amica del cuore con cui andavo in bicicletta, Nathan il mio primo amore ... emozioni difficilmente divisibili da me. In seguito, lavorandosu testigià scritti, ho trovato interessante condividere con ahri la rilettura. 6) ~ vero, anche se a volte "i limiti", con il passare del tempo, diventano pregi, virtù, stile, linguaggio, come le rivoluzioni definite al loro nascere moti di disordine e ribellione possono 1rovare posto, poi, sui calendari cdme feste nazionali. Tra cosa raccontare e come raccontare c'è di mezzo il mare. Di cosa raccontare è pieno il mon• do. Come raccontare in rapporto a cosa si Processoa CaterinaRoss di G. Roso/evo. racconta è più difficile: è un'operazione complessae di allineamento sullo stessoas• se dei nostri sensi e richiede 1alento, visione, sentimento, mano ferma. 7) Un rapporto stretto, avvolgente, se• ducente. 8) Collaborazione? Scambio? Se non fosse perché vivo in una caverna e attorno c'è il deserto e imperversano bufere, non avrei nessun problema ad avere scambi con quelli della mia generazione ... solo a tratti intravedo forme umane, sono i fantasmi dei miei cari Bunuel, Bre1on, Man Ray, Gertrude Stein, Genet, Leger, Picasso, Gaudì, Dreyer, Venov. P.S. Ieri ho ricevuto un telegramma da Don Luis che dice che è bene che mi trasferisca in cma dove, ha saputo, la gente della mia generazione, buona e semplice e che fa dcli' ARTE è sinccramenle interessala allo scambio. Ho qualche sospetto; Don Luis, si sa, è un burlone! Gabriella Rosaleva (Varese, I 947) ha frequentato la scuola di cinema di Milano. Ha dirello, tra gli altri, Una Maria del '23 (1979, super 8, col., 30'), Trilogia (1980, super 8, col., 67'), Processo a Caterina Ross (1982, 16mm, col., 60'), la vocazione (1983, video b/n-col., 30'), Cercando Bill (1984, video, b/n-col., 30'), Viaggio in Senegal, l'Afrique est rose (1984/85, 16mm. col., 30'), la sonata Kreuur (1985, 16mm). DANIELE S GRE I) La necessità di fare cinema e televi• sionc è partita da uno sviluppo logico del lavoro di fotografo della realt~ che ho iniziato nei primi anni '70 a Torino. la) La convinzione che sia l'unica slra• da percorribile dai nuovi registi per farsi CO· nosccre, ed è l'unico modo per riuscire ad inventare nuovi canali attraverso i quali è possibile verificare le proprie opere in ter• mini di validità culturale. 2) Mi sento espressione di me stesso. 3) Un nuovo cinema, se cosi lo si vuole chiamare, non deve fermanti solamente al cinema. 3a) Purtroppo in llalia non esistono an• cora esperienze di cinema indipendenle, tali da essere punti di riferimento con i quali confrontarsi. Esperienze ind1penden1iame• ricane, tedesche, e inglesi sono i miei riferi. menti. 3b) L'autore•regista non può che avere un ruolo centrale in un processoproduttivo indipendente all'interno di un rinnovamento culturale complessivo. La propria indipendenza può essere l'unica scelta per diventare veramente autori. 4) Non si può prospettare nessun futuro se alla base non esiste una cosiddetta "scuola" che possa invertire la tendenza, tenendo conto comunque che i nuovi autori, nella maggior parte dei casi, esistono perché esiste il mezzo televisivo. 5) No. 6) Le carenze di cui si accenna sicuramente esistono, e sono alla base della grande confusione che è facile conslatare nei va• ri Festival che pun1ano più sulla quantità che sulla qualità. 6b) Ovviare a questi limiti rappresenterebbe "il nuovo risorgimento" per il Cine• ma llaliano. Sicuramente la possibilità di confronto con professionisti del Cinema sarebbe un'occasione di non poco conio. Nel caso di Vite di ballatoio, l'apporto intellettuale e professionale di Roberto Pcrpignani è stato di fondamentale importanza. 6c) Ovviamenle un rapporto molto stretto, e il più possibile equilibrato. All'inizio il "cosa raccontare" dominava sul "come raccontare". 7) Un rapporto aperto ad ogni lipo di esperienza con qualunque forma di espres• sione. 8) Rapporti di ques10 tipo li sto già portando avan1i. Dal 1981 ho costituito con Mario Alessio la società "I cammelli", at• torno alla quale si sono aggregati alcuni giovani: Paolo Ferrari, direttore di fotogra-
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