Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

rezione diversa e cercare soluzioni originali. Cosa pensi del nuovo cinema tedesco? Non lo conosco a sufficienza. In America arriva così poco e solo quello che viene considerato commerciale. Di Fassbinder mi sono piaciuti moltissimo Il soldato americano, Veronika Voss, La roulette cinese. Querelle non mi ha detto quasi nulla. Mi piace Wenders, ma certe volte mi sembra che i suoi film siano troppo referenziali rispetto al cinema in sé. I suoi personaggi sono poi talora troppo intellettuali e le cose sembrano svuotarsi di realtà per diventare simboli puri. È il suo stile, ma per me non è del tutto interessante. Di Herzog ho amato moltissimo Aguirre e Stroszeck; ma più di tutti gli altri Anche i nani hanno cominciato da piccoli, così radicalmente anarchico e puro. Herzog però mi fa spesso paura da un punto di vista ideologico. Che rapporto hai avuto con l'avanguardia cinematografica americana anni '60? Andy Warhol è stato molto importante per me, almeno fino a quando non ha affidato le regie dei suoi film a Morrissey. I suoi erano microcosmi filmici affascinantissimi, simili per certi versi al lavoro di Duchamp. Parlo del periodo di Chelsea Girls e della factory. Altre figure formative per me sono state Shirley Clarke, Robert Frank con il suo stupendo Pull my Daisies, Cassavetes, in particolare per Ombre, e Jack Smith. Non ho invece avuto mai vero interesse per il lavoro di Jonas Mekas, di Stan Brachage o di Michael Snow. Il fatto che non si siano mai interessati ai problemi della narratività me li ha fatti considerare sempre piuttosto lontani, anche se ne rispetto il lavoro. Di Smith, che in qualche modo sta tra i primi e gli altri, amo da sempre l'estetica, fortissima. Che previsioni fai per la distribuzione del tuo film in Italia? Non ho idea. È stato tutto una tale sorpresa. Io ero convinto che Strangers potesse diventare un cult movie in Europa, ma che in America nessuno sarebbe andato a vederlo. Il pubblico europeo è più aperto alle ricerche e all'invenzione di forme. Comunque la distribuzione del film in Europa, con la scelta di sottotitolarlo e non di doppiarlo, rientra in un progetto collettivo e internazionale di creazione di una rete allargata di produzione e distribuzione di film indipendenti. Credo che sia indispensabile per la nostra sopravvivenza, almeno alle nostre condizioni, che non si continui a classificare un film come tipicamente newyorkese, o per filoni o per città. Credo che si debba pensare in termini di collegamento internazionale e non ghettizzarsi città per città. Penso che oggi ce la si possa fare. Quanto è costato Strangers? 120.000 dollari per produrlo e altri 30.000 dopo Cannes, per pubblicizzarlo e distribuirlo. 69

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