~ _,;~ ,. { . . . ,, Una scena da Strangers than Paradise. no coproduzioni europee. Con Hollywood faremo un contratto di prevendita legato esclusivamente alla distribuzione. Non voglio nessun controllo sulla produzione. Chè rapporto hai con Hollywood e lo studio-system? Non ho alcuna relazione con Hollywood. La casa di distribuzione di cui ti parlavo, con cui siamo in trattative per la circolazione dei nuovi film, è piccola e onesta e accetta l'idea di curare soltanto gli aspetti di marketing del nostro lavoro e di rispettarne la natura e le caratteristiche. Sono molto coscienti e lenti, non spingono i prodotti a rischio di snaturarli e nuocergli. Per quel che riguarda il mio lavoro in senso stretto, non desidero lavorare con chi mi dia indicazioni di montaggio o altro. Cosa pensi degli indipendenti che stanno lavorando attualmente con gli Studios? Penso che ognuno deve fare le scelte che meglio gli permettono di seguire le proprie idee. C'è chi ama il cinema commerciale e si sente più comodo con un budget alto. Io non sono così, ma non mi sento di criticare gli altri. Comunque considero triste in generale che si accetti il controllo sulle proprie idee. Ci sono film e film e produzioni e produzioni. L'importante è essere onesti con se stessi. Finché lo si può essere lavorando in uno Studio, O.K. Ma se si lavora solo per denaro e se qualsiasi idea, magari buona, si trasforma solo in prodotto da vendere, se si perde di conseguenza in originalità e forza, io personalmente non mi sento affatto interessato e motivato. Qual è il tuo obiettivo nel fare cinema? Fare film onesti, con personaggi in cui si crede, e raccontare storie semplici in modi non elaborati e che non richiedano effetti speciali. I miei film non hanno bisogno di grossi budget. A me piace lavorare a film che includano elementi del cinema europeo, giapponese, della letteratura, ma anche del cinema hollywoodiano e della cultura americana. Ma voglio incorporare queste diverse influenze senza essere imprigionato in cose commerciali o inchiodato a essere underground. Non voglio essere né commerciale né oscuro. Mi interessa la posizione intermedia, anche se non so se esiste davvero. Dicevi che i tuoi nuovi film li girerai a New York? Sì, entrambi parzialmente a New York. Poi vorrei girare un film in Europa, magari un film di spostamenti, di viaggio. Dai tuoi film risulta chiara lafascinazione che l'Europa esercita su di te. Hai scelto per esempio un 'estetica che è più europea che americana, eppure i tuoi film sono molto americani ... I film più belli e più forti che ho visto negli ultimi vent'anni erano invariabilmente non americani. Ho amato giusto Scorsese e Cassavetes. Ma per il resto dal cinema americano non mi è venuta alcuna ispirazione. Una spiegazione parziale potrebbe essere questa: negli Stati Uniti la produzione televisiva ha ridotto la possibilità di elaborare un linguaggio filmico originale. Tutto è stato appiattito a una certa formula. Prendiamo Spielberg e Lucas per esempio, la loro estetica viene direttamente dalla TV. L'hanno semplicemente trasferita nel cinema. In Europa non è andata così. Sono stati inventati nuovi linguaggi e nuovi usi della struttura narrativa nel cinema. Tra i nomi a cui penso·:Antonioni, il primo Pasolini, il primo Bertolucci, Raul Ruiz, Rivette, Straub, Marguerite Duras. Il mio rapporto d'amore con la cultura americana è mediato più che dall'ispirazione dal fatto che è disposable, maneggevole, niente è inteso per durare a lungo e tutto si può usare e lasciare. Sono cresciuto in questa cultura e ci sto a mio agio, ma l'energia non mi viene da qui. Mi sento del resto completamente americano e non mi va di nasconderlo. Detesto la figura dell'espatriato, non potrei mai, per esempio, trasferirmi in Europa, se non per un periodo. Diciamo che quello che mi piace è soltanto portare le influenze europee nel mio lavoro. E il cinema giapponese? Amo Ozu e Mizoguchi. Quest'ultimo in particolare per i temi che tratta e per gli straordinari personaggi femminili che crea. Mi piacciono i classici giapponesi e mi è capitato di far ridere i giovani registi giapponesi, dichiarando questa mia preferenza. Mi piacciono molto anche Oshima e Terijama. Quando parli di cinema giapponese, ti riferisci per lo più ai temi, ai personaggi, alle strutture narrative o anche agli aspetti tecnici e stilistici? Sono interessato al cinema narrativo, quindi gli elementi principali per me sono i personaggi, la storia, la recitazione. Voler fare un film narrativo, significa imparare a dirigere con grande attenzione gli attori. In America questo è del tutto perso, sia nel cinema commerciale che in quello indipendente. Nessuno presta più 65
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