Linea d'ombra - anno II - n. 10 - giugno 1985

IO DISCUSSIONE/VINASSA l'ha scritto Enrico Testa ("il Manifesto". 19 aprile 1985), è "certamente auspicabile, ma non decisivo in questa fase, ... chiedere ... al movimento ecologista in generale una coerenza e una complessità teorica". E Testa è un uomo d'onore. E a questo proposito val la pena di leggere il dossier Ecologi, ecologia, verdi sul n. 24 di "SE· Scienza Esperienza" (maggio 1985), in particolare l'articolo di Enrico Guazzoni: ti labiri1110degli incontri mancati: i verdi e laricerca. Insomma i verdi e le loro storie, i verdi e i loro problemi mi stufano non poco. I rossi (o i bianchi) che si dipingono di verde sono poi insopportabili: tra l'altro - così dipinti - si confondono con i neri, pure dipinti di verde, e magari con i radicali, ancorché vestiti di arlecchino e pronti per ogni evenienza. Quello che infastidisce di più è il fa. re tutto "verde", confondere tutto. L'impressione è che sia una moda, una moda in• dubbiamente vincente (oggi). Forse l'aspetto più noioso della questio• ne verde è proprio la combinazione, l'in. crocio tra la moda e il "tutto". Un incrocio che va dal jogging tra i tubi di scarico delle auto, tanto per "riprendersi la città", al ci• bo biodinamico coltivato in una fattoria che usa solo fertilizzanti naturali, quasi non si sapesse che gli insetticidi e i fertilizzanti chimici su quel cibo ci si ritrovano lo stesso perché li usa una fattoria vicina o, magari, una lontana parecchi chilometri ma "ben disposta" per quel che riguarda il vento: i pinguini dcli' Antartide erano pieni di DDT, eppure da quelle parti nessuno lo usava per debellare la malaria! Peraltro, ed è giusto riconoscerlo, si po• trebbero leggere i verdi e i loro temi come Starobinski in 1789. I sogni e gli incubi della ragione (Garzanti, Milano 1981) legge Bernardin de Saint•Pierre (uno dei tanti ingegneri.scrittori) che, osservatore finissimo del mondo naturale, era un ecologista ante•litteram. "... Bernardin de SaintPierre, associando la grandine, il gelo, e la gestione disastrosa delle finanze pubbliche, ci lascia intravedere un aspetto essenziale del sentimento che prevale nella primavera del 1789." E, come racconta Starobinski all'inizio dello stesso saggio (// gelo), "Quello del 1788-89 fu un inverno di gran freddo", proprio come quello del 1984-85 ! Coincidenza augurale? Speranza di una ri• voluzione estiva? Chissà. Resto un po' scet• tico perché con la "strategia del tutto" la guerra è persa. Tanti anni fa, Primaverasilenziosa ebbe un impatto straordinario: in pochi anni il DDT fu messo al bando in (quasi) tutto il mondo. Oggi non succede più niente, nep· pure dopo Seveso o Bhopal. Non passa giorno che i quotidiani non raccontino Sto· rie terrificanti di veleni scoperti nei prati o nelle rogge, di autobotti che circolano allegramente piene di sostanze pericolosissime, ma nessuno si meraviglia ormai più che tan• to. Certo, la situazione si complica quasi ogni giorno per la continua immissione in natura di sostanze sempre più nuove e i cui effetti a lungo termine sono quasi sempre sottovalutati: ma l'assuefazione al sintetico e all'artificiale è anch'essa rapidamente cre• scente. "L'aria della città fà bene", come dicono quelli della Lega Ambiente, ma basta andare a spasso e ce se n'accorge! Qual• cuno ricorderà forse che fino a qualche anno fa i quotidiani pubblicavano regolar• mente (almeno a Milano) i dati ufficiali sulla concentrazione di anidride solforosa (S0 2 , indicatore dell'inquinamento da au• tomobili e da combustione "sporca" in ge. nere) relativi a una decina di punti chiave della città. I valori superavano spesso i limiti previsti dalla legge, sia in centro, sia in periferia (tanto per intenderci, in via Brera come in piazzale Zavattari). Oggi i dati non vengono più pubblicati: a) perché sono diventati "riservati"; b) perché non è bene pubblicarli (per decenza); c) perché non interessano più nessuno. Scegliete la risposta che più vi piace perché tanto il risultato è lo stesso. Ai verdi si potrebbe consigliare di anda• re a vedere Brazi/ (e di seguirlo attentamente), un film che mi è sembrato la più divertente e, perché no, intelligente lettura di 1984. Orwell descriveva il (suo) presente, Brazil descrive il nostro: i cartelloni pubbli• citari che impediscono di vedere, la buro• crazia sempre più invadente ... Il verde del paradiso agreste, immaginato • non a caso dalla stanza di tortura - è morto. L'unico vivo è Tuttle, il tubista, che è terrorista non perché mette le bombe (e infatti non le mette) ma perché ripara i guasti della tecnica al di fuori dell'ordine costituito e perché riempie . letteralmente - di merda i rappresen• tanti del suddetto ordine. Ai verdi manca solo lo sponsor: è l'ora che se lo trovino. P .S. Alexander Langer si è lamentato su "il Manifesto" del 23 aprile 1985 (mi accor• go di aver citato quasi sempre questo quoti• diano, ma è il solo che leggo sul serio, an• che se su questo tema la penso molto diver• samente) che ai verdi tutti danno consigli: mi scuso di esserci cascato anch'io! (Questo pezzo è stato scritto il mercoledì delle ceneri (3 aprile 1985) e consegnato il 29 aprile. Quindi non tiene conto dei risultati eletto• rali (che non potevo conoscere) né della querelle per gli spazi elettorali-TV tra i verdi e Pannella (che invece conoscevo). L'articolo di Guazzoni e il dossier di "SE· Scienza Esperienza" li ho ovviamente visti in dattiloscritto. A proposito di inquinamento e di scom• parsa dei dati relativi sui quotidiani, è an• che successo nel frattempo . e non mi sem• bra un caso • che il governo Craxi abbia mutato per decreto i valori di uno dei più importanti indici di inquinamento biologi• co, in modo da rendere "pulite per legge" quasi tutte le nostre coste. Ma in prima pa• gina ne ha parlato solo Mario Fazio su "la Stampa"; nelle altre nessuno. (Ma posso anche sbagliarmi.)

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