Paolo Rosa (foto di Fulvia Farassino). ritori piuttosto che restituire terreni fertm; a riprodursi per nepotismo piuttosto che offrirsi alle scuole. li sintomo è che se penso a un film o a un video e alla loro struttura mi aggancio più velocemente ad un'esperienza musicale o teatrale, ad una danza piuttosto che ad un altro film. L'unico a emergere, semmai, è Pasolini perché l'ho visto tra noi in una qualche manifestazione, con la macchina da presa in mano; perché è stato generoso; perché ha attraversato sempre con intelligenza molteplici espressioni. 3-5-8) Penso che questo rimescolamento delle discipline a cui ho accennato richieda una tale quantità di competenze e di conoscenze che è impossibile siano patrimonio di un'unica persona, di un "autore". Il contributo degli altri diviene così importante che è mistificante sovrastarlo, prevaricarlo con una presunta "aurea sacra". La figura dell'artista factotum ha bisogno di una correzione per farla uscire anche da una dimensione narcisistica divenuta insopportabile. È utile sostenere, a mio avviso, nuclei produttivi che pur chiusi in una propria omogeneità siano sufficientemente aperti per potersi rendere capaci di necessarie trasfusioni, capaci di attrarre quelle numerose potenzialità che, persi gli orientamenti disciplinari, gravitano in orbite disperse. Nuclei che non siano solo strumenti organizzativi e di sostegno ma che siano centri di scambio di temperature emotive, terminali di esperienze e competenze differenti. Ho l'impressione che in questa direzione qualcosa si stia muovendo in particolare a Milano, essendo usciti i raggruppamenti dall'ottica rivendicativa e proiettati invece verso una dinamica più costruttiva. Affermo questo stando dentro un osservatorio, lo Studìo Azzurro, che mi ha convinto dell'insufficienza di centralizzare la produzione in un unica persona e della necessità di avere intorno un clima stimolante. 6) C'è consapevolezza di questa carenza di "narrazione", di "sceneggiatura", ma d'altra parte è naturale per chi vuole uscire dai modelli narrativi chiusi della visione ottocentesca e moralista o per chi si vuole allontanare da quelli americani, anch'essi carichi di ideologia sottilmente filtrata dai comportamenti. In genere c'è una estrema disponibilità alla fruizione di questi ultimi poiché ti offrono il modello comportamentale, con il quale fare i conti immediatamente dopo aver visto il film. Rifarsi ad essi fa persistere un atteggiamento di grande subalternità. Questo non vale solamente per i film di grande produzione, ma anche per quelli ad essi alternativi. È naturale quindi che in questo momento si cerchino, con grande fatica, modi originali di narrare, forme nuove di sceneggiare, forse in un modo più inconsapevole che lucido. E più si riuscirà a scoprire, più emergerà una presenza di contenuti, più si recupererà quella tensione etica che ~i deve necessariamente manifestare; lo si farà in modo differente da quello così legato alla realtà, ma in moINCHIESTA/ROSA do più inerente alla complessa stratificazione che questa ha subito. Mi rifiuto di pensare che la nostra generazione non abbia significati da trasmettere, "storie" da raccontare; la difficoltà sta nel farle emergere senza ricorrere a quegli stereotipi correnti che ne volgarizzano il senso. I limiti del nostro lavoro li conosco bene, ma se vi è contenuto in esso un solo momento con il quale si è sconcertato l'interlocutore, lo si è emozionato; un solo momento in cui si sono superate le barriere della prevedibilità, ecco vorrà dire che la materia che stiamo trattando non è stabile, in equilibrio, ma è perturbata ed in quanto tale comincia a raccontare. Magari raccontare ''immagini, visioni, orizzonti, mutazioni, richiami assoluti, incontri fatali, nuove forme di vita e di linguaggio, altri universi possibili". Paolo Rosa (Rimini 1949) si è impegnato a lungo nel settore delle arti visive realizzando varie mostre e partecipando a varie iniziative. Dal 1980 si occupa prevalentemente di cinema e di video, lavorando all'interno dello Studio Azzurro di Milano. In questa struttura, insieme a L. Sangiorgi e F. Cirifino, ha realizzato i film: Facce di festa (1980, 16mm, col., 60') Lato D (1982, 16mm, col., 20'), L 'osservatorìo nucleare del signor Nano/ (1985, 16mm, col., 60'); inoltre, diverse videoinstallazioni, la più recente delle quali è li nuotatore, e numerosi programmi video e cinematografici. GABRIELLRAOSALEAV I) Il mio programma è semplice: scelgo il cinema per sedurre il mio amante esigente (si chiama Movie), è un maestro fantastico e mi educa alla vita, mi misura con i suoi tranelli, mette alla prova il mio amore! Mi precede sul set e nasconde trappole sotto ramoscelli di alloro. Mi incute soggezione e meraviglia quando mi racconta la sua storia. Sin da bambina ero follemente innamorata di lui! Potrò mai, un giorno, seduta nella penombra, in una comoda poltrona di prima visione, prendergli la mano e sussurrargli all'orecchio: "Caro, mi apparivi irraggiungibile, ma ora, nella confortevole sala grande, ti sento più che mai legato a me." 2) lo sono tutto quello che ho visto, che vedo e, a volte, nei momenti di grazia, quello che non ho mai visto. 3) Jl nuovo cinema è come un nuovo amante: all'inizio non si vedono i difetti. Cosa dovrebbe essere? li più possibile simi105
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