66 attenzione al potenziale degli attori. I nuovi registi si occupano più degli aspetti visivi e formali dei loro film che degli attori. Gli basta che in qualche modo riempiano i personaggi per conto loro. lo voglio qualcosa di diverso, voglio creare i personaggi insieme agli attori, lavorare a stretto contatto con loro. C'è di più: io mi sento interessato a un tipo particolare di personaggio, quello dell'outsider, del non integrato e non integrabile. Le mie storie possono quindi venir girate con estrema semplicità, non hanno bisogno di grandi strutture e mezzi. Permanent Vacation era addirittura crudo nella sua semplicità. In quel caso anche la recitazione non è stata del tutto soddisfacente, ma stavamo imparando. Sono contento del passaggio segnato da Strangers. La recitazione qui è più precisa e così la formula del film. Io sono molto formale. La mia mente funziona formalmente. Su questo piano non mi sento per niente insicuro. Potrei uscire in questo esatto momento e andare a girare una cosa visivamente riuscitissima. La direzione degli attori è invece quello che devo imparare e mi ci vorrà una vita. Lo sviluppo e laricerca sul piano formale e visivo non sono il punto a cui tengo di più. Chi ha costruito i personaggi di Strangers, tu o gli attori? Insieme. La performance di un attore in un film è il prodotto di una collaborazione tra regista e attori. I personaggi di Strangers li abbiamo davvero creati insieme, discutendo quali parti di ogni attore come persona fossero anche parte del personaggio e quali no. Il lavoro più impegnativo è stato trovare i modi di reprimere le parti contrastanti e di tenere le altre. Ed è un processo di creazione collettiva. In questo devo sicuramente molto all'influenza di Nick Ray, il quale sosteneva che una buona recitazione viene dalla cooperazione. Il che non è molto comune nel cinema americano. No, in America si hanno di solito due possibilità: o si lascia che gli attori facciano quello che vogliono o li si dirige al millesimo. C'è molta autobiografia nei tuoi personaggi? La tua o quella degli attori? Sì, c'è soprattutto molta esperienza personale, mia e loro insieme. Ma solo quella che c'entra con i personaggi. Il resto Io-teniamo fuori. È un lavoro di selezione e di decisione. Qual è il personaggio di Strangers in cui ti riconosci di più? Eva e in parte Willy. Ma veramente un po' con tutti, perché tutti hanno parti mie e loro mescolate. Eva comunque è quella che sento più vicina, perché è quella che accetta di più il suo ambiente e dunque la meno alienata. Willy è all'opposto il più alienato. Ma nessuno dei personaggi, ripeto, è basato solo su di me. Mentre Permanent Vocation è un film di esterni, Strangers è un film quasi claustrofobico. Perché? Semplicemente, perché il tema di Permanent Vacation è la ricerca personale di un'identità. Il protagonista è uno che si sposta di continuo, a cui succedono cose casuali che però determinano le sue decisioni. La città diventa una specie di scenario/sfondo per le sue decisioni. Strangers è invece strutturato intorno a tre situazioni corrispondenti ai tre personaggi. Il film ruota attorno alle modalità di relazione tra loro, alle loro interazioni. Permanent Vacation ha per protagonista un personaggio che interagisce con l'intero ambiente. In Strangers mi è sembrato appropriato tenere i tre protagonisti chiusi in vari interni, per obbligarli a confrontarsi e a reagire tra loro. Entrambi i tuoi film finiscono con un 'uscita verso l'Europa, Parigi o l'Ungheria... Mi piace chiudere su un finale aperto. L'idea che le storie finiscano con personaggi costretti ad andare in un posto nuovo, per scelta o per incidente, corrisponde a questo mio gusto. Non voglio essere troppo filosofico a proposito del significato che questo gusto ha per me. Diciamo che è un modo di permettere ai personaggi di avere opzioni e al pubblico di immaginare cosa potrebbe succedere per estensione a film concluso. Quindi non si tratta di una fuga o di una via d'uscita? C'è la possibilità di fuga. Ma è contraddittoria, perché i personaggi, comunque e ovunque vadano, non possono sfuggire a se stessi. In Strangers si trattava in ogni caso di uno scherzo, di una specie di beffa. All'inizio del film il protagonista non lascia neppure che Eva parli in ungherese e alla fine lei lo spedisce nel posto da cui lui cercava di tenersi lontano a tutti i costi. Diciamo che entrambi i film contengono l'idea/possibilità della fuga e la negano, perché in realtà non si può fuggire a meno di cambiare. Andare in un posto nuovo senza cambiare personalità è come non muoversi. Che relazione hai con New York? La amo, anche se non so spiegare perchr È la città americana che preferisco,
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