72 DISCUSSIONE/ J RVIS genetica - universale per la specie - nella struttura del pensiero e del linguaggio, e una altrettanto ferma e combattiva posizione sociale e politica a carattere radicalmente progressista. Sull'altro versante ideologico, è ben noto come il relativismo dell'antropologia culturale americana sia servito a giustificare l'ipotesi conservatrice secondo cui ogni cultura e quindi ogni cultura preletterata, oppressa e povera di risorse, può esser considerata buona così com 'è, dato che essa produce nei propri membri un tipo di struttura della personalità che, libero da vincoli naturali, è armonicamente adeguato proprio a quella cultura e a quegli stessi equilibri sociali. Eppure ancor oggi la vecchia contrapposizione non solo non è morta, ma viene riproposta in nuove polemiche: da un lato gli ottimisti-progressisti, sostenitori dell'uomo storico; dall'altro i pessimisti-conservatori, sostenitori dell'uomo biologico. L'attuale offensiva, scientifica e culturale, dei sostenitori della presenza di importanti vincoli biologici condizionati dal patrimonio genetico nei comportamenti e nelle forme di coscienza dei singoli e dei gruppi, ha certamente delle solide basj, malgrado si pre~ti a controversia su alcuni punti scottanti e non marginali. E un peccato però che queste posizioni vengano talora associate a ideologie conservatrici, se non addirittura reazionarie, anche quando una associazione del genere non sarebbe affatto necessaria: così come è certamente un peccato che da ambedue le parti, ma soprattutto dal lato dei progressisti anti-biologisti, si siano usati talora, soprattutto negli Stati Uniti, argomenti poco sereni, che hanno finito col fare il gioco degli avversari. Ne sono stati esempi le polemiche contro la sociobiologia di Wilson, o quelle contro le ricerche e le teorie di Jensen e di Eysenck sulla componente ereditaria dell'intelligenza. Come è stato fatto notare più volte (le polemiche non sono recenti) non è dimostrando che Jensen è ideologicamente un conservatore che si confutano le sue ipotesi: ma solo dimostrando che i suoi rilevamenti e i suoi calcoli statistici sono insufficienti, o viziati da errori tecnici. "urtroppo non si può dire che al pubblico non specia- .. 1izzato vengano offerti molti libri e articoli che contribuiscano a chiarire le idee su questa tematica. Ormai non passa mese, in pratica, che non venga pubblicato in Italia qualche libro sui vincoli biologici del comportamento umano: ma talora non si va molto oltre, rispetto al vecchio stile impreciso, sensazionalistico, entusiasta e a volte un po' fantasioso che caratterizzava i libri di Morris e di Ardrey sulla scimmia nuda e sull'imperativo territoriale. Del resto la maggior parte dei lettori non specialisti sono portati a preferire libri brevi, facili, con poche idee (ma fisse) tali da poter essere facilmente inserite in qualche sistema organizzato di pettegolezzo culturale; e amano quelle ipotesi che sono tanto più accettabili quanto più unilaterali. È vero che non è sempre facile passare del tempo a leggere qualcosa di ponderoso per farsi opinioni più caute e articolate. Eppure esistono anche libri buoni e seri e brevi e non difficili: come quelli di Robert Hinde (l'ultimo, Etologia, edito da poco presso Rizzali, è t ,.,. ottimo, semplice, ed economico); e fra gli autori italiani un sociologo, Sergio Manghi, ha scritto I/ paradigma biosociale (Angeli) che, almeno dal mio punto di vista di psicologo, mi sembra informativo e interessante, e credo sia piaciuto anche agli etologi. Attaccamento e perdita, di John Bowlby, è disponibile in italiano, ed è un classico, che fra l'altro andrebbe letto anche dai miei colleghi psicoanalisti; ma questi hanno spesso il difetto di leggere solo ciò che scrivono gli altri analisti. Però forse non è un caso che un'opera divulgativa, e divertente, e però rigorosa, come Nim, di H.S. Terrace, che è del 1979, non sia mai stata tradotta - che io sappia - in italiano; ma in quel libro Terrace dimostra falsa l'ipotesi secondo cui gli scimpanzè possono propriamente imparare a parlare, mentre oggi si preferisce fare del sensazionalismo sostenendo il contrario. Del resto non si può rimproverare il lettore medio se rinuncia a farsi un 'idea precisa della sociobiologia leggendosi tutto il librone omonimo di E.O. Wilson, e preferisce occuparsi solo di quella piccola parte del medesimo che tratta della sociobiologia umana ed è proprio la più discutibile; oppure ancora, preferisce limitarsi a un'altra opera dello stesso autore, molto più piccola e anche più suggestiva, On Human Nature, del '78 (tradotta nell'80 presso Zanichelli) magari senza accorgersi che è un lavoro chiaramente tirato via, e di cui lo stesso Wilson forse dovrebbe un po' vergognarsi. D'altro lato vi sono autori benemeriti e ormai noti al pubblico, ma che rischiano talora di essere presi senza le dovute cautele; così il giustamente celebre, ma a volte un po' stantìo (e altre volte un bel po' reazionario) Konrad Lorenz, padre oggi non più molto attuale dell'etologia; oppure il sopravvalutato e brillante Gregory Bateson. Curiosamente, la televisione italiana è stata in questi anni una delle fonti migliori di informazione divulgativa sulla psicologia delle scimmie, sull'etologia, sull'evoluzionismo, sulla psicologia dei neonati, insomma su tutto ciò che fonda il problema dei vincoli dell'uomo alla sua natura biologica: anche se in parte il merito è stato della BBC, che le ha venduto una serie di documentari. Per contro, vi sono state case editrici notissime, veri pilastri della cultura italiana, che hanno fatto scivoloni poco decorosi proprio su questa tematica: l'esempio più triste è stato quello della Laterza, che ha pu,,bblicato l'infimo e dilettantesco Lungo viaggio al centro del cervello; ma anche l'Adelphi ha avuto di recente la pessima idea di tradurre un fantasioso libro americano sul cervello e la cultura (Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza) che sarebbe stato molto meglio lasciare nell'oblio al quale lo avevano immediatamente destinato tutte le persone serie quando uscì in edizione originale. · · Certo, è difficile orientarsi; e lo è già per chi fa ad esempio lo psicologo, e ha spesso bisogno di consigli e pareri di etologi e sociologi, per chiarirsi i molti dubbi che gli si presentano in un campo così còmplesso. Fa ancora più fatica il migliore fra i lettori curiosi, cioè chi è scrupoloso, colto, ma non specialista in nessuno di questi settori. D'altro lato non tutto è controverso: esistono, malgrado le polemiche, delle tendenze che si vanno lentamente e solidamente affermando.
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