Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

ma non la considero affatto americana. È un porto franco. Rispetto al resto dell'America, qui c'è una morale diversa, forme di vita differenti e differenti modi di pensare. Ecco, direi che io ho con New York lo stesso rapporto che Rivette ha con Parigi. La città è il personaggio principale delle nostre storie. Nei film di Rivette la traduzione visiva di Parigi è bellissima e inesauribile. Come se ci fossero centinaia di modi di metterla in scena. Così è per me con New York. La considero una città ancora tutta da esplorare e scoprire, dentro e intorno. Il cinema americano la ha appiattita a due estremi stereotipati: la midtown dei ricchi o la superdrammatica periferia dei criminali. La tua New York viene fuori "carina". Non è né violenta né drammatica. C'è un'esagerazione su New York: o è alla moda o è caricata. Entrambi questi aspetti esistono, ma non possono essere isolati. Altrimenti si è disonesti. lo voglio mostrare New York come la sento e la vivo, come senso di possibilità. Rifiuto quindi sia il cliché della violenza che quello della rimozione di classe. Milioni di persone qui non sono ricche e neanche criminali. Sono loro che mi interessano. Ti interessa fare del realismo? Sì, se lo si intende nel senso di fare quello che sento. Non credo invece nel realismo come categoria. Basta inquadrare per esserne fuori, basta scegliere cosa mostrare e Strangers ad esempio lo fa tantissimo. Il cinema americano distorce moltissimo, pur accampando pretese di realtà... Pensa a Liquid Sky e alle sue forzature o a A lphabet City di Amos Poe. In entrambi c'è una distorsione deformante della realtà newyorkese. Nel caso di Amos, c'è da dire che il film non è veramente suo. Tutte le scelte gli sono state imposte dalla produzione. Il film sembra comunque la fantasia delirante e violenta di un bambino. Parlami dell'uso della musica nei tuoi film. Spesso nel cinema si fa un uso non controllato della musica. Se è buona, spesso scavalca l'immagine. Altrimenti viene usata solo per provocare emozioni nel pubblico: tensione, sentimentalismo. Entrambe le soluzioni mi sembrano pessime. La musica deve sottolineare i temi e rafforzare l'atmosfera. In Strangers ho provato a combinare influenze europee e americane. J ohn Lurie ha fatto lo stesso 67

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