GIANLUCFAUMAGALLI I) Le mani. Se hai mani goffe, imprecise, poco ispirate ... non puoi fare il musicista o il pittore. E poi il gioco di squadra. Un lavoro da fare insieme agli altri. Con le mani degli altri. 2) Non ci sono più punti di riferimento. O forse non siamo più capaci di vederli? 3) Un gruppo di nuovi autori lavorano nell'ombra e fanno le loro cose. Poi, all'improvviso, diventano tutti più bravi, più interessanti, più giusti di quelli che c'erano prima. Se questo fenomeno collettivo non si verifica, il nuovo cinema si diluisce nei pochi che riescono, da soli, a scavarsi un cammino. In ogni autore c'è un frammento originale di nuovo che cerca la sua strada. 4) Lo stessp di cent'anni fa: un'invenzione senza avvenire. Sempre meglio di un avvenire senza invenzione. 5) No. Quanro mani vedono meglio di due. 6) Cosa raccontare? Le cose della vita. Come? Cercando un diverso punto di vista. 7) Meno ci si pensa e più funziona. 8) Si. In modo informale. Gianluca Fumagalli (Milano, 1955) si è laureato in letteratura americana con una tesi sulle strutture narrative del film di gangster; è diplomato alla scuola del cinema di Milano. Ha direlto film pubblicitari e documentari, e dopo alcuni cortometraggi il lungometraggio Come dire... (1983, 16mm, col., 80') presentato ai festival di Locarno, Valladolid, Mosca, Bellaria, Avellino. MASSIMOMAZZUCCO I) Un giorno sono andato al cinema e ho visto l'amico americano. Mentre scorrevano i titoli di coda ho deciso che avrei fatto dei film. Credo che non esista alcun ragionamento razionale che possa portare a "scegliere" una forma di espressione al posto di un'altra. Non solo, ma non esiste nemmeno una impellente necessità di esprimersi ad ogni costo attraverso una forma di comunicazione, come la domanda sembrerebbe implicare. Ci si innamora di un mezzo, e contemporaneamente nasce il desiderio di utilizzarlo. La seconda parte della domanda è dolorosa: non capisco perché la definizione "giovani registi italiani" implichi automaticamente per chi la usa questo senso di sconfitta autoindotta a favore di INCHIESTA/FUMAGALLI Venerdi sera, lunedi mattina di A. Chiantareuo e D. Pianciola. Gianluca Fumagalli. un cieco idealismo artistico, e mi auguro di tutto cuore che non sia così; per mio conto, con il mio primo film ho cercat_odi mostrare che l'indirizzo scelto tiene ben presente il problema della commerciabilità del prodotto: è prima di tutto girato in inglese ed in presa diretta, conditio sine qua non per vendite internazionali: il mercato di lingua inglese costituisce il 60"10 di quello mondiale, e sarebbe stato suicida realizzare un prodotto con le proprie forze senza poter contare sul più ampio mercato possibile a produzione finita. In secondo luogo ho cercato di evitare temi "locali", che restringono immediatamente il mercato alle frontiere nazionali: ho assistito a Nizza a una proiezione di Ricomincio da tre in edizione doppiata in francese, e dopo dieci minuti di proiezione la sala si era praticamente svuotata. Che poi anche film costati trenta milioni di dollari non trovino una collocazione e finiscano ad ammuffire assieme al regista in qualche magazzino (Heaven's gaie) è certamente un altro problema, che ci ricorda che non è necessariamente la ristrettezza dei mezzi a condannare un prodotto fuori dal mercato. 2) Chi come me ha fallo un solo film e sta lavorando al suo secondo, riesce difficilmente a individuare le proprie paternità. Se comunque mi considero prodotto del cinema italiano, lo faccio nella misura in cui questo cinema non esiste più, e sono quindi il prodotto di una mancanza di cinema, di un vuoto. 3) Non esiste un nuovo cinema per definizione. Trovo patetica la disperazione con cui i critici del settore si ostinano a cercare in ogni minimo evento la novità a tutti i costi o i segnali inequivocabili di chissà quale cambiamento inarrestabile della storia del cinema; solo a posteriori è possibile individuare correnti o movimenti o scuole, e raggruppare una massa apparentemente infor103
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