Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

spesso ipocrita sostenere che la diversità di chiunque non è svantaggio per nessuno; e infine, la mente umana non dipende verosimilmente solo dalla storia ma anche dalla natura. Una delle caratteristiche dominanti delle battaglie che si sono combattute su questi problemi è la costante tendenza a semplificarne i termini. La contrapposizione stessa fra fiduciosi-progressisti (sostenitori dell'uguaglianza, e della libertà, storicità e non-naturalità dello spirito umano) e scettici-conservatori (sostenitori del carattere irriducibile delle diversità fra gli individui, e dei molteplici vincoli del pensiero e del comportamento alle loro radici biologiche) è una contrapposizione schematica, che già altera i termini della questione. Per accorgersene bastano pochi esempi. Per cominciare, il credere nell'eguaglianza delle capacità mentali di tutti gli esseri umani alla nascita può comportare come effetto la tendenza a esprimere una più decisa condanna morale sull'individuo che fallisce. Infatti se, sulla base di una ipotetica uguaglianza biologica alla nascita, una persona qualsiasi che non sia stata chiaramente svantaggiata né dalla miseria né dall'ignoranza né da altri fattori ambientali si rivelerà incapace di ottenere il successo nella scuola o nella vita, o commetterà crimini o disastri, la colpa non potrà essere che sua: e poiché non avrà attenuanti non meriterà né comprensione né aiuto. Secondo lo stesso modo di vedere, chi invece a partire dalle stesse condizioni otterrà il potere e il denaro non potrà che goderseli senza limitazioni, essendo in modo palese una persona particolarmente meritevole, non nel senso delle sue doti naturali ma nel senso della libera autodeterminazione e sviluppo delle sue virtù morali. Il risultato di questa filosofia è un accentuato conservatorismo sociale; e infatti nell'America reaganiana molti ragionano oggi esattamente in questi termini. Peraltro, se invece si accetta come vera l'ipotesi opposta,e cioè che nel rimescolamento dei patrimoni genetici ereditari alcune persone nascono di. fatto più fortunate perché più ricche di quelle predisposizioni e capacità che saranno loro utili nella vita (purché naturalmente abbiano occasione di svilupparle) e altre meno fortunate, ciò che ne consegue non è affatto necessariamente una sorta di spencerismo-darwinismo sociale, cioè la legge del premio al più forte. La società si basa, proprio in quanto civiltà umana, per l'appunto sulla accertata necessità di stabilire una protezione per i più deboli, i meno abili, i meno furbi, e sulla necessità altrettanto evidente di porre degli argini ai diritti acquisiti dai più forti. Così per la democrazia parlamentare moderna; così ad esempio anche per la scuola. Una scuola veramente democratica non è affatto quella che sottopone tutti i bambini alle stesse richieste, inevitabilmente emarginando o schiacciando chi non ce la fa; ma al contrario è quella che con particolare amore cura proprio i piccoli che per qualsiasi motivo fanno più fatica ad apprendere in generale, o che pur senza essere necessariamente casi patologici, né casi socialmente deprivati, mostrano specifiche difficoltà in qualche settore, come il disegno, e l'aritmetica, o la lettura-scrittura. L'idea secondo cui la mente umana è un apparato aspecifiDISCUSSIONE/ J RYIS co totipotente, non dotato di predisposizioni alla nascita, non limitato dalla biologia, ma solo incanalato dall'educazione e dalla cultura, oltre a essere un 'idea del tutto inverosimile non è necessariamente un'idea progressista. Per più di mezzo secolo e ancora in anni recentissimi, la psicologia americana è stata dominata proprio da una scuola partita da premesse del genere, il comportamentismo: questo orientamento di ricerca, da sempre legato a una ideologia a sfondo tecnocraticooggettivistico-manipolativo, e cieco al mondo della soggettività, ha finito con lo sfociare in un progetto sociale esplicito, quello di Skinner, nel quale sia i problemi della psicologia sia quelli della politica vengono ridotti a un comune denominatore di pura ingegneria comportamentale, il cui potenziale aspetto autoritario è abbastanza evidente. E i consideri invece l'ipotes-i opposta, secondo la quale il pensiero, e il linguaggio, e le emozioni, e il comportamento, sono strutturati anche nella specie umana secondo vincoli biologici, propri appunto della specie e tali da potersi sviluppare adeguatamente solo con apporti ambientali adeguati. Se dunque tali vincoli esistono, ciò significa che nessuno di noi può essere violentato impunemente da educatori ignoranti o perversi, o da condizionamenti sociambientali negativi. Così come è ormai accertato che il lattante necessita in qualsiasi cultura di garanzie ambientali relativamente rigide e di stimoli che sono universali e specifici di mese in mese, e che non possono variare oltre un certo limite senza che ne conseguano dei danni, allo stesso modo non è arbitrario ritenere che anche in seguito gli esseri umani abbiano necessità psicologiche universali. L'idea di una plasmabilità illimitata del comportamento e del modo di pensare degli umani comporta inevitabilmente delle tentazioni utopistico-autoritarie: si pensi fra le alt-re a quelle - basate proprio su di un'ipotesi del genere - che hanno contraddistinto gli aspetti rieducativi più duri della Rivoluzione Culturale cinese, o il tragico e mostruoso esperimento di Poi Pot in Cambogia. Si consideri invece l'ipotesi secondo cui tutti indistintamente gli esseri umani, pur essendo diversi fra loro per una serie di capacità, sono portatori di esigenze complesse naturali e universali, che concernono bisogni insopprimibili di sicurezza e di affetto, di stabilità di riferimenti inter-personali, di rispetto reciproco, e di salvaguardia di un certo grado di autonomia e di progettualità individuale. Questa ipotesi comporta cautela e attenzione nel venire incontro alle esigenze dei singoli nell'ambito di qualsiasi progetto collettivo. Sul piano delle proposte sociali ciò che ne deriva è una rivendicazione in difesa dei deprivati, degli oppressi e degli emarginati, che è tanto più viva quanto più risulta inaccettabile la vecchia idea ipocrita secondo la quale i poveri, gli ignoranti, i primitivi, i pazzi, gli affamati e i barboni trovano ciascuno un felice soggettivo equilibrio nella miseria e nella violenza della propria cultura. Così, dobbiamo a Noam Chomsky l'esempio personale di un legame fra la convinzione della esistenza di una stretta base 71

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